Cinquanta volte Giorgio Gaber

8 Novembre 2012 di Alvaro Delmo

Giorgio Gaber

Il prossimo primo gennaio saranno passati dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, cantautore atipico, ironico e profondo capace di essere provocatorio dicendo cose serie con il sorriso negli occhi.

Basta il testo di uno dei suoi successi – Destra Sinistra – per capire quale fosse il suo pensiero: “L’ideologia, l’ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia, è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché, con la scusa di un contrasto che non c’è”, cantava Gaber prima a teatro e poi su disco. Una critica politica che all’epoca ottenne una vasta accoglienza e oggi si dimostra ancora di una attualità disarmante.

Ne parliamo in anticipo perché il 13 novembre esce un triplo CD intitolato “…io ci sono” edito dalla Fondazione Giorgio Gaber con una cinquantina di sue canzoni interpretate da altrettanti cantanti, pescando in modo piuttosto eterogeneo nello scenario italiano. Si va da Adriano Celentano (con cui l’autore fece l’ultimo duetto sulla sua prima canzone, Ciao ti dirò) a Ligabue (Qualcuno era comunista) da Franco Battiato (La parola io) alla PFM (Quando moda è moda).

Nell’attesa di poterle ascoltare riportiamo altri due frammenti di altrettante intuizioni di Gaber: “Per ora rimando il suicidio e faccio un gruppo di studio, le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani, far finta di essere sani” e “Per ogni assillo, rovello sociale, sembra che la gente goda, tutti che dicono la loro, facciamo un bel coro di opinioni fino a quando il fatto non è più di moda”. Il confronto è aperto.

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