Coronavirus, lavare con candeggina

11 Febbraio 2020 di Stefano Olivari

Il coronavirus può essere distrutto dalla candeggina, almeno questa è l’ultima che abbiamo letto su uno dei tanti argomenti rispetto ai quali siamo al tempo stesso incompetenti e poco interessati (insieme al calcio, va da sé). A fare questa affermazione è uno studio tedesco, magari anche fondato, non lo sappiamo, che ci ha riportato alla mente un prodotto che nelle nostre case manca da decenni. Roba da nonna, già la mamma era passata oltre (o in lavanderia).

Così come tanti altri prodotti, la candeggina è basata sull’ipoclorito di sodio e la differenza rispetto, per dire, all’amuchina con cui si lava la frutta, risiede principalmente (ma non solo) nell’acqua usata per diluire. L’uso della candeggina stampato per sempre nella nostra mente anni Ottanta è comunque quello per lavare e pulire le macchie sui vestiti, anche se è sempre stata usata anche in funzione disinfettante. E forse negli ospedali è ancora così.

La candeggina per eccellenza è la candeggina ACE, che ai nostri tempi veniva prodotta dalla Procter & Gamble insieme al Dash, ai saponi Camay e allo Spic & Span. Oggi si fa prima a dire che cosa Procter & Gamble non produca, ma fra queste cose non c’è più la candeggina ACE visto che da qualche anno è della Fater, l’azienda abruzzese partecipata dal gruppo Angelini e dalla stessa Procter & Gamble, che fra le altre cose commercializza Lines, Pampers e Tampax. Non sappiamo se la Fater abbia vinto ‘lo scudetto dei bilanci’ caro ai giornalisti sportivi 2.0, ma ad occhio non è messa male.

Tornando alla nostra vecchia candeggina della nonna, bisogna obbligatoriamente citare lo spot, anzi gli spot, con la nonnina che cazziava la figlia, o più verosimilmente la nuora, dicendole ‘Tu sbagli candeggio’. Ace smacchia a fondo senza sstrapp. Bei tempi e begli spot, con la nonnina doppiata da Giulietta Masina (P&G i soldi li tossiva), senza mariti criptogay che discettano di pannolini e ammorbidenti.

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