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Carissimo Luigi, Tenco secondo Simone

Paolo Morati 15/04/2016

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Il nome di Luigi Tenco è indissolubilmente legato alla cosiddetta musica d’autore, qualsiasi cosa significhi. La sua scomparsa prematura, un vero e proprio caso che scosse il Festival di Sanremo del 1967 e l’ambiente tutto della musica leggera italiana, ne ha diffuso il mito fino ai giorni nostri. Un mito forte di un omonimo Club, e quindi Premio, operativo da oltre 40 anni. Di lui resta una discografia non semplice, poco mainstream anche per l’epoca, malinconica ma decisa nei suoi tratti di parole e musiche, vittima più volte anche di censure, così lontana dall’imposizione dell’era usa e getta. Riscoprirne le canzoni ‘complicate’ rappresenta un dovere anche per chi preferisce il rumore alla noia apparente che sovviene quando si è pigri e disincantati.

Nei decenni che sono trascorsi dal Sanremo di Ciao amore ciao tanti sono stati i tributi e le interpretazioni di Tenco. E mentre la regista francese Lisa Azuelos sta girando il film Dalida dedicato alla sua compagna di palco (e non solo), Franco Simone ha da poco pubblicato un album intitolato Carissimo Luigi dove ripropone diversi brani del cantautore piemontese di origine ma genovese di adozione. La raccolta ne ripercorre alcuni dei passi del pensiero musicale rivestendoli di arrangiamenti e ritmiche rispettose del messaggio, senza per questo mancare delle cadenze e aperture tipiche dei lavori del cantautore salentino.

Nel disco ci sono quindi i classici come Mi sono innamorato di te, Vedrai vedrai, Lontano lontano, Se stasera sono qui pluri-omaggiati in più stagioni da diversi esponenti della nostra musica, e altri ancora riportati all’attenzione con discrezione e nessuna invadenza, in punta di piedi. È, ad esempio, il caso di Angela e Un giorno dopo l’altro. Fino alla chiusura della title track dove la penna di Franco Simone si rivolge direttamente a Tenco rimpiangendone la mancanza.

Carissimo Luigi nel suo insieme centra il bersaglio, seppure sia un disco non di semplice ascolto per gli impazienti dello zapping radiofonico e digitale facili allo sbadiglio, che di solito hanno bisogno di forti sollecitazioni ritmiche. Colto e attento alle sfumature, Franco Simone (intervistato da noi qualche tempo fa) si conferma dunque qui interprete sensibile, forte di una carriera quarantennale sempre a cavallo tra Italia e America Latina. Dal canto suo Tenco è un autore che va ascoltato e riascoltato, per quella sua capacità di dire cose ‘indicibili’ e non solamente quando si tratta di parlare d’amore. Da non dimenticare in tal senso brani come Cara maestra e Ragazzo mio (splendida la cover che ne fece Loredana Berté nel 1984). Per ricordarlo come grandissimo autore e non soltanto come icona della malinconia.

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