Cosa manca nella long list

14 Febbraio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni accompagnato dalla badante robot che hanno costruito i cinesi per chiedere ad uno psicanalista cosa si deve fare con amici che si godono un’ora di battaglia fra ippopotami, con quelli che capiscono tutto del calcio che dovrebbe passare nelle mani del capo di Confindustria nei giorni in cui i cattivi parlano di crack.

Sedute di recupero cercando anche di comprendere se questa euforia da medaglie, per una Olimpiade allungata come il vino cattivo, nasconde l’alito pesante del sistema visto che molti azzurri sul podio vivono da separati in casa, ci impedisce di capire se nello sci, alpino e di fondo, hanno lavorato bene sul serio. Ce lo diranno alla fine, forse.

Intanto dicono che le armi sono pronte nelle terre di confine, dall’Ucraina alla Bosnia, mentre i sottomarini pieni di coca aiutano a crescere bene le piccole mafie, alimentando bande giovanili come quelle di Milano, roba di seconda generazione si dice per  consolare o, magari, soltanto per fomentare, mentre questa robaccia, cattiveria, ci toglie la soddisfazione di andare al Giuriati rinnovato, il teatro di grande sport, dall’atletica e non soltanto per i lanci di Consolini o le grandi lezioni di coach Ferrario e Bruno Cacchi, al baseball di Cameroni e Glorioso, al rugby delle sfide fra Milano e Amatori.

In questa settimana dove l’Europa del calcio ci dirà chi sono davvero le nostre squadre, noi della parrocchia basket, eccitati dalla Coppa Italia che finalmente darà un titolo che possa superare le chiacchiere, folgorati dall’ultimo consiglio federale, un bacio di San Valentino in famiglie disgregate che non possono consolarsi per la crisi dei troppi settori giovanili con la nascita di un centro federale per il tre contro tre, noi, dicevamo, fingiamo di aver capito tutto dalla ventesima giornata tormentata dai rinvii causa Covid, un male che si ha fretta di scordare, ma, esagerando, come sempre, gettando mascherine nello stesso catino di acqua sporca che ci ha fatto buttare via cose buone.

Un basket che ha apprezzato davvero l’omaggio dell’Armani, di Messina, al professor Bruno Carù che era un grande cardiologo, uno vero, ironico, spiritoso anche se doveva parlarti del tempo perché la tua salute lo preoccupava davvero prima che il Torchietto fosse abbandonato per la fronda dei clan alla ricerca del tutto gratis e di statistiche favorevoli. Un uso improprio ancora oggi, come dice Lambruschi, di poteri minimi per gonfiare cifre che serviranno nel mercenariato sportivo. Le grandi squadre sono sempre nate da grandi società.

Come ha detto Peterson, benedetto il giorno in cui ha incontrato Porelli, i medici Virtus, il professor Grandi; non ci sarebbe stata età dell’oro a Milano senza Gabetti, Cappellari, quei medici come Carù o Carnelli che sapevano sussurrare a quei cavalli di valore. Ci viene in mente il Klinger di Cantù, la squadra di Scavolini dietro ai tecnici, quella di Treviso o Siena, non dimenticheremo mai il diretto del professor Venino, ex pugile, agli scalmanati della vera Ignis che tornando da Udine aveva esagerato negli scherzi con troppi uccelli al vento.

Dimenticando di aver fatto di tutto per appassionarsi al circo NBA, convinti che non avere l’ego di Harden a pompare palloni sia una medicina più che una perdita, scoprendo che troppe società italiane hanno esagerato chiedendo a squadre corte, forse anche mediocri, un’attività che ha esaurito presto barili già bucati economicamente. Come se davvero i “premi” televisivi fossero la cura per troppi mali, come se bastassero i premi federali a consolare chi cerca davvero di credere nei settori giovanili, in un momento in cui la base, quella che davvero li cura i vivai, cercando i giocatori, ha scoperto che la federazione non sa nemmeno chi siano questi cirenei rimasti senza un sostegno e non soltanto per i tamponi.

Entriamo nelle due settimane cestistiche dove il teatro dei ricchi ci racconterà se davvero sono Armani e Virtus Segafredo le dominatrici, anche se in molti sperano che facciano la fine della megera di Agatha Christie. Poi la Nazionale con  l’enfatica “long list”, eh sì, vuoi mettere l’italiano con l’inglese urlato, nel difficile cimento invernale contro l’Islanda che potrebbe preoccupare se ci facessero giocare in quell’isola di pietra in mezzo al ghiaccio prima di andare a Bologna dove Franco Lauro sarà ricordato aggiungendo il suo nome  a quelli già nella casa della gloria nazionale.

Milano, seppure incompleta, sembra avere trovato in Europa gli artigli che qui potrebbero salvarla da sorprese sgradevoli. Certo non sarà la miglior Sassari quella che vedremo a Pesaro, ma l’allievo Bucchi, sempre grato e gratissimo a paron Ettorre, è uno a cui piace fare dispetti e come allenatore sa molto. Forse il vero ostacolo è la Brescia capace di recuperare 18 punti a Trieste nel giorno in cui il suo fiocinatore Mitrou-Long resta quasi a zero, una squadra vera che la Trento spompata dall’inutile Europa non può allarmare. Bella sfida con Milano detentrice, elettricità nell’aria.

Dall’altra parte del tabellone la Virtus che ritroverà la luce se Teodosic si rimetterà al lavoro, che recupera anche Harvey, deve far dimenticare i flop di coppa, ma, soprattutto, non deve scherzare con la nuova Brindisi che secondo Vitucci ha ritrovato armonia di squadra anche se una vittoria con la Fortitudo non può dirci molto. Per Trieste e la Treviso spompata vista a Reggio Emilia un momento da godere per il buono fatto nel caotico girone d’andata, ma che siano loro a fare la sorpresa ci sorprenderebbe sul serio e non perché, ad esempio, ci sentiamo migliori di altri vaticinatori da scrivania che non possono nemmeno scherzare come Peterson a cui piacciono queste scommesse per poter poi riderci sopra.

Pagelle al vento guardando con terrore alle super truffe per troppi super bonus, nel terrore che le nazionali del malaffare abbiano anche nello sport qualche infiltrato che governa col pizzino giusto.

10 A Dino MENEGHIN, uomo con tutti i titoli giusti, da giocatore, presidente federale, per la prefazione sul bel libro di Manfredo Fucile che ci ricorda la storia del basket napoletano dei Salerno, di Zorzi, del cumenda Borghi che con la Fides  arrivò al cuore dell’Europa e anche dei suoi operai.

9 Al CINCIARINI e non tanto per una tripla doppia storica, punti, rimbalzi, assist, oggetto di revisione legaiola, anche se ci piacerebbe fosse l’undicesima nella storia del basket nazionale, ma per come ha saputo ritrovare la voglia per alimentare una passione che forse con l’addio a  Milano poteva essere svanita. Bravo lui, bravo Caja che, giustamente, dice bravi ai suoi assistenti mentre Artiglio soffriva da casa Covid.

8 A DELLA VALLE, BURNS e MOSS tre ex dell’Armani che  sembrano pronti a disturbare il viaggio di Messina verso la riconquista della coppa Italia.

7 A Romeo SACCHETTI che con la sua “long list” di azzurrabili cerca di farci credere che gli resta soltanto l’imbarazzo della scelta nella speranza che  nessuno si accorga come abbiamo seminato male nella ricerca e la costruzione dei lunghi, una razza quasi estinta, saccheggiata da tanti sport, non soltanto pallavolo, se l’atletica ha un velocista col 49 di piede.

6 A Giovanni DE NICOLAO, altro squaletto di campo San Piero allevato  dal padre Stefano, che nella sfida vinta dalla sua Varese contro la Reyer al Taliercio ha fatto molto meglio del più famoso fratello Andrea, dimostrando che in Texas non aveva visto soltanto rodei.

5 Alla nostra presunzione perché continuiamo a preferire Jabbar a Lebron James anche se adesso è dietro di lui nella classifica marcatori NBA. Un vizio quello di non accettare ogni strillo, preferendo sempre Bird ei nuovi fenomeni, convinto che Durant sia davvero un uomo squadra e Harden uomo soltanto copertina.

4 A TRENTO caduta nella fornace di una coppa che non doveva mai fare perché Molin potrebbe far rendere certi presuntuosi, italiani o stranieri che siano, soltanto lavorando tanto in allenamento.

3 Ad AZZURRA fremebonda se davvero farà diventare gare cruciali, come dice il comunicato della “long list” ,le due partite contro l’Islanda.

2 Al MASCOLO giustamente preso in considerazione da SACCHETTI  se farà come altri di quell’elenco che abbiamo tanto elogiato e che poi fanno partite da 0 su 5 come l’AKELE che il Covid ha davvero svuotato.

1 Alla FORTITUDO perché non riesce proprio ad uscire dalla buca dove si era costruita una comoda tana. Ora il coraggioso MARTINO, pur sapendo con chi ha a che fare, spera che gli trovino qualche rinforzo.

0 A TUTTI i difensori della fede cestistica nazionale, partendo dagli allenatori, che ridevano quando SCOLA scelse  la strada olandese per purificare e salvare VARESE. Sì, certo la REYER, cominciando da Bramos, è  stata da Piombi dopo la bella reazione in coppa, ma  Rojiakkers è uno da applausi perché non è ancora salvo, ma ha delle idee e i giocatori lo seguono, cosa non facile.

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