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Celebrità per Scardina

Glezos 18/05/2022

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Qualche settimana fa il sommo scrittore di Dolce Scienza Domenico Paris mi tirava giustamente le orecchie. “Va bene tutto, ma un po’ di attenzione la nostra Nobile Arte la meriterebbe: sei davvero così esterofilo?”. Touchè, Domenico, e mai come in occasione di quanto andato in scena venerdì scorso all’Allianz Cloud in Milano.

Che il nome di Daniele Scardina (20-1) sia da seguire è fin troppo ovvio. Vuoi per le sue imprese sul quadrato, vuoi per la sagace campagna mediatica che ha portato manipoli di VIP e celebrità varie a tifare per lui a bordo ring, da tempo il suo nome è costantemente monitorato nei salotti giusti. L’annuncio del match che lo oppone a Giovanni De Carolis (31-10-1) nello scenario più glamour possibile nella sua Milano promette quello che poi si verifica puntualmente: folla delle grandi occasioni, facce note e notissime a fare avanti e indietro e un’attesa che con il passare delle ore diventa spasmodica nonostante l’ importanza relativa di quanto è in palio (titolo Intercontinentale dei Supermedi WBO, non una cintura vera).

L’ultimo match di Scardina risale a più di otto mesi fa e tutti i pronostici sono per lui, considerato che il romanissimo De Carolis torna sul ring a soli due mesi e poco più dal suo ultimo incontro, nel tentativo di risalire la china di una carriera che la sconfitta con Lerrone Richards di 12 mesi fa pare avere messo un po’ in naftalina. Anche il record marca la netta disparità tra i due: le dieci sconfitte subite in carriera da De Carolis stridono con lo zero nella casella di Scardina, imbattuto e con gli occhi su un’accoppiata europeo-mondiale che sono in tanti a vedere nel suo futuro prossimo.

Poi la parola passa al ring, e com’è andata a finire l’abbiamo visto. Uno Scardina mai a segno, clamorosamente spaesato e in balia dell’avversario, ci mette poco a capire che da una situazione critica si può sprofondare nell’ incubo in una manciata di secondi. Lo capisce anche De Carolis, che sceglie il quarto round per fare scattare il cronometro che lo porta ad una vittoria per KO tecnico impensabile (davvero?) alla vigilia, e la sorpresa generale sfiora lo sconcerto. Preciso, veloce e reattivo – ancor più delle combinazioni che travolgono Scardina nella quarta e definitivamente  a inizio quinta ripresa – il fighter romano mette a segno un capolavoro che rilancia le sue ambizioni da titolo dopo gli scivoloni del passato: nonostante i trentasette anni sul groppone il futuro è rosa, se non perderà il filo e se la convinzione nei propri mezzi resterà quella vista a Milano. Per Daniele Scardina è il momento di una profonda riflessione, causata – più che dalla sconfitta in sé – dal modo in cui questa è arrivata, insieme all’ovvio adagio: facce note, VIP vari e media in sollucchero non salgono sul ring. Voglia di rialzarsi subito a parte, solo i prossimi mesi ci diranno se questo KO si rivelerà troppo brutto per essere vero.

Da un’attesa spasmodica all’altra. Era alle stelle quella generata dal rematch tra Jermell Charlo (35-1-1) e Brian Carlos Castano (17-1-2) per l’ unificazione dei superwelter WBA, WBC, IBF e WBO, dopo il controversissimo pareggio nel primo incontro del luglio scorso. Tra rinvii, sospetti, accuse e minacce reciproche i due promettevano una rivincita dai contenuti tecnici più che interessanti: più efficaci l’ allungo e la velocità di Charlo o il mix potenza/stamina di Castano? Un brillantissimo LL Cool J tesse le lodi della Noble Art a bordo ring, prima di una puntualizzazione non si sa fino a che punto profetica: il pari del primo match porta a un totale di soli otto incontri finiti in parità negli incontri di unificazione in tutta la storia del pugilato mondiale.

Statistiche o no, il ritmo è altissimo fin dal primo round, con Castano che entra subito con qualche combinazione e Charlo che punge col jab. Lo schema si ripropone nelle prime tre riprese, con Jermell che tiene l’ avversario a distanza col jab, sguscia via sulla sinistra appena può e va in clinch alle corde. Castano avanza in guardia chiusa, dà l’impressione di cercare il colpo risolutore ma Charlo non dà spazio né misura. Il finale della quinta ripresa è in lizza per il titolo di Round Dell’ Anno, con un ritmo vertiginoso concluso da un finale con colpi reciproci a centro ring ad infiammare il tutto esaurito della Dignity Health Arena di Carson in California.

Sesto e settimo round tratteggiano una superiorità di Jermell Charlo sempre più chiara, con il texano che anticipa, punge e si muove di continuo frustrando la caccia alle corde dell’ argentino, che col passare dei minuti sembra perdere convinzione e pericolosità. Dall’ottava ripresa il predominio di Charlo è netto, in un tema tattico a carta carbone che documenta l’assenza di un game plan alternativo da parte di Castano. La nona ripresa timbra il ragguardevole totale di 1.000 colpi tentati dai due contendenti, entrambi alla ricerca della combinazione decisiva. Che arriva per Jermell Charlo al decimo round col knock down causato da un suo gancio sinistro apparentemente non devastante, e per di più accusato in ritardo da Castano. È l’antipasto della combinazione diretto sinistro/montante al mento/montante al corpo che spegne definitivamente la luce del peleador di Buenos Aires, spossato e senza più benzina.

Le dichiarazioni di fine match sono quelle che ti aspetti, anche dopo un match per intenditori di questo livello. “È stato snervante, ma volevo fare di questo match il mio match, muovendomi e stancando Castano. Quando l’ ho visto andare a terra nel primo KD ho capito che era finita” (Charlo). “Jermell è un grande campione, ho dato tutto ma è stato più forte” (Castano). Il nome di Jermell Charlo si aggiunge così agli altri sei dei campioni undisputed nell’era delle quattro cinture, con un match impeccabile, spettacolare e redditizio: in tre parole, con pienissimo merito. Con menzione speciale per il tenace Castano, che chiosa a fine serata: “Quello che ci siamo detti nelle settimane prima del match adesso non conta: sono tutte cose che si dicono perché abbiamo delle famiglie da sfamare”. Chapeau.

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