Ci vorrebbe un Galliani

14 Dicembre 2013 di Oscar Eleni

EleniOscar Eleni da Novato, nord ovest della California, dove al Buck Institute stanno studiando l’elisir della longevità che sembrava necessaria per i tifosi di Milano senza soddisfazioni sul campo dall’altro secolo. Dopo aver visto l’Emporio qualificarsi per la seconda fase di Eurolega passando come un cammello nella cruna dell’ago allargata da Fleming, l’allenatore americano dei tedeschi di Bamberg, abbiamo avuto la dimostrazione che le lavagne nei minuti di sospensione finali restano uno scarabocchio nella testa tormentata di giocatori che quasi non ascoltano. Una Milano finalmente felice, nell’esilio di Desio dove pure c’erano oltre 6000 persone, qualificata con un turno d’anticipo e anche questo ha fatto saltellare di gioia chi non ha proprio senso della misura e delle proporzioni.

Banchi ha fatto un grande lavoro sulla mente  della squadra che sarà anche tutta rinnovata, come dicono i fratacchioni  bugiardi al convento dell’eterna pazienza dove prega re Giorgio, ma è pur sempre la corazzata d’Italia perché con l’inserimento, un problema comunque, di Gigli e Kangur, al nostro maremmano tutto fatti, niente fronzoli, niente gel, niente banalità, hanno dato da guidare un gruppo dove ci sono tutti giocatori che giocherebbero nei quintetti base delle squadre da sfidare su questo territorio. Se anche dovessero togliere Haynes, dal gruppo non ci sarebbero problemi a trovare qualcosa di meglio, ma, sia chiaro, questo lo deve decidere l’allenatore e senza essere forzato da pressioni esterne, da interviste agghiaccianti per chi studia allo specchio e non sui testi che sono la storia societaria a chi, non volendo abbassare la testolina sul passato societario, basterebbe leggere tutto quello che si è scritto da Boston a Varese dove, su un’idea geniale del Vanetti del Corsera, l’anno scorso lanciarono l’idea della passeggiata storica nei luoghi dove la grande Ignis viveva e costruiva la grande epopea con Nikolic prima e poi con Gamba, partendo dal Garbosi che aveva beffato Rubini alla palestra dei pompieri, per andare ai gradoni di Nico Messina. A proposito, bello che Sport Week ci faccia tre pagine, dopo un anno il progetto è andato in porto, un motivo di grande invidia per le altre due nobili lombarde. Cantù non ascolta più i messaggi e le promesse di chi, nel secolo scorso, doveva darle un’arena più moderna e capiente del Pianella, a Milano figurarsi se a qualcuno viene in mente che la zona San Siro-Palalido potrebbe diventare come la passeggiata degli impressionisti nella Provenza francese, pensando alle glorie di calcio e basket, ma ai naviganti dell’EXPO interessano altre cose e, infatti, nessuno ha fatto una piega sentendo parlare di trasloco del calcio da San Siro, della nuova astronave di piazza Stuparich da dedicare a chi l’ha resa indimenticabile.

Comunque sia, gloria a Banchi e all’Emporio che ha scoperto qualcosa di definitivo nella sua difesa in una squadra dove è davvero delicato imporre gerarchie se i tiratori confessano di cercare la segnatura perché “se lo sentono”, pazienza se fuori dall’equilibrio, se al rischio per tutti, se un tiro che darebbe gloria personale potrebbe portare al lutto corale e, badate bene, non c’è sicumera in questo come si potrebbe anche temere, ma soltanto ignoranza e maleducazione tecnica. Ecco, l’Emporio può vincere tutto in Italia anche nei finali punto a punto se prima pensa alla difesa e poi sfrutta i peccati altrui. Certo non tutti faranno come l’allenatore del Bamberg che ha sprecato  due volte l’attacco a metà campo contro una banda bassotti, ma intanto c’è questa bella sensazione di non avere più in maglia biancorossa uomini col piumino e l’orecchio attento soltanto ai cortigiani che mettono in rosso le statistiche buone e nascondo quelle da brivido. Per questo un Chiotti, ad esempio, vive solo l’Eurolega e non trova spazio per il campionato pur essendo uno che si sporca davvero le mani per aiutare tutti. La stessa cosa Cerella. Sono i pretoriani di Moss, sono i guardiani di porta per il Nicolò Melli che ha scoperto anche l’ironia dopo aver rivisto il suo ruolo, il suo essere giocatore, alle forche del Pianigiani, di Azzurra Tenera. Se Alessandro Gentile la smetterà  di pensare a Langford come se fosse il suo specchio a Guantanamo, ma si guarderà intorno e nella bisaccia dove tiene tanti altri talenti oltre a quelli che ha già fatto vedere, allora potrebbe iniziare il periodo d’oro che Armani voleva tanto, tantissimo tempo fa.

Certo che ci sono in Italia società pronte ad obiettare, ma la realtà è che nessuno ha dodici uomini d’oro da mandare in campo. Questo conta moltissimo nei play-off. Per l’Europa? Intanto vediamo gli accoppiamenti in seconda fase, poi niente andrebbe escluso negli quarti su 5 partite. Siena? Be’, noi ci togliamo il cappello anche questa volta, non soltanto dopo Atene, per una volata che svuoterà i campioni ancora di più: moralmente se non batteranno Malaga e resteranno fuori dalle 16, fisicamente se andranno in una seconda fase dove anche tutti i progressi evidenti della gestione Crespi potranno al massimo  dare piccole soddisfazioni nel nuovo palazzo di Firenze, palazzo Mandela, per chi sa cosa vuol dire  onorare i grandi, mai una terza fase. Non ci sono più soldi per ritoccare dove la squadra non è a posto e poi un Hackett superspremuto  questa volta avrebbe al fianco Rochestie e non  Moss o Brown. Troppo buoni con chi ha dominato per anni? Forse. Certo questo tormentone  poco equo e non molto solidale su tasse evase attraverso contratti d’immagine, pratica che aveva già fatto litigare molte volte nel basket come lo avevano inventato Bogoncelli, Allievi, Borghi prima e poi Porelli, ci porterà altre sventure come ai tempi in cui si chiedeva, anche alla stessa Siena, di valutare bene l’attacco frontale ai Benetton, per il caso Lorbek, perché bastavano quegli schiaffi immeritati per dare spunto a chi, nelle famiglie ricche, considerava e considera lo sport una perdita di denaro. E la cosa fa inorridire, ma è il paese che ci siamo scelti. Mecenatismo scambiato per la paghetta dei ricchi scemi.  A Treviso hanno dato tantissimo, la Ghirada è gioiello da difendere, mai da vendere sia chiaro, ma il grande freddo ha fatto salatre tutto e il grande equivoco come l’adesione del basket al professionismo che non può sostenere ci ha rubato persino l’idea sana dei vivai da sviluppare e dispiace che anche adesso ci sia gente in società che ti dice: spendi tanto e non rende. Bestie.

L’altra Europa del nostro basket? A parte Varese e Roma, chi ci si è buttato avrà dei vantaggi, anche se costa fisicamente ed economicamente. Guardate Reggio Emilia che ha potuto avvcinarsi al veterano Kaukenas soltanto perché andrà avanti  nel torneo continentale. Si fanno progressi mettendo la testa fuori dal villaggio. Pianigiani docet, un secolo dopo Primo, Gamba, Rubini.

A proposito di  mecenati chi ha prodotto l’ultimo libro sull’Indimenticabile Rubini ha trovato finalemente porte spalancate in Feltrinelli (chi ci chiama per l’acquisto adesso lo sa) e un ‘ordinazione importante da Rosita Missoni che, fortunatamente, non ha mai conosciusto Bertea-Garcea il braccio silenzioso del Petrucci vendicativo che finge  amore per tutti e intanto brinda con orzovo insieme a chi, magari, gli girerà le spalle molto presto. Se ne impippano i politici. A Roma, nella bella festa dopo le premiazioni abbiamo visto l’ex presidente federale Maifredi chiacchierare tranquillamente con chi gli aveva messo la cicuta nel calice facendolo portare a Recalcati. Non ci abitueremo mai. Per questo la sicumera che irrita qualche lettore di questo sito, insomma ci vorrebbero piatti e ammorbiditi, schivi del paginone di pubblicità garantito, ci impedisce di fare un duello con questa gente. Era la stessa cosa che impediva a Rubini di  affrontare in assemblea  chi aveva i voti e ad altri bravissimi manager di confrontarsi con questi galletti senza sapore.

A proposito di elezioni. Fra poco quelle della Lega dove non si pensa di confermare Renzi. Buon segno per lui. Potrebbero ripensarci. Ma è interessante la proposta di Crovetti, l’ex segretario che sarebbe un candidato eccellente per tornare su antiche scale porelliane, che consiglia i tenutari del potere legaiolo di fare un pensiero ad Adriano Galliani che pure resiste nel pontificato rossonero in vece del suo demiurgo.

Siamo infelici per D’Antoni che con Bryant non vince più, per le sue liti col Gasol pavone che si considera trascurato: una brutta polemica che rovinerà Arsenio come è successo a New York con l’altro pallone gonfiato Carmelo Anthony.

Siamo disperati per i 6 minuti di media concessi a Datome dall’allenatore di Detroit. Cari  leoncini italiani che sognate la NBA, anche adesso che è super-allargata, pensate  al tormento del miglior giocatore del nostro ultimo campionato, pensate a cosa fecero passare, in tempi dove un ingaggio era oro vero e solo per gente straordinaria, a Drazen Petrovic, Danilovic e a Sarunas Marciulonis, per non parlare di quelli che sono andati e venuti dalla grande Spagna. Insomma, carissimi Imbrò e compagnia  cantante, prima di far sapere che il vostro sogno è la NBA dovreste dirci che in testa ai vostri pensieri ci sono altre cose: portare più in alto la squadra dove giocate, una esperienza europea di buon livello, una estate piena dedicata la lavoro per le Nazionali e poi, dopo aver fatto tutte queste verifiche, l’esame di stato nel laboratorio di ricerca a Novato.

Ci dispiace deludere i lettori della rubrica, ma non abbiamo ricevuto alcuna telefonata da Marzorati per sapere il motivo della sua assenza nella festa di Roma: a proposito, la coppetta va sigillata e sequestrata. Probabilmente non aveva e non ha scuse, perché non poteva reggere neppure  quella del matrimonio del figlio di Della Fiori, complimenti al nuovo manager di Cantù che sta lavorando benissimo e non rinnega chi gli ha insegnato il mestiere, perché  lui a quei compagni  doveva almeno la presenza per un tagliando sui casi e le promesse della vita finite spesso, per molti, come con le ceneri del grande amico di Lebowski.

Fine settimana televisivo sempre con orari demenziali: la Rai in concomitanza con Inter-Napoli, lo streaming gazzettaro  in collisione con Milan-Roma. Complimenti ancora.

Share this article