Cinema
Conclave
Stefano Olivari 15/05/2025

In questi giorni di Papamania, che ieri si è anche incrociata con la Sinnermania, abbiamo visto su Sky Conclave, film pluripremiato tratto dall’omonimo romanzo, il più brutto fra quelli scritti da Robert Harris (e li abbiamo letti tutti) al punto da suggerire l’inversione del luogo comune: film quindi meglio del libro, anche se la trama è abbastanza fedele tranne che in alcuni nomi, fra cui quello del cardinale decano. Merito soprattutto dell’interpretazione di Ralph Fiennes, più che di quella sopra le righe del Castellitto pre Cassonettogate costretto a fare l’italiano teatrale che piace tanto agli americani. Bravi anche Stanley Tucci e John Lithgow, mentre Isabella Rossellini-Daniel Maldini nei panni di una suora con poche battute si è guadagnata la candidatura agli Oscar come miglior attrice non protagonista.
Chi ha visto il film e/o letto il libro ha già intuito dove vogliamo andare a parare e cioé sul colpo di scena che porta all’elezione del Papa, in continuità con lo spirito riformatore del precedente. Non spoileriamo per non rovinare la visione agli altri, diciamo che la solita lezioncina woke questa volta ha almeno il merito di coglierci di sorpresa con una trovata un po’ da telenovela o da parodia alla Chiquito y Paquito. Politicamente corretto anche il modo in cui viene raccontato un attentato di estremisti islamici, con le due possibili reazioni: caricaturale quella di chi vuole combattere l’Islam, equilibrata quella di chi parla di amore anche contro l’evidenza. Tanto siamo già rassegnati a essere sgozzati mentre discutiamo del futuro di Frattesi.
Insomma, Conclave è un film che si fa guardare anche se è lontano dalla zona capolavoro: è quel prodotto medio, molto pompato, di cui si parla a tavola e che oggi quasi sempre viene spolpato e trasformato in una serie interminabile ma giustificata dal fatto che la gente non vada più al cinema, mentre qui si sta sotto le due ore. Tempo sufficiente per riflettere sul grande (auto)inganno dell’umiltà e sui finti preti, anche in contesti non religiosi.
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