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Atletica

Chi era Paola Pigni

Stefano Olivari 11/06/2021

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Addio a Paola Pigni, la grande mezzofondista azzurra bronzo olimpico nel 1972 nei 1500 e tante altre cose, anche ex primatista mondiale negli stessi 1500 con un 4’12″4 corso nel 1969 nella Notturna di Milano. Asterisco doveroso: il 1969 fu il primo anno in cui i 1500 femminili entrarono nelle competizioni ufficiali dell’atletica, infatti già ai Giochi di Monaco le medaglie, comprese quella della milanese, si sarebbero vinte con tempi più veloci di 10 secondi.

Partita come velocista, sarebbe diventata una delle prime donne italiane a correre la maratona. Per noi nasce come figurina, l’album delle Olimpiadi del 1972 è stato il nostro primo (ovviamente su ispirazione del padre, cosa può importare delle Olimpiadi a un bambino di 5 anni?), la sua storia l’avremmo scoperta e apprezzata dopo. Una storia peraltro tutta da rivisitare visto che nella sua epoca d’oro aveva come rivali le donne dell’Est con i baffi, versione anni Settanta di certe africane di oggi. Ma al di là dello wikipedismo, chi è stata Paola Pigni? Non la prima campionessa dello sport italiano, nemmeno restringendo il discorso all’atletica, ma di sicuro la prima donna sportiva ad essere stata di ispirazione per altre donne. Un po’ come Novella Calligaris, più giovane della Pigni, avrebbe fatto con il nuoto.

Più volte lei, nata nel 1945, ha raccontato di come da ragazza fosse letteralmente l’unica persona di sesso femminile a correre nelle strade e nei campi (è stata fortissima anche nel cross), attirandosi dai passanti commenti fra lo sfottente e quello che oggi si chiamerebbe catcalling. Stiamo parlando della metà degli anni Sessanta e non c’eravamo, ma possiamo assicurare che anche dieci anni dopo le donne che facevano jogging quasi non esistevano. Paola Pigni diventò quindi un simbolo oltre il suo storico bronzo, il volto femminile di un boom della corsa che dura ancora oggi e sfugge a molte statistiche, perché a tanti runner non importa della garetta per battere il dentista o il salumiere. Anche nel 2021 possiamo dire che che i non tanti posti in cui le donne possono correre tranquillamente alle nove di sera sono i più civili.

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