Cazzi miei, le scelte di Gianna Nannini

19 Dicembre 2016 di Paolo Morati

Cazzi miei

Settembre 1990. Siamo a Monaco di Baviera con un amico e girando per il centro ci introduciamo in uno store musicale. Lui è alla ricerca dei vinili di Nena, di difficile reperibilità in Italia, e mentre camminiamo tra corsie e scaffali ci scontriamo con un grosso cartellone promozionale con su scritto Scandalo. È l’ultimo disco di Gianna Nannini, ormai da una decina d’anni molto celebre in Germania, ancor prima che da noi dove il suo rock mitteleuropeo aveva inizialmente faticato a sfondare. Un disco duro e scarsamente radiofonico, prodotto da Dave Allen (già con i Cure), le cui ragioni troviamo descritte ampiamente in Cazzi miei, l’autobiografia pubblicata di recente dalla cantante senese per Mondadori. Un libro che nelle prime righe ci lascia disorientati. Il lettore si aspetta il solito racconto della vita, ordinato e con un filo cronologico, e invece viene investito da una serie di immagini che partono da un momento buio, con QUALCUNO (lo scrive proprio così, urlandolo) che diventa il co-protagonista di una storia suddivisa in quattro nuove vite tra sussurri e grida, e al centro la volontà di essere indipendente e fuori da quella che chiama ‘musica business’.

L’attimo che dà via al tutto è quello della realizzazione di Puzzle, l’album della consacrazione, che contiene Fotoromanza, uscito nel 1984. Preludio a un decennio in cui follia e conflitti prendono il sopravvento, con la nostra eroina che alla fine ne esce tuttavia vincitrice. Inizialmente si fa fatica a entrare nel complesso intreccio di parole e situazioni che rispecchiano lo stato d’animo dell’epoca, ma una volta preso il ritmo la lettura carbura e rivela molto non solo della persona Gianna ma anche dell’artista Nannini. E delle sue produzioni, e scelte di vita, difese fino al rischio di crollare di fronte alle pressioni esterne. Tanti episodi raccontati, alcuni noti come la partecipazione di Annie Lennox come tastierista in Latin lover del 1982 (suo il fraseggio in Ragazzo dell’Europa) prodotto da Conny Plank, oppure le accuse dei critici per quel già citato Scandalo, che non ha nulla che fare con la festosa Un’estate italiana, l’inno dei Mondiali di calcio, delle notti magiche, scritto da Giorgio Moroder e duettato con Edoardo Bennato. Altri più personali, come i molti schianti e infortuni, non solo fisici.

Nel mezzo c’è il grande successo di Profumo, trainato da singoli poderosi come Bello e impossibile e Avventuriera, l’intuzione di I maschi, e un percorso di suoni e sperimentazioni sempre con quel QUALCUNO che bussa alle sue corde e cerca di stravolgere e plasmare Gianna Nannini in base ai suoi progetti. Pian piano la storia e di conseguenza la scrittura si rilassa di più, e mentre si parla di Giappone, di sesso e di rapporti fisici e mentali, gli anni scorrono via in nuove vite e canoni, in una Meravigliosa Creatura, e con Sei nell’anima che finisce per essere il passo oltre e sereno e della rinascita nell’album Grazie del 2006.

In Cazzi miei Gianna Nannini tratteggia quindi anche la sua maternità e la lotta per poterci arrivare, il trasferimento in una Londra girata in monopattino, i rapporti con la sua famiglia e il suo essere scomoda fin dati tempi della cover di California. Fino a citare tale Marta Dassù. E chi sarebbe costei? Nientemeno (…) che la sua avversaria nella finale dei campionati toscani di tennis quando aveva 15 anni. All’epoca Gianna doveva scegliere tra restare incollata alla racchetta o mettere il pianoforte sotto le mani. Perse 6-0 6-0, si curò i calli, e scelse la musica. A volte le sconfitte servono, nonostante (o forse anche grazie a) QUALCUNO.

Il dolore è inevitabile, la sofferenza è facoltativa

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