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Cobra Kai 6

Stefano Olivari 22/11/2024

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Cobra Kai si sta trascinando stancamente verso la fine, ma l’idea originaria era così buona che su Netflix siamo riusciti ad arrivare al termine anche della seconda parte della sesta stagione (in sostanza gli episodi dal 6 al 10), incentrata sul Seikai Taikai, il folle torneo che a Barcellona vede la partecipazione dei migliorì 16 dojo del mondo, con organizzazione e regole indegne anche di un torneo aziendale. Il dojo dei nostri, come tutti sanno, è il Miyagi-Do, in onore del defunto maestro di Daniel. Lì riuniscono le forze, come sensei, il Sonego americano, il fantastico Johnny (per distacco il nostro preferito) e Chozen. Tutto ruota intorno al torneo, a cui il Miyagi-Do porta sei partecipanti, scelti con una buona dose di nepotismo visto che i capitani sono Sam, la figlia di Daniel, e Robby, il tormentato figlio di Johnny.

In queste nuove puntate non mancano ovviamente i cattivi vecchi, da Kreese a Terry Silver, e nuovi, come quelli del dojo coreano di Da-eun che ha come capitani Kwon e Tory, anima divisa in due e forse il personaggio meno tagliato con l’accetta, e gli Iron Dragons. Non mancano, essendo una produzione statunitense per il pubblico di Netflix, i russi cattivi, dopati e anche squalificati: davvero un’ossessione. Rispetto ai vari Karate Kid e agli stessi Cobra Kai c’è in questi episodi anche una dimensione sessuale, peraltro solo suggerita: addirittura scopa anche Chozen, miracoli di una Barcellona da cartolina (ci commuove Sam quando dice “Non sono mai uscita dalla California“), senza spacciatori maghrebini dietro l’angolo. Ma il il centro della vicenda è sempre il solito: il rapporti di Daniel con Miyagi, la figura paterna mai avuta e che lui, lui Daniel, ha poi cercato di essere per tanti ragazzi, non soltanto per i suoi figli.

Macchio scopre poco a poco dettagli non edificanti sul passato del defunto maestro, cose che in fondo lo rendono più umano e aiutano il suo miglior allievo ad affrancarsi, a quasi sessant’anni, dai suoi insegnamenti per avere proprie idee e una propria filosofia di vita che vada al di là di una caricatura del pensiero tradizionale giapponese. Il risultato è però così così: i ragazzi sono troppo cresciuti per fare gli adolescenti, gli adulti sono bolsi e ammorbiditi come tutti quelli che hanno già dato, le storie sono anche poco appassionanti. Poi il modo in cui si conclude il torneo, con regole inventate alla cazzo, ripescaggi e risse, con un finale che ha fatto inviperire molti fan, è davvero indice di mancanza di ispirazione. Roba per tossici come noi, che aspettiamo con ansia e con dolore, paura e desiderio, le ultime 5 puntate, che saranno messe online il 13 febbraio.

stefano@indiscreto.net

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