Quelli del piano Kalergi

17 Ottobre 2013 di Stefano Olivari

Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, per simpatizzanti e antipatizzanti in arte Kalergi, viene spesso evocato su Indiscreto (attraverso il cosiddetto ‘Piano Kalergi’) in mezzo a discussioni su vari argomenti: Europa, immigrazione, sovranità nazionale, governo delle elìte, finanza più o meno massonica, cattolica, ebraica, eccetera. Il rischio di parlarne in un post è alto, più di quello che ha Prandelli di beccarsi al Mondiale Brasile o Spagna nel girone: dal tenore di alcuni commenti capirete il perché. La premessa è che il nostro discorso è basato sulla lettura, in tempi nemmeno lontani, di alcuni libri fondamentali di Kalergi: PanEuropa (ne esiste anche una versione italiana), An idea conquers the world e The totalitarian state against man. Sono fra i pochi tradotti in inglese sui circa trenta esistenti, mentre non conoscendo nemmeno dieci parole di tedesco non possiamo dire la nostra sul citatissimo Praktischer Idealismus, Citatissimo e maledetto, fisicamente introvabile (almeno, noi non l’abbiamo trovato) anche in quei circuiti di studiosi o di fanatici che per altri libri proibiti una soluzione te la trovano sempre e ormai diffuso solo tramite pdf  (chi conosce la lingua è pregato di darci la sua opinione di prima mano, senza passare da siti estremisti).

Domanda non strampalata: ma chi è questo Kalergi? Le note biografiche sono facilmente rintracciabili ovunque: politico, scrittore, ideologo, frequentatore di potenti, ma soprattutto cosmopolita dentro e fuori. Per motivi familiari, figlio di un nobile boemo (in piena fase finale dell’Impero austro-ungarico) e di una giapponese, diventato cecoslovacco prima e francese poi, ma anche meramente ideologici. Fin dagli anni Venti del Nocevento ha la fissa dell’Europa unita e il suo pensiero nei decenni a venire condizionerà molti politici che la Comunita Europea (non diciamo l’Europa unita) la creeranno davvero, da Adenauer a Schuman. Veniamo al punto, cioè al piano Kalergi. Un progetto secondo il quale, per vari commentatori di estrema destra, si sarebbe dovuti arrivare alla distruzione delle identità nazionali e culturali, oltre che delle razze (diciamo pure della razza), per far governare l’Europa a non meglio precisate elìte. Visto dai suoi critici da sinistra Kalergi è invece (semplifichiamo) una specie di intrallazzatore di alto livello con l’obbiettivo di consegnare l’Europa all’egemonia culturale, politica ed economica degli Stati Uniti.

Parafrasando un fortunato titolo (su Adorno) di Tito Perlini, nostro prof di storia recentemente scomparso, cosa ha veramente detto Kalergi? Stando alle opere principali, quelle conosciute in tutto il mondo, ha teorizzato l’eliminazione delle nazioni (la sua analisi, solo apparentemente datata, si dilunga sul ruolo di Francia e Germania negli equilibri europei) attraverso una graduale cessione di sovranità ad una entità superiore europea, unita culturalmente ed economicamente. Quella che noi oggi chiamiamo Unione Europea, creata nelle sue forme originarie da conoscenti e in molti casi amici di Kalergi (anche De Gasperi). Insomma, nel Kalertgi mainstream (si fa per dire, il suo nome è raramente citato sui grandi media e per questo viene da pensare male) non c’è traccia di africani e asiatici di cui favorire l’arrivo in Europa per fargli inquinare la razza e poter poi far dominare il prodotto da un ristretto circolo di illuminati. Non come progetto, almeno. Anche se la visione, con i toni dell’auspicio, è che l’Europa sarà cambiata proprio dalla fusione delle razze e dalla creazione di una razza nuova. Ce n’è abbastanza per soddisfare i palati sia di nazifascisti-complottisti che di sinistroidi odiatori della propria identità. Queste righe vorrebbero essere una specie di introduzione. testi alla mano torneremo in prossimi articoli su Kalergi e sulla sua idea elitaria della politica, per certi versi affascinante e per altri (noi siamo fra questi) profondamente e classisticamente antidemocratica. Il nostro futuro, per non dire la nostra fine (mentre staremo sbavando davanti a Devious Maids, ovviamente: eccoli, gli Stati Uniti), passa da qui.

Twitter @StefanoOlivari

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