Conto alla rovescia per Sacchetti

30 Maggio 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni a Parigi per cercare una spiegazione al lancio di una torta di panna contro la Gioconda leonardesca. Missione su incarico del carissimo Boris Pahor che a 108 anni ci ha lasciato dopo aver raccontato il suo secolo sadico che per noi dello sport non finirà mai se alla Ferrari pasticciano, se al vincitore del Roland Garros daranno due milioni di euro costringendo chi prende molto meno a rischiare magari un ginocchio su una pedana schifosa come è successo a Tamberi, a passare ore in ospedale, in fisioterapia, se Jacobs deve ancora scontare il peccato d’altura a Nairobi oltre alle troppe comparsate. Al grande scrittore di lingua slovena morto a Trieste che ha fatto del suo meglio per essere umano, lo vuole scritto sulla tomba, pur avendo conosciuto le Necropoli del campo di concentramento dove ancora  si ribellava quando tornando in visita sentiva la guida spiegare il terreno in discesa per far scivolare via meglio il sangue delle vittime  del nazismo.

Preoccupato il giusto per la beatificazione meritata di Carlo Ancelotti che manderà in terapia chi gli gridava maiale, dalla Torino juventina alla Napoli delaurentizzata, facciamo fatica a capire questo calcio dove sei genio soltanto se vinci, non importa se col sistema meravigliao di Guardiola o con la tecnica del ragno del Real nella Parigi dove si fanno sorprendere se bruciano Notre Dame, se “violentano” Monna Lisa, se organizzano da cani una finale di Champions senza ringraziare per non aver visto lo scontro finire come all’Heysel.

Viva il calcio se a Monza dopo la finale scudetto con le pallavoliste si sono guadagnati la serie A pure nel folber. Galliani in lacrime, Berlusconi in estasi, ma zio Fester è andato oltre perché oltre ai trionfi del Milan, della società brianzola dove ha scoperto l’amore per il pallone, del Carletto nato con la benedizione di Liedholm e Sacchi, Milan da gustare e ricordare, adesso pretende che anche Messina arrivi primo al traguardo  con l’Armani versione in questo secolo di quello che fu il Simmenthal nella gioventù del senatore. Viva il ciclismo per come ha ritrovato la sua gente lungo le strade del Giro vinto per la prima volta da un australiano, ma che alla fine ha visto persino 5 vittorie di corridori italiani. Pazienza se la rosa va sempre altrove. Accontentarsi, come fa la “nuova” atletica che aspettando i dorati  di Tokyo, da Jacobs a Tortu, intanto festeggia primati come quello della martellista Fantini e progressi in tante specialità con giovani talenti, nella speranza che la pace nel borgo aiuti e non divida o non addormenti chi dovrebbe essere ben sveglio pensando a come dimostrare che nell’organizzazione saranno bravi almeno come quelli del tennis e del padel, come il Montali che porterà i grandi del golf sui prati intorno all’urbe scondita per troppi cinghiali, nella guerra non tanto santa fra Malagò e la politica difesa dalla Vezzali con affondi da olimpionica che chiede al numero uno del CONI di fare gioco di squadra su un campo dove troppe federazioni amano sbagliare dando al colpa agli altri.

In questa festa di fine maggio il fronte del basket che sarebbe poi la nostra prigione, passione, illusione, niente da segnalare  perché le semifinali scudetto si chiuderanno nel fine settimana, ma resta in bocca l’amaro per il “gelo” fra presidenza e commissario tecnico, anche nei giorni del terribile Hannibal, che hanno registrato all’ufficio facce, grande invenzione del gruppo Viola al bar Gattullo in porta Lodovica, nel giorno in cui la Tissot ha fatto partire Milano l’orologio in Galleria per ricordare alla città che fra 90 giorni al Forum andrà in campo la Nazionale per gli europei. Azzurra sempre al centro delle preghiere e dei pensieri del presidente Petrucci a cui è mancato un suggeritore per evitare di far capire che chi dirige questa pallacanestro e deferisce, per uno scappellotto gradito dall’interessata che sapeva di meritarlo, non ha mai frequentato le palestre, i campi di allenamento, convinto che tutto sia come lo urlano nelle televendite anche del basket.

Voci bianche dal palazzo, rosari, nella terra  dove senza arrossire urlano di tutto mentre si truccano esami, si rende ridicola una burocrazia mai domata, garantendo per un referendum dove in molti andranno senza aver capito moltissimo, tipo il voto ai giudici, magari come quello all’insegnante che fa cantare davanti a giovani laziali in lacrime l’inno della Roma dopo il successo di Mou in Europa, piccola o grande non importa, o alla società della stanchezza denunciata da papa Francesco mentre un padre amoroso faceva rapare la testa dei figli per tatuare il simbolo della Juventus zero tituli di quest’anno, nel giorno dove i cori e gli striscioni anti Inter e anti Lazio mostrati e cantati dai vincitori ci hanno detto a che punto è la notte sportiva della nostra povera riccanza.

In galleria musi lunghi per il ritardo accademico del sindaco Sala o soltanto perché Petrucci non ne può più di Sacchetti? Ah saperlo. Intanto il tam tam del tik tok fa sapere che o presidente vedrebbe bene nella “sua” Nazionale Belinelli, Datome e Hackett, come se i tre fossero stati lasciati casa, per la missione che sembrava impossibile al preolimpico di Belgrado, dopo una scelta del Meo e non per una decisione degli interessati. Certo saremmo tutti contenti se volessero unirsi al Gallinari che  sogna altre stagioni NBA, senza aver ancora scelto, come noi, di tifare Boston contro Golden State nella finale, senza dare speranze ai club italiani che volessero sentire cantare questo cigno lodigiano alla fine di un bel viaggio sportivo che lo ha arricchito, pur non dandogli medaglie.

Pagelle come quelle dei 109 incriminati per concorsi precotti, truccati, per finti dottori e avvocati.

10 A BASKET ZONE di Gianluca GAZZOLI e Andrea MENEGHIN che almeno ci tengono di buon umore mentre intorno si sente fragore di bombe e di puttanate. Bravi, vivaci, disincantati il giusto.

9 A MENETTI che ritrova la sua casa preferita in quel di Reggio Emilia dove, ci hanno detto, Caja ha chiuso il suo miniciclo. Opinioni che accettiamo, anche senza capirle.

8  Alla GIOVANE ITALIA ammirata alle Olimpiadi se si metterà sull’attenti accettando che si dia spazio e parola ai grandi rinunciatari dei Giochi. Con Gallinari, magari  Banchero, siamo sicuri che faremo tremare il mondo. Pagate care le assicurazioni eccoci pronti nell’europeo senza i russi che pure ci avevano battuto nelle finestre del ridicolo.

7 A Massimo CANCELLIERI, uno dei nostri buoni allenatori in esilio, che si è visto rinnovare il contratto da Limoges. Augurando buona fortuna a Banchi con la Lettonia, speriamo che anche la scuola basket italiana abbia la fortuna di quella della pallavolo che vince coppe e titoli all’estero.

6 Alle GIOVANILI che a giugno si batteranno per i titoli fra Pordenone, Gorizia, Udine , Trieste, Ragusa, Battipaglia, Mantova e Campobasso per la gioia dei loro allenatori che, per fortuna, hanno un buon lavoro e non devono spendere quasi 2.000 euro per stare 15 giorni ad ascoltare come potrebbero salire di categoria e farsi pagare più di 5 euro all’ora. Settore  protetto da deferimenti federali visto che i giudici  sanno dove trovare i peccatori, un po’ come quando si cacciano tecnici bravi perché non  si trattengono davanti a peccati di vanità e gola sportiva.

5 All’arbitro bolognese Alessandro VICINO, classe 1969,  che ha deciso di lasciare il campo  dopo l’ultima partita di serie A arbitrata bene al Forum, se decidesse di staccarsi da un settore dove invece c’è bisogno di gente come lui per raccontare   e insegnare.

4 A Stefano MANCINELLI capitano della Fortitudo retrocessa se è davvero convinto di non aver più visto il campo nel finale caotico soltanto per colpa di Antimo Martino allenatore, ovviamente, già liquidato da chi ha gestito così bene la società.

3 A TRIESTE che, contrariamente a TRENTO e BRINDISI dove, giustamente, si sono affidati per la ripartenza a due allenatori di qualità come MOLIN e VITUCCI, ha deciso di chiudere il rapporto con CIANI che ha lavorato  bene, anche se certo avrà sbagliato pure lui,, certo meno di certi giocatori.

2 Al senatore GALLIANI che nell’euforia delle vittorie  per MILAN e MONZA ha chiesto a  Messina di dargli il triplete con l’ARMANI facendo arrabbiare l’interista SCARIOLO e la VIRTUS.

1 Alla GIUSTIZIA FEDERALE per aver deferito l’allenatore  ripreso mentre “colpiva” una giocatrice che allena da quando aveva 8 anni, che, per prima, ha ammesso di non essersene neppure accorta e, alla faccia dei delatori ebbri, di aver meritato il “rimprovero”.

0 Alla LEGA ossessionata non dalla qualità del lavoro delle televisioni a cui è stato ceduto il basket, ma dall’idea di poter far diventare più popolare uno sport andando soltanto in chiaro dove la pubblicità avvelena più che addolcire la mistica dello sport agonistico. Impegno più o meno dello stesso livello mostrato con gli orari delle partite  di semifinale e finale, tutte alle 20.45 o giù di lì, anche se non è giusto considerare il basket in notturna impubblicabile nelle prime edizioni, per il bagno di sangue che a marzo ha visto i giornali, la carta stampata, perdere un altro 10 per cento, record negativo come nel 1987.

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