Economia
Cos’è lo spread, effetto Draghi
Indiscreto 15/02/2021
Cos’è lo spread? Domanda che con Mario Draghi ed il presunto effetto Draghi torna d’attualità, ammesso che l’abbia mai persa da quel 2011 in cui il termine è diventato familiare agli italiani. Cos’è dunque lo spread, che pochi minuti fa, rispetto al momento in cui stiamo scrivendo questo post, era a +89,45 punti base? Il termine spread, che in inglese ha vari significati, in senso economico si può tradurre con ‘differenza’, e nel caso italiano differenza fra i rendimenti dei Bund, titoli di Stato tedeschi, a 10 anni ed i corrispondenti Btp italiani.
Cos’è lo spread, nel senso usato in Italia, è quindi chiaro: è un indicatore economico di fiducia e di presunta solidità. Uno Stato ritenuto meno affidabile o comunque meno solvibile deve offrire ai mitici ‘mercati’ rendimenti più alti, questo recita il compitino. Però sapete che a noi piace il bar, anche in economia, quindi eccovelo. Al di là del 552 toccato nella parte finale del governo Berlusconi (vuol dire il 5,52% in più per i Btp rispetto ai Bund), nel 2011, che dopo una campagna mediatica pesantissima aprì la strada al governo Monti, che peraltro dopo un po’ di respiro nell’estate successiva arrivò agli stessi livelli, lo spread calò per l’intervento proprio di Draghi.
Il quale Draghi con il famoso ‘Whatever it takes’, pronunciato proprio nell’estate 2012, fece crollare lo spread ben prima dell’inizio del quantitative easing massiccio, cioè dell’acquisto da parte della BCE di titoli sul mercato secondario. In altre parole, non è che l’Italia sia stata ‘salvata’ da Monti e meno che mai dai suoi successori, così come non la salverà il Mario Draghi presidente del Consiglio, mentre tecnicamente è stata salvata dal Draghi della BCE e quindi dalla sua idea di Banca Centrale, che pare essere la stessa della Lagarde.
‘Cos’è lo spread?’ non è quindi una domanda banale, da Wikipedia, ma quella da farsi per capire se l’Europa che conta vuole cambiare il governo in un paese o no. È quindi ovvio che non avendo più noi una Banca Centrale italiana, se non per funzioni di controllo e di indirizzo, e una moneta nazionale, non siamo più uno stato sovrano. Ogni nostro debito è infatti assimilabile ad un debito in valuta estera (questo è il mitico euro, una valuta straniera), tipo l’Argentina con i dollari, per questo il babau del default può essere agitato per cambiare un governo sgradito ai poteri forti ma in fondo mai scatenato davvero (non lo si è fatto nemmeno con la Grecia, che aveva taroccato i bilanci). Poi a tanti piace essere governati dagli ‘altri’ e non da sé stessi, sono scelte. Da servi, a nostro parere. Chi mette in discussione l’euro oggi? Ci pare nemmeno più la Lega.