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Chi si iscrive al Rischiatutto?
Paolo Morati 25/08/2015
“Aiaiai Signora Longari, lei mi è caduta sull’uccello!”. Questa frase, entrata nella mitologia della televisione italiana e smentita più volte dagli interessati, per anni è stata attribuita a Mike Bongiorno in occasione di una puntata del Rischiatutto, secondo noi da considerarsi ancor più di Lascia o Raddoppia? (dove si gareggiava da soli) il padre di tutti i telequiz. Rischiatutto andava in onda dal 1970 al 1974, finali comprese, rigorosamente di giovedì sera. E proprio di giovedì verrà riproposto da Fabio Fazio su Rai Tre a partire da febbraio del prossimo anno, “Signor No” compreso, con le selezioni che sono state aperte già questa estate (www.rischiatutto.rai.it). Considerate le discussioni che avvengono su Indiscreto sui più svariati argomenti, spesso con cognizione di causa, riteniamo che ci sia più di un esperto (per non dire tuttologo) in grado di ben figurare. Candidature dei commentatori del nostro sito non ci sorprenderebbero, quindi.
Detto questo, l’occasione è anche buona per poter parlare di telequiz, una tipologia di programma ormai in gran parte espulsa dai palinsesti da pacchi e contropacchi, e che dai tempi del miglior Mike Bongiorno non fa più capolino sui nostri canali. Un peccato per chi è cresciuto con il Rischiatutto, Scommettiamo, Flash (indimenticabile la sigla finale di Toto Cutugno) e Superflash, ultimi baluardi di un genere che sostanzialmente chiuse la sua lunga esistenza con Telemike (la trasmissione che lanciò Sabrina Gandolfi, futura giornalista sportiva, nonché del caso Livoli). Se nei primi anni Ottanta i cosiddetti giochi più semplici come Bis e Il pranzo e servito avevano infatti piacevolmente inventato la fascia del mattino, altri format di derivazione americana (si pensi a Ok il prezzo e giusto o La ruota della fortuna) di fatto portarono il pubblico più verso l’intrattenimento semplice semplice togliendo di mezzo i campioni di cultura a favore di logica e buona sorte, in un universo in cui per una fascia di popolazione la televisione si è via via trasformata più in una sorta di ‘risolvi solitudine’ accesa tutto il giorno anziché in una opzione da alternare a radio, libri e compagnie umane. Con format come Chi vuol essere milionario? anch’essi lontani dal quiz duro e puro come lo intendiamo noi, comprensivo di “busta 1, 2 o 3…”.
Non sappiamo ancora come Fabio Fazio intenda riproporre il Rischiatutto e se sarà possibile riavvicinare il pubblico a un genere che tramutava i vincitori in protagonisti nazionali. Certamente siamo ormai molto lontani dai tempi del mitico bar che ospitava i telespettatori privi di apparecchio televisivo per guardare religiosamente Lascia o Raddoppia? (tra l’altro ripescato con lo stesso Mike Bongiorno nel 1979), e non farebbe nemmeno scalpore una valletta in minigonna come la storica Sabina Ciuffini o le leggendarie gaffe del presentatore, ma resta la curiosità di vedere se un format antico sposato con gli standard moderni può effettivamente funzionare. Se si riuscirà a fare qualcosa di rigorosamente nuovo – e per nuovo intendiamo anche nelle persone coinvolte oltre che nei contenuti – il risultato potrà essere positivo. Chi si propone come concorrente? Senza la finestra di Wikipedia aperta, ovviamente.