Dexter: New Blood, fine del passeggero oscuro

14 Gennaio 2022 di Stefano Olivari

A Dexter: New Blood non potevamo chiedere nulla di più. La serie appena finita di vedere su Sky Atlantic non ha deluso, e pur lasciando aperto uno spiraglio per un seguito ha chiuso un cerchio sia come narrazione sia come senso dato a tutta l’attività di Dexter, inteso come protagonista (Michael C. Hall l’attore). Quindi rimane la domanda: si è trattato della nona stagione di Dexter o della prima di Dexter: New Blood? Secondo noi della nona stagione di Dexter, dopo la chiusura tirata via dell’ottava ed otto anni di stop.

Anche ad Iron Lake, immaginario paesino nello stato di New York e diverso in tutto dalla Miami delle altre stagioni, Dexter pur con una nuova identità (Jim Lindsay) ed un lavoro al di fuori della polizia, commesso in un negozio di armi, non rinuncia alla caccia ai criminali che la fanno franca, anche se adesso tutto ha assunto un significato più personale che etico. Perché Dexter è stato raggiunto dal figlio adolescente Harrison, ed in lui, fra mille incomprensioni, è convinto di rivedere segni del ‘passeggero oscuro’ apparso già nella sua, di adolescenza.

Fin dalla prima puntata di Dexter: New Blood era evidente che qualche altro cattivo sarebbe finito sul tavolo circondato dal cellophane e dalle foto delle vittime: nemmeno ad Iron Lake manca il serial killer del paese (un classico americano, come una volta da noi era il figlio del prete), quindi per Dexter-Jim togliersi la ruggine non è difficile. Commentare senza spoiler è comunque molto difficile, anche perché i colpi di scena sono davvero tanti e Dexter commette molti più errori tecnici del solito, rendendo difficile il rispetto della prima regola del codice di Harry, “Non farti beccare”. Anche se poi di regole di Harry non ne viene rispettata un’altra, anch’essa fondamentale, cioè fare male solo a chi lo merita.

In definitiva questa nona stagione ci è piaciuta, perché Dexter è stanco di se stesso e le cose che gli dice il Super-Io Debra ormai se le direbbe anche da solo. Di culto la parte in cui, dopo avergli visto spezzare un braccio ad un coetaneo, cerca di fare di Harrison quasi un proprio clone, ed emozionante quando riesce a strapparlo al pericolo rappresentato da Kurt Caldwell, anche lui con infanzia triste. Perché tutti hanno nel loro passato almeno una grande ferita: anche Angela, la splendida Julia Jones, l’unica persona che Dexter non riesce ad ingannare in tanti anni.

Bella e senza caricature l’ambientazione provinciale, giusti i tanti richiami al passato, in alcune puntate addirittura con la presenza di Batista, ma anche al presente: peccato che la podcaster Molly non abbia avuto più spazio (non l’hanno lasciata lavorare, diciamo). Una parte di noi spera che Dexter finisca qui ed è probabile che sia così. Grande serie, nella nostra top ten di sempre.

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