Costellazione Img

25 Agosto 2007 di Paolo Pemulis

Cari lettori della Settimana Sportiva, anche in questa occasione vorrei affidarmi alla statistica per indicare uno dei pronostici più delicati: la favorita del singolare dello US Open. Faccio una breve premessa: il tabellone è maledettamente inquietante. E’ assurdo, lo so, ma sono arrivato a pensare che l’influenza astrale esercitata dalla “costellazione Img” possa esser giunta fino alla composizione del tabellone principale, spianando la strada alla detentrice del titolo Maria Sharapova. Scherzi a parte, l’urna del sorteggio è stata crudele da una parte e misericordiosa dall’altra. Due pesi e due misure del destino. Non ho mai visto un tabellone di uno Slam così tanto sproporzionato tra parte alta e parte bassa, sia in termini di valori tecnici in assoluto che di condizioni di forma delle giocatrici.
La parte alta annovera: le tre vincitrici degli Slam finora disputati nel 2007 (Serena, JuJu e Venus), le due serbe d’assalto (Jelena a Ana) e due francesi da non sottovalutare – come Tatiana (che sta ritrovando il suo tennis dopo i problemi alla caviglia) e Marion (scherzata un po’ troppo dalla stampa negli ultimi tempi, a papà Walter i tanti articolacci ironici sulla pinguedine della figlia non sono piaciuti affatto). Con tutto questo ben-di-dio di field, gli abbinamenti sono atroci, ma questo lo sapete già: Justine vs Tatiana e Venus vs Ivanovic agli ottavi; possibili anche il nuovo duello tra Serbe e il clash Serena e Justine nei Quarti. Solo una la spunterà ed è facile che chi approderà in finale vi arrivi cotta, dai tie-break, dai match chiusi al terzo, da sfide altalenanti caratterizzate da innumerevoli scambi di break.
La parte bassa è una so called cakewalk per Maria Sharapova. La più in forma del quarto della russa-americana è Francesca Schiavone. Ho detto tutto. Senza nulla togliere a Franci – le auguro di raggiungere i quarti come nel 2003 – la milanese non ha il tennis per fermare Maria. Pare che Annina Chakvetadze non stia troppo bene (roba virale, si parla di un virus contratto tra Stanford e San Diego), ma anche nelle migliori condizioni non è mai stata in grado di impensierire seriamente Maria (la teme, quando gioca contro di lei è molto tesa), perdendo 5 sfide su 5 (non considero il walkover di Mosca 2006). La Vaidisova? Mononucleosi. La Peer: crisi di gioco e d’identità, dalla quale sta lentamente uscendo, ma per l’israeliana vale lo stesso discorso fatto per Anna C. Per non parlare dell’altro quarto della parte bassa, dove figurano: la robotica underdog Nadia Petrova; Hantuchova che non vince più una partita da un po’; Hingis? Ma gioca? Non si ritira?; l’unica competitiva sulla carta è Sveta, ma Sveta un diesel, ci mette un po’ ad entrare in palla, a Toronto era visibilmente imbolsita e lenta e a New Haven ha rischiato di perdere da Aga (la Radwanska).
Il mio pronostico? Un rematch della finale del 2006, con esito opposto. Il buon esito della previsione è – letteralmente – nelle mani del fisioterapista di Justine. The physio (come lo chiamano nel circuito) dovrà compiere miracoli sulla spalla della belga dopo ogni partita. La prima settimana sarà di relativo riposo, ma dagli ottavi in poi sarà una miriade di sedute di massaggi e terapie varie. Carlos (Rodrigues, il coach di una vita) lo sa già ed è lievemente preoccupato. Proviamo a fare un’ipotesi: Golovin e Jankovic sono due che ti tengono in campo una vita e con Serena, se si vince, si vince in tre set. E tre set contro Serena sono durissimi: contro i suoi missili terra-terra, la furia dei c’mon urlati, la folla in brodo di giuggiole, the crowd, il terzo giocatore. La piccola e fragile Justine sarà in grado di reggere tutto questo stress psico-fisico? E’ la numero 1, è obbligata a farlo. Non può permettersi un’altra stecca come quella di Wimbledon.
Ma la vera ragione per la quale ho scelto Justine, ha a che fare con la statistica. Nel 2003, la belga ha vinto Toronto (il tabellone era un po’ fiacco, a onor del vero), per poi avere la consacrazione nel New York Tennis Center. E quest’anno, 4 anni dopo, indovinate chi ha vinto Toronto? Vi dirò di piu’: nel 2005, nella città dell’Ontario si è imposta Kimmie (proprio a spese di Justine). Indovinate chi ha vinto lo US Open tre settimane dopo? Lo statistico direbbe che, considerando gli anni dispari (negli pari del resto, l’Open del Canada si gioca a Montreal) l’indice di correlazione di Pearson tra le due variabili X e Y (rispettivamente, Toronto e New York) è pari a +1. A questo punto il mio mantra diventa: Veni (a Toronto), Vidi, Vici. In fondo anche Giulio Cesare, 2054 anni fa, contro l’esercito di Farnace II a Zela nel Ponto, vinse uno dei suoi tanti tornei dello Slam.

Paolo Pemulis
pemurama@yahoo.it

Share this article