Da Ramelli a Ritter, il partito della non nazione

29 Aprile 2015 di Stefano Olivari

Il recente incendio della libreria Ritter ci ha molto colpito, non tanto perché la conosciamo da lettori di testi altrove introvabili o perché da editori vi abbiamo venduto moltissime copie del nostro Il Teppista (Ritter è conosciuta come libreria di destra, ma ha in realtà anche altre specializzazioni: una di queste è il mondo ultras), ma per l’assenza quasi totale di messaggi di solidarietà da parte dei professionisti della politica. Non diciamo quella sentita, ma quella solidarietà di circostanza che non si nega a nessuno e meno che mai alle librerie, quando subiscono danni o più spesso falliscono. I libri non si bruciano, no al pensiero unico, Fahrenheit 451, eccetera: quante volte abbiamo ascoltato questa litanìa dal Gad Lerner di turno? Eppure per una libreria indipendente e autofinanziata nulla, se non una generica condanna di Pisapia, che pure un certo clima degli anni Settanta lo ha vissuto, contro tutte le violenze. Come dire che siamo contro la fame nel mondo o le guerre… Il caso vuole che oggi siano 40 anni dalla morte di Sergio Ramelli, diciottenne del Fronte della Gioventù, morto in ospedale dopo un mese e mezzo di coma, in seguito a un pestaggio subìto sotto casa da ragazzi militanti o simpatizzanti di Avanguardia Operaia. Uno dei pochi delitti di quegli anni ad avere avuto una spiegazione giudiziaria senza retroscena strani, servizi deviati, personaggi misteriosi, eccetera. Normale, per l’epoca, assalto a uno che la pensava diversamente (se a Roma c’era un certo equilibrio di forze, parlando di militanti, a Milano il rapporto era di 10 a 1 in favore della sinistra), portato da persone normali e che dopo il carcere avrebbero avuto vite normali (alcuni sono diventati professionisti affermati, primari ospedalieri e purtroppo anche giornalisti). Cosa vogliamo dire, da antifascisti e anticomunisti (onore all’Ucraina, che ha messo fuorilegge simboli ed apologia di entrambi i mondi) ben lontani da giorni della memoria e sfilate? Che l’assenza di rappresentanza politica, sottintesa al nostro sistema elettorale attuale e soprattutto all’Italicum, di molte parti della società, riporterà facilmente a quel clima. Il partito della nazione, fra l’altro teorizzato anche in molti libri venduti da Ritter (insieme ad altri decisamente più intelligenti e profondi), è una cagata pazzesca e aprirà la strada ad anni di violenza. Se non lo capiamo noi ex concorrenti di quiz di Canale 5 allora non lo può capire nessuno. I sessantenni che rimpiangono quegli anni invece si stanno fregando le mani: no Expo, no Giochi Olimpici, no tutto.

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