Da Tanjevic a Lippi

13 Maggio 2019 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra i cervi nobili delle montagne rocciose per dimenticare le cittadelle dell’intolleranza, per sapere da questi nobili animali se anche loro hanno cambiato canale quando nei giri finali del gran premio di Barcellona della Formula uno il regista voleva farci credere che la battaglia per il decimo posto valesse il prezzo dell’abbonamento.

Un po’ come il calcio truffato che si scanna per coppe dove poi a vincere sono gli altri e non vale come difesa, per chi va  a spasso con i peggiori, che il calcio della Premier ha successo, ma le squadre in finale, le migliori, sono allenate da stranieri. Per ridere cominciano come nelle barzellette.

C’erano un tedesco (Liverpool), un argentino (Tottenham), un italiano, il Sarri fumante sbeffeggiato dal suo antico padrone a mani vuote e inviso persino  a chi lo paga oggi (Chelsea) e uno spagnolo (Arsenal) meno bravo forse dello spagnolo Guardiola che ha vinto col City il campionato. Contenti loro che si azzuffano dando anche trenta pagine alle peripatetiche della serie A in fregola che sono pronte quasi tutte a cambiare timoniere. I circences se ne fottono di chi li allenerà perché il primo a pagare è sempre l’allenatore, anche se i suoi professionisti si comportano come elefantini in cristalleria. Loro hanno sempre un privè che li aspetta, un tavolo in discoteca come i bambocci dei ricchi che poi i genitori scoprono annoiati, se va bene.

Ci si accontenta di veder sbocciare un talento tennistico come il piccolo genio altoatesino Sinner, ci si abbraccia per le staffette che andranno al mondiale e per il bronzo della 4X400 multietnica sulle piste giapponesi, manifestazione da poche righe per chi ci misura il tempo di lettura di articolesse fatte per stuzzicare, mai per insegnare o chiarire. Contenti loro, in molti, hanno giurato, non vivono senza certi giornali. Quindi perché stupirsi e poi attenti ai bracconieri. Nel ciclismo sta andando forte l’ex saltatore con gli sci Roglic, sloveno. Avanti col dubbio. Può essere. Cosa servono allora tutti questi controlli se non si è mai sicuri di niente, come direbbero alla Ferrari dopo che il giornale col misurometro ci aveva garantito che quest’anno per le  Mercedes sarebbe stata dura? Un po’ come quelli del calcio che in estate avvisavano la Juventus della “spietata” concorrenza. Infatti. Contenti loro.

La stessa cosa avremmo potuto dire se fossimo andati  alle premiazioni per la stagione del basket. Voti popolari, accidenti. Tutti felici. Cominciando dai padroni, anche quelli che non negano una tartina a nessuno, sono più difficili da capire quando devono pagare stipendi. Lega slegata e federazione gabbata. Deve esserci confusione nel villaggio se tutti accettano che la commissione di controllo intervenga a piedi uniti sulla classifica ad una giornata dalla fine. Risultati del campo rivisti dal ragioniere: Pistoia, pessima, resta in A; Torino, decente sul campo, orribile fuori, retrocessa non si sa dove.

A Roma, si sa, fibrillano pensando al Mondiale allargato, hanno persino convinto Lippi che potrebbe  dire parole confortanti quando la Nazionale si radunerà in Trentino. Il resto lo liquidano col ghiaccio nel bicchiere come è avvenuto per le dimissioni di Boscia Tanjevic che ufficialmente sono state date per motivi famigliari. Può essere. Con il tempo tutto cambia, cantava meravigliosamente quella di Habemus Papam, anche se si deve dubitare molto in questi giorni, quelli in cui abbiamo davvero un Pontefice che sta dalla parte dei poveri, dei deboli e per questo attaccato dai truci dell’ora ics che aspettano l’uscita dall’Europa per starnazzare più liberi.

Certo lascia perplessi il modo. Persino il nome dei sostituti, con tutto il rispetto per la loro vita professionale e sportiva, perché né Capobianco e tantomeno prezzemolo Mattioli ci sembrano così autorevoli per convincere  a cambiare davvero un mondo soffocato dall’ego e dall’euro. Certo il momento è difficile, reclutare costa fatica, insegnare poi. Meglio liberi tutti. Quel Tanjevic cosa vuole da noi? Si goda la sua squadra d’oro in Europa del 1999 entrata, motu presidenziale, scavalcando tutti, nella casetta italiana della gloria. Contenti loro che intanto si alzano in piedi per applaudire il capo del nuovo  governo  per Sport e Salute, mah, convinti che farà benissimo, anche prima che faccia davvero qualcosa. Forse è così, ma allora perché  tanti sorrisi e pacche sulle spalle, con pugnaletto nel calzino, per quelli che c’erano prima e a cui è stato lasciato l’osso della distribuzione fondi, l’unica cosa a cui tutti sono davvero interessati? Per sviluppo, scuole, lavoro sul campo vedremo. Aveva proprio ragione Velasco quando cercava di far capire cosa deve essere uno che guida altri uomini, meglio se campioni: ”I vincenti trovano soluzioni. I perdenti cercano alibi”.

Adesso anche Julio si è seduto sul fiume a meditare, un po’ come farà Tanjevic. Come è stato costretto per anni l’Arnaldo Taurisano accompagnato dai suoi campioni nell’ultimo viaggio. Certo deve essere stato interessante per Barba Tau cominciare il nuovo viaggio incontrando Gianni de Michelis sulla nuvola a guardare i campi dove si ricordavano con un minuto di silenzio un grande allenatore ed un presidente di Lega che lasciò sbalordita l’assemblea portando dollaroni RAI e spiegando in dieci minuti quello che si doveva fare e che gli altri non erano riusciti a pensare per anni.

Chiusura pensando al basket, ai perfidi arbitri di Bologna che prolungavano la notte dell’attesa per un tabellone che alla fine è davvero una sorpresa. Si parte in piena finale di eurolega. Già. Ma noi non ci siamo con la nostra ricca e bella Milano e allora checcefrega. Avanti con le brevi, qui si fa un altro sport e dispiace che nell’ultima retata siano finiti in manette Caja con Varese e Brienza con Cantù, lasciando soltanto Milano e Cremona a difendere la lega lombarda dopo l’anno sbagliato di Brescia. Caja ha fatto cose importanti con una squadretta. Brienza ha raccolto i cocci dell’acciaieria e si è inventato  una squadra quasi vera. Meritano un applauso.

La stessa cosa per il  De Cesare di Avellino, rimasta senza gas per troppo tempo, che alla fine esce vittorioso nella domenica dove poteva sprofondare: promosso in C con la squadra di calcio che, secondo molti lo aveva distratto dal basket, ottavo posto nei play off per una sfida impossibile contro Milano anche se dalla cuccia sul Naviglio fanno sapere di temere i lupi, perché li considerano squadra tosta. Ah sì. Ma alla vigilia erano presi persino in giro. Va beh. Contenti loro.

Avanti con i voti e i vuoti a perdere dopo 30 giornate.

10 A BUSCAGLIA, LONGHI, TRENTO: 11 vittorie nel girone di ritorno. Un’altra impresa e Venezia farà bene a temerli, questi pirati.

9 Alla SASSARI della 17esima vittoria consecutiva, vero capolavoro gestionale di una bella società, di un allenatore che forse non ha ancora finito di stupirci e Brindisi è l’avversaria giusta per scoprire tutta la verità sulla squadra italiana che insieme alla Virtus ci ha fatto sentire persino protagonisti nell’Europa, pazienza se era quella minore.

8 Al MAFFEZZOLI uscito dalle trappole di una stagione balorda portando Avellino nel play off proibito contro Milano. Un’impresa inaspettata, un premio per i pochi giocatori che ci hanno creduto lavorando sul serio.

7 A DALMASSON e TRIESTE che nella bora degli arresti, nella confusione, hanno trovato un porto di quiete nei play off. Capolavoro per una neopromossa, anche se si è messa qualche peso superfluo ai piedi, e Cremona non avrà vita facile, soprattutto se avrà svanimenti come a  Reggio Emilia.

6 A Matteo BONICIOLLI per la sincerità, il coraggio, per essere uscito rispettando soprattutto Cedro GALLI che aveva sostituito alla guida di una ciurma che dovrebbe stare ai ferri, altro che in serie A. Speriamo abbia maggior fortuna dove andrà.

5 A Mike D’ANTONI, auguri per il suo compleanno, per averci tolto l’ultimo aggancio italiano con i playoff della NBA. Houston in mano  ad Harden non ci ha mai convinto e Golden State anche senza Durant più forte. In generale questo basket del piano di sopra sembra davvero prigioniero di talenti smisurati che fanno cassa e difficilmente fanno squadra.

4 Alla VIRTUS BOLOGNA che merita spumante ed incenso per la sua coppa, ma pane ed acqua per come ha buttato via una stagione dove poteva essere nei playoff. Djordjevic arrivato tardi? Sarebbe ingiusto dirlo, pensando a Sacripanti, ma certo la svolta del grande serbo-milanese è stata importante.

3 A REGGIO EMILIA dove si sono congedati con classe, ricordando anche Cagnardi, se si faranno prendere dal panico. Hanno sempre avuto buone idee, uno stupendo vivaio. Devono soltanto crederci ancora.

2 A PISTOIA e PESARO per come hanno finito una stagione iniziata nell’inimicizia e nell’insicurezza. Speriamo che la salvezza, forse non proprio meritata,  cambi  tutto in società dove prima di litigare dovrebbero versare.

1 A TORINO per  come sono finite le cose, per questa questua che ha trovato soltanto porte e borse chiuse. Una beffa per il basket perdere  una delle poche città con due Palazzi decenti per uno sport moderno. Contenti loro.

0 Alla FIP per il suo comunicato gelido sulle dimissioni di Tanjevic, per non aver obbligato la Lega ad essere severa con i suoi associati molto prima di questo finale da circo degli oppressi.

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