Dalla Russia senza amore

21 Febbraio 2020 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla Milano dietro le quinte, le sfilate, la ricchezza, il cemento al posto degli alberi, per scoprire il Rapuz da asporto che scopre favelas dietro a grandi cespugli, camper dell’amore per pochi euro mentre si gode la febbre Atalanta nel San Siro da salvare, ritoccare, mai abbattere. La grande città europea, l’unica, forse, in Italia, con i suoi trucchi, le sue vere eccellenze, ma anche con l’ipocrisia che nasconde i peccati del momento.

Mentre la gente ride guardando il balletto isterico di chi è pagato per fare politica, tutti a parlare nel nome del popolo, ma tutti assenti quando la gente resta senza lavoro, spesso solo per il profitto degli azionisti. Malesseri. Stupirsi per quello che accade in Germania è proprio da farisei.

Così come sembra strano tutto quello che cola dal calcio, non soltanto quello a cinque, non soltanto in area Balotelli con l’avvocato della querelante per stupro che non le promette giustizia, ma soltanto una bella visita all’autosalone per comprarsi due Ferrari da chiamare Mario, invece  che Dino.

Secolo delle bufale pilotate per spaventare,  rovinare. Purtroppo non sono bufale quelle sulla crisi dell’Armani, forse, invece, sono esagerate le lodi per Azzurra Fremebonda in maschera nei giorni del carnevale. Dalla Russia senza amore. Misteri della grande casa dove un tempo tutto era blindato e mai avrebbero messo la maglia della Nazionale a gente come quella vista a Napoli per il povero Bazarevich.

No, non sputiamo su una partita giocata alla garibaldina, con tanta faccia tosta, Sacchetti la chiama personalità, perché dopo aver visto l’Armani sembrava davvero di essere tornati al parco divertimenti che ti fa apprezzare il basket anche senza andare dietro ai soliti imbonitori, quelli che squittiscono per le gare di tiro a segno, per gli schiacciatori con mantello da supercazzola, quelli che vedevano oro dove c’era soltanto buona volontà nel mare grande delle partite non preparabili, fra giocatori di seconda, terza fascia.

Nel ballatoio sportivo, dove le liti fra Renzi e chi non lo regge più da tempo sembrano giochi da  ragazzi che si portano a casa il pallone mentre intorno dovrebbe soffiare la bufera, lo scontro insanabile FIBA-ULEB, mondo contro eurolega che ha giocato d’anticipo sull’avidità dei direttori generali, cosa che il calcio invidia e vorrebbe fare, ha portato in campo nello stesso giorno la Nazionale e la società che rappresenta il nostro basket nella massima manifestazione europea per club. Autocanestro con tabellone in frantumi. Ma quelli se ne fregano.

Forse Milano doveva avvertire, magari spostare di un giorno la sfida con il Khimki, ma valli a capire questi nuovi rivoluzionari che vorrebbero anche una Lega nova perché il desiderio del basket in chiaro sembra più forte di tutto il resto. Certo se mandi in chiaro partite come le ultime della squadra di Messina allora c’è poco da vendere e molto da lavorare. Cercare uomini del calcio o dell’automobilismo, avendo lasciato alla pallavolo il migliore che aveva il basket, sa tanto di scialuppa per naufraghi senza volto e personalità. A loro piace, vedremo cosa riusciranno a fare e siamo sicuri che se il 26 dovessero scegliere Gandini e Domenicali si troveranno davanti due davvero di qualità che dopo una settimana li manderanno tutti all’asilo per imparare cose mai capite nel tempo.

Napoli che canta con Azzurra, si gode facce davvero nuove, divertendosi anche. Meglio così e siamo contenti per Sacchetti che altrimenti sarebbe finito nella stessa pentola di Ettore Messina che, ci mancherebbe altro, si considera il primo responsabile per queste percentuali d’attacco dei balbettanti ometti in maglia Armani. Al Barbuto, vecchio amato collega che ha meritato un palazzo che Milano nega persino a Rubini, abbiamo visto che dietro alla vetrina forse c’è qualcosa di più delle solite bambole. Al Forum in troppi si sono chiesti che tipo di uomini sono stati arruolati nella stagione in cui la società veniva rifondata, riportando al centro del villaggio persino i sentimenti negati dal bullismo precedente.

Ora che i play off dell’eurolega sembrano più difficili da raggiungere, il record negativo fa paura, un brivido, come del resto la solita coppa Italia, ci si domanda chi siano davvero questi giocatori: i nuovi presi da Messina e Stavropoulos, gli ereditati, quelli lasciati in eredità da chi pensava al gioco in maniera opposta a quella del nuovo sceriffo.

Nel bilancio c’è un grande zero scarabocchio: Mack e White liquidati per non essere mai entrati in sintonia. Moraschini stava crescendo, ma poi infortuni, vicende tristi della vita come la morte del padre, lo hanno fermato. Rodriguez bravissimo, ma solista anche se regala qualche assist: in generale tiene la palla sempre in mano lui. Scola un gigante, ma, accidenti,  il tempo è contro di lui. Sykes non è un regista, ma un pitbull che si trova sperduto nel recinto dei finti leoni. Crawford deve aver fatto allenamenti pessimi se contro i russi ha giocato soltanto 3 minuti dopo due tiracci. Roll generoso, ma di medio livello.

Volendo cambiare volto alla difesa Messina ha preso  gente che dice alla mamma di aver messo la maglia di lana, ma poi se ne va in giro mezza nuda. Sugli ereditati doveva certo sapere che Micov, il migliore in tanti aspetti del gioco, un professore, non è un mastino, che Della Valle ogni tanto tira bene, ma dietro  sembra una falena che sbatte ovunque. Gudaitis occupa spazio, ma soltanto nel suo cilindro, cosa gira intorno non lo prende mai. Tarczewski è cresciuto tanto, ma le sue mani non garantiscono mai  una presa. Brooks è sperduto nei giardini di Assago come del resto Burns. Su Cinciarini nei secoli fedele si può sempre contare, ma fino a certi livelli.

Dietro le sfilate, i vestiti eleganti, il poco che sanno offrire uomini pronti a tutto, ma soltanto per la prensa, come diceva quell’allenatore fantasioso di Carniglia quando parlava con i giornalisti, facendo capire che ne pensava il male possibile. Pagelle per la l’Armani avvelenata da Shved e dal Jerebko che abbiamo visto a Biella prima della NBA.

DELLA VALLE 6: segna e si sbatte, ma va anche a sbattere.

MICOV 6.5: nel suo mondo crea, in quello degli altri subisce.

GUDAITIS e SYKES 5: fantasmini.

RODRIGUEZ 6: il suo baloncesto, ma soltanto il suo.

TARCZEWSKI e CINCIARINI 5.5: generosi, ma sempre incompleti come del resto troppe giocate dell’Armani.

ROLL 5: impalpabile mastino.

BROOKS 4: non si sente, non si vede, non partecipa.

MESSINA 4.5 come a CRAWFORD che, però, avrebbe avuto diritto almeno alla controprova.

Pagelle di AZZURRA con 9 a BRUNAMONTI che illumina il mondo dei dannati di una Nazionale amata da pochissimi, non certo dai dirigenti della Lega.

RICCI-VITALI-SPISSU 7: il meglio che potessero dare.

FONTECCHIO 6.5: cresce, speriamo.

TESSITORI 6.5: sa darle e prenderle.

RUZZIER 6: energia, ma anche tanto fumo.

SPAGNOLO 6: anche 7 considerando età ed esordio, ma meglio andare cauti.

BALDI ROSSI 6: belle giocate, qualche minchiata come al solito.

SACCHETTI 6.5: prende il meglio da quello che passa il convento e forse avrebbe dovuto dare qualche minuto in più a Tambone, mentre con Bortolani ha scelto la strada dell’ingresso morbido.

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