Colpi di testosterone

29 Maggio 2013 di Carlo Vittori

Mi dice il direttore di Indiscreto che il mio primo intervento sull’atletica ha avuto moltissimi commenti, fra apprezzamenti e critiche. Ne sono felice, visto che l’atletica è la mia vita: quindi a qualcuno nel 2013 ancora interessa! Ringrazio per gli apprezzamenti e do una prima risposta alle critiche, visto che limiti tecnologici mi impediscono di rispondere tempestivamente caso per caso. Devo prima di tutto dire che chi si getta nel mare turbinoso, traditore ed infido, di un’attività come quella di allenatore dello sprinterismo, certo di poter superare da solo tutte le insidie conseguenti alle convinzioni troppo fugaci di esperienze giovani, limitate e insufficienti, prende un abbaglio del quale fa fatica a liberarsi se non si confronta apertamente con chi è disposto a misurarsi con la critica. In altri termini, chi si chiude nel suo ristretto ambito rimuginando e rimbalzandosi le sue convinzioni rischia di affogare in un mare di informazioni di cui non sa cosa fare. L ‘atteggiamento culturale e mentale dell’educatore-allenatore (secondo me l’allenatore, anche di professionisti, deve sempre essere prima di tutto un educatore: il risultato a tutti i costi è un concetto che toglie significato allo sport) deve adattare le sue conoscenze, anche le presunte certezze, al progresso evolutivo del suo educando. Ciò vuol dire che la variazione dei contenuti e della loro organizzazione sono nel contempo causa ed effetto di questo cammino evolutivo. Il progresso nel campo di qualsiasi azione educativa coinvolge sempre tutte le individualità del soggetto: caratteriali, di tempra mentale, psichica, intellettiva e somatica. L’idea da cui sono sempre partito è che la chiave del miglioramento sia il superamento di quello che chiamo consueto abitudinario. A questo punto parliamo e parleremo di corsa veloce. Per due motivi. Il primo è che è stata amata e praticata da me da atleta (due volte campione italiano dei 100 metri e in staffetta ai Giochi Olimpici di Helsinki 1952, metto la vanità fra parentesi) e da allenatore. Il secondo è quello del suo inserimento in discipline in cui la corsa ha grande spazio. Il rischio principale è quello della monotonia noiosa, trovando solo nell’intensità e nei volumi la materia di discussione: molti dibattiti sullo sprint hanno questa impostazione maniacale, quando qualunque allenatore (anche il più scarso) può tirarti fuori quaderni pieni di esercizi e di numeri. La mia, ma ovviamente non solo mia, seconda idea di base sullo sprint è che per la motricità di un certo tipo sono emozioni e sistema nervoso ad essere decisivi. Il mio lavoro è prima di tutto stato quello di rigenerare le motivazioni e gli interessi dell’atleta, soprattutto in allenamento (chi non è motivato in gara è meglio che faccia altro). La muscolatura impegnata esprime solo il risultato, le cui cause di dinamismo e potenza dipendono dal sistema nervoso centrale. La velocità di trasmissione è geneticamente determinata dal diametro delle fibre veloci, per questo lo sprinter deve avere caratteristiche di base che non possono essergli date da alcun allenatore ma solo dalla natura.  L’allenatore dello sprint entra in campo per migliorare questa trasmissione, oltre che per lavorare sull’assetto di corsa. Ripeto: fra sistema nervoso centrale e sistema muscolare periferico c’è uno stretto rapporto di causa ed effetto. Per questo sono sempre stato molto cauto nel parlare di picchi di rendimento, per quanto riguarda lo sprint (altra cosa il mezzofondo, per ragioni che approfondiremo). Un’alternanza esagerata di risultati significa che il training non ha risposto alle esigenze reali. E che gli stimoli nervosi non hanno sollecitato a sufficienza la crescita di quelle attività ormonali, cioé la produzione naturale di testosterone, che devono supportare la risposta del potenziale muscolare. Molti e ben programmati devono essere gli stimoli per queste sollecitazioni, a maggior ragione nell’atletica moderna. Testosterone non è una brutta parola, ma uno dei parametri che permette di individuare gli sprinter bene allenati. Con un buon livello di testosterone poi ognuno può sbandierare le sue tabelle di allenamento ‘miracolose’. L’essenza e il fascino di questa specialità risiedono quindi nel sistema nervoso, che non può e non deve essere sostituito da iniezioni.

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