Dalla e la vita nel 1980

1 Settembre 2020 di Paolo Morati

Qual è il disco più bello di Lucio Dalla? Difficile rispondere, anche se l’album Dalla del 1980 – degna conclusione di un ipotetico trittico perfetto avviato con Come è profondo il mare e proseguito con il successivo Lucio Dalla (qui la nostra preferita Anna e Marco, anche se il disco è notissimo per L’anno che verrà) – può essere tranquillamente inserito in un possibile podio.

Aperto dalla clamorosa Balla balla ballerino (“Balla non aver paura se la notte è fredda e scura, non pensare alla pistola che hai puntato contro”) per quasi sei minuti di musica fiammeggiante, Dalla – nono album dell’autore – include fantastici esercizi musicali e racconti di vita vissuta (“Anch’io quante volte da bambino ho chiesto aiuto, quante volte da solo mi sono perduto, quante volte ho pianto e sono caduto, guardando le stelle ho chiesto di capire, come entrare nel mondo dei grandi senza paura, paura di morire” nella intensa Il parco della luna).

Celebri pezzi di questo, il più venduto di quell’anno in Italia, disco sono anche La sera dei miracoli (“È la notte dei miracoli fai attenzione, qualcuno nei vicoli di Roma ha scritto una canzone”), Futura (“E chissà come sarà lui domani, su quali strade camminerà, cosa avrà nelle sue mani, le sue mani”) e Cara (“debbo stare attento a non cadere nel vino o finir dentro ai tuoi occhi se mi vieni più vicino”), tre storie da leggere anche senza sottofondo perché le canzoni di Dalla sono come dei brevi racconti.

E poi c’è tutta la musicalità di Lucio Dalla che tra i solchi del vinile dell’epoca si scatena in Mambo e in Meri Luis dove descrive e fa riflettere (“Questa vita che passa accanto e con le mani ti saluta e fa bye bye”). Fino a Siamo dei che oggi, ancor più adesso che è volato via, porta a un’ultima e doverosa riflessione, scrutando con gli occhi rivolti verso l’alto e al di sotto di un berretto come lui in copertina (“…tanto un giorno dovrà finire, e poi, all’eterno ci ho già pensato è eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto dalla gente che ho amato…”).

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