Vuoti a perdere
Carattere italiano
Stefano Olivari 11/09/2008
Oscar Eleni dalla foresta di Otaniemi, in Finlandia, dove le zanzare sono più grandi dei nostri pivot. Trasferta premio della mente al seguito di Azzurra scherzi a parte. Bisognava farlo perché in questo momento se non capisci gli infortuni di Bulleri, grave per non giocare a Belgrado, sanissimo per matare l’Ungheria, se non apprezzi Di Giulio, se non hai comprensione per Cittadini, se hai qualche dubbio su ciglione Soragna, sui nervi scoperti di Mordente, sulle fratturine esterne ed interne, insomma se non giochi con loro, quelli della Nazionale, una piccola casta che gira e giura, ti prendono per disfattista. No, in questo momento l’unico uomo nero, diciamo pure ometto, è il preside Maifredi che gioca la sua partita per la rielezione nei comitati regionali dove, ne siamo sicuri, dovranno andare a giocare anche gli oppositori, quelli che sono stati maestri per anni in questa baita dove la razzia dei pennini e delle gomme ha fatto fare carriere importanti.
Stiamo vicini a questa Nazionale scherzi a parte almeno fino al mercoledì diciassette, dedicato a San Roberto Bellanima, dedicato alla rivincita contro la Bulgaria dove sembra divertirsi un sacco il Jaaber che l’anno scorso ha fatto belle cose per l’organizzazione di Repesa e della Lottomatica. Bisogna stare tutti uniti, raccontandosela un po’, usando fazzoletti profumati per ogni lacrima, perché non bisogna dimenticare: i ragazzi ci mettono l’anima, se sono brocchi non è colpa loro. Bene. Accettiamo l’invito, anche se la diversa anima di un giocatore la vedi sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Quella certa grinta non la insegni, quel coraggio che ti fa andare oltre i tuoi limiti reali viene da dentro, viene se hai la testa sgombra, se non hai fatto troppe sere di ore felici con stuzzichini al bacio ascoltando l’agente che ti racconta favole che un tempo facevano vergognare persino la moglie più premurosa, la più pericolosa delle mine nell’armonia di una squadra.
Di questa Nazionale, che rischia lo straordinario dell’agosto 2009 per andare poi all’ Europeo settembrino in Polonia, che rischia ancora l’ignominia del torneo di relegazione per salvarsi dalla B continentale, come capita spesso ai tennisti, altra categoria che in Italia gode particolari privilegi perché se li critichi sei un nemico e basta, insomma di questa Nazionale non parleremo più fino a quando le bocce si fermeranno. A proposito di tennis, bisogna dire che il Binaghi non sembra meglio del Maifredi, almeno non sembra tanto diverso lo sprofondo tecnico, come del resto nell’atletica, eppure non si dice che nel tennis gli italiani giocano, hanno mille possibilità, ma non vanno mai oltre il terzo turno. Nell’atletica gli italiani corrono, saltano, lanciano, ma come unica scusante per le apparizioni sparizioni nelle gare importanti è che gli altri non si sa davvero cosa bevono. Dire una verità tipo quella del Danilovic da Belgrado sulla fatica che si fa per essere giocatori del Partizan, sul tormento che ti tocca se vuoi essere un professionista senza balie è sempre molto difficile, inciampi sul piede di chi anche col rossetto resta un mediocre travestito.
Nell’Italia del basket tutto è più semplice: quei cagnacci dei club, speriamo che gli eroi delle Caporetto di oggi siano così bravi da urlarlo anche sulla nave che il 28 settembre a Venezia salperà con il nuovo campionato senza mai pensare al Titanic, insomma le società hanno fatto il disastro scoprendo che non conveniva allevare giocatori, pagare bene allenatori per le giovanili. Poi le società scaricheranno sulla Federazione che a sua volta scaricherà sul sistema scolastico che per ultimo cercherà la difesa spiegando non ci sono insegnanti e palestre. Il cagnone, la sua codona, il coro dei ragazzi infelici che canta la canzone degli anni quaranta più in voga: Ba, ba, baciateci piccine, siamo i campioni del basket sommerso quello che non vi fanno più vedere. Certo la cartina di tornasole sui richiami di certi giocatori potrebbe essere quella di Porto San Giorgio dove non sono riusciti a mettere insieme più di mille persone, rigorosamente in silenzio, per assistere la Nazionale che doveva battere la terribile Ungheria di Nemeth, quella di Montebelluna dove per vedere Benetton-Fortitudo, seppure incomplete, ma con tante novità, c’è stato il tutto esaurito. Cosa ha tenuto lontano dal PalaSavelli la gente non osiamo dirlo, perché del Porto ricordiamo tanti tornei estivi dove facevano il pienone per vedere di tutto, persino la Nazionale femminile. Certo qualcosa non andava nel rapporto con la gente. Mancanza di elettricità, eppure i ragazzi erano italiani a tutti gli effetti, di formazione e disidratazione tecnica, ma non erano bravi abbastanza, ci viene questo dubbio, per scatenare l’entusiasmo che poi ha accompagnato la presentazione della nuova Montegranaro di Shawn Kemp che, come ci dice la Gadza degli orgasmi e del fantagioco, anche a 39 anni, anche dopo un lustro da pensionato, è il massimo che possiamo avere, un lusso per cui si deve ringraziare come per la cioccolata, il big Mac e le zuppe in scatola, chissenefrega del resto.
Già, perché allarmarsi se le cose vanno così male nel verminaio chiamato vivaio. Per capire lo stato delle cose basterebbe sapere che a Milano, la città dell’Olimpia dei 25 scudetti, il nuovo corso imposto dalla gestione Proli-Armani ha sbaraccato quasi tutto e per costruire dalle fondamenta, dopo gli anni del Corbelli salvatore, non si sono fidati di nessuno della città, hanno preso soltanto da fuori, persino l’ortopedico. Ora vedete che non è facile ricostruire in nessun posto e mentre stiamo per dire addio a Napoli, che poi sarà rimpianta come Torino, Firenze, Genova, Palermo, ci avviamo verso la stagione delle scoperte e delle rielezioni sapendo già chi sono i buoni e chi sono i cattivi, sapendo chi ha pensato basket e chi dice di averlo fatto con purezza di cuore pur sapendo che non è vero. Pagelle ascoltando la famosa canzone su Eulalia Torricelli da Forlì come suggerisce il Gherardini da Toronto.
10 A Carlo RECALCATI per le sue 200 panchine azzurre, per l’impegno nella battaglia a favore di un basket che ritrovi la spinta italiana, una scuola, un vivaio decente, che trovi con umiltà gli appunti che hanno permesso ad altri, tipo Spagna, di essere quello che sono e se ci lamentiamo della concorrenza per lo smembramento di Stati che hanno partorito Nazionali fortissime cosa dovrebbero dire in Serbia ed Argentina dove i giocatori nascono e salutano? 10 BIS: A Franco CORRADO, presidente della Lega che, giustamente, in un periodo dove si spara al piccione federale, dove il presidente di lega viene trattato malissimo, vuole almeno il riconoscimento della buonissima idea della presentazione sulla nave nella Laguna veneziana. Lui è un tipo tosto che si batte, ma la Lega è sempre slegata, però non sarebbe giusto negare a Corrado quello che si merita e da quando è arrivato lui c’è sempre il sogno e la speranza che un giorno, magari al Lido, magari sulla nave, i proprietari, badate bene i proprietari si trovino per cercare una linea comune di sviluppo. 9 A POETA e CINCIARINI perché sono stati i primi a ribellarsi quando ci si domandava se la Nazionale dove stavano giocando era stata sorpresa su Scherzi a parte. Hanno dato il massimo e non è certo con loro che ce la possiamo prendere. 8 A Don HASKINS, in memoria, perché l’allenatore di Texas Western, l’uomo di Glory Road che sfidò l’America con i suoi bravi giocatori, erano tutti di colore, ma per lui erano soltanto bravi giocatori e non una sfida ai razzisti tipo Rupp, questo gigante ha ispirato non soltanto giovani allenatori, ma ha insegnato a combattere per le cose in cui si crede e alla malora chi ancora fa la zona nel settore gi
ovanile. 7 Ad Enzo LEFEVRE il vulcano che ha lasciato un marchio ovunque si è messo a lavorare, uno che ha sputato in faccia al destino e alla chemio, per essere riuscito a portare il basket sulla nave nella laguna di Venezia, insistendo per una presentazione del campionato che finalmente ci farà stare tutti sulla stessa barca: allievi di, fidipu e fidipa, brava e cattiva gente, bravi e cattivi dirigenti, bravissimi e cattivissimi giornalisti. 6 A Sasha DANILOVIC che, nella battaglia estiva dove Virtus e Fortitudo hanno animato il cortile di un basket che rischiava l’oscuramento totale, ha tirato fuori la sua ironia per spiegare che affidare la costruzione di una squadra ad un pivot, nel caso Savic, non poteva portare a niente di buono. Ci piace questo tipo di battaglia, ma ci vuole testa per farla e poi smentire l’uomo del tre più uno sarà una bella spinta per cui Savic e la Fortitudo dovrebbero ringraziare, così come la Virtus. 5 A Gianni PETRUCCI se non ci farà sapere subito chi sono davvero i suoi candidati. Per adesso sappiamo soltanto chi non accetterà mai di lavorare con lui. 4 A Giorgio ARMANI che fra i tanti dieci che merita si prende questo gelminiano votaccio per aver girato le spalle al vecchio Palalido, parliamo di partite ufficiali, non di allenamenti, di sede, di progetto casa Olimpia che dovrebbe essere completato presto, si spera, perché era il salotto per le notti fredde, per le giornate dove si stava bene anche senza la grande folla, per momenti di riflessione nella città dell’EXPO che ancora non riesce a collegare il palazzone fuori di mano con la sua metropolitana. 3 All’ASSOCIAZIONE GIOCATORI per non aver tenuto duro sullo sciopero. Ci saremmo risparmiati questo viaggio nel nulla, avremmo potuto recriminare senza essere smentiti. 2 Ad Andrea BARGNANI che, nel momento in cui tutti quelli che hanno dimenticato il suo europeo in Spagna, ti appare sorridente nelle foto della sua vacanza attiva, ti sbuca all’improvviso sul campo all’aperto del Lido milanese per tirare un po’. 1 A Tony PARKER che non riesce a far volare la Francia più di quanto Bulleri riesce a fare con l’Italia. Scoprire che il sacrificio di un uomo NBA non basta fa venire ancora più paura del futuro. 0 Alla FEDERAZIONE, quindi a Maifredi, perché in questo momento è la cosa più facile, per la delizia dell’opposizione interna che dice e non dice, contrasta e non contrasta, se non riuscirà a risolvere lo scandalo Napoli nel giro di pochi giorni. Siamo già nel girone infernale dove i diavoli ci spingono fuori dall’Europa per Nazioni, basta ed avanza.
Stiamo vicini a questa Nazionale scherzi a parte almeno fino al mercoledì diciassette, dedicato a San Roberto Bellanima, dedicato alla rivincita contro la Bulgaria dove sembra divertirsi un sacco il Jaaber che l’anno scorso ha fatto belle cose per l’organizzazione di Repesa e della Lottomatica. Bisogna stare tutti uniti, raccontandosela un po’, usando fazzoletti profumati per ogni lacrima, perché non bisogna dimenticare: i ragazzi ci mettono l’anima, se sono brocchi non è colpa loro. Bene. Accettiamo l’invito, anche se la diversa anima di un giocatore la vedi sempre, nella buona e nella cattiva sorte. Quella certa grinta non la insegni, quel coraggio che ti fa andare oltre i tuoi limiti reali viene da dentro, viene se hai la testa sgombra, se non hai fatto troppe sere di ore felici con stuzzichini al bacio ascoltando l’agente che ti racconta favole che un tempo facevano vergognare persino la moglie più premurosa, la più pericolosa delle mine nell’armonia di una squadra.
Di questa Nazionale, che rischia lo straordinario dell’agosto 2009 per andare poi all’ Europeo settembrino in Polonia, che rischia ancora l’ignominia del torneo di relegazione per salvarsi dalla B continentale, come capita spesso ai tennisti, altra categoria che in Italia gode particolari privilegi perché se li critichi sei un nemico e basta, insomma di questa Nazionale non parleremo più fino a quando le bocce si fermeranno. A proposito di tennis, bisogna dire che il Binaghi non sembra meglio del Maifredi, almeno non sembra tanto diverso lo sprofondo tecnico, come del resto nell’atletica, eppure non si dice che nel tennis gli italiani giocano, hanno mille possibilità, ma non vanno mai oltre il terzo turno. Nell’atletica gli italiani corrono, saltano, lanciano, ma come unica scusante per le apparizioni sparizioni nelle gare importanti è che gli altri non si sa davvero cosa bevono. Dire una verità tipo quella del Danilovic da Belgrado sulla fatica che si fa per essere giocatori del Partizan, sul tormento che ti tocca se vuoi essere un professionista senza balie è sempre molto difficile, inciampi sul piede di chi anche col rossetto resta un mediocre travestito.
Nell’Italia del basket tutto è più semplice: quei cagnacci dei club, speriamo che gli eroi delle Caporetto di oggi siano così bravi da urlarlo anche sulla nave che il 28 settembre a Venezia salperà con il nuovo campionato senza mai pensare al Titanic, insomma le società hanno fatto il disastro scoprendo che non conveniva allevare giocatori, pagare bene allenatori per le giovanili. Poi le società scaricheranno sulla Federazione che a sua volta scaricherà sul sistema scolastico che per ultimo cercherà la difesa spiegando non ci sono insegnanti e palestre. Il cagnone, la sua codona, il coro dei ragazzi infelici che canta la canzone degli anni quaranta più in voga: Ba, ba, baciateci piccine, siamo i campioni del basket sommerso quello che non vi fanno più vedere. Certo la cartina di tornasole sui richiami di certi giocatori potrebbe essere quella di Porto San Giorgio dove non sono riusciti a mettere insieme più di mille persone, rigorosamente in silenzio, per assistere la Nazionale che doveva battere la terribile Ungheria di Nemeth, quella di Montebelluna dove per vedere Benetton-Fortitudo, seppure incomplete, ma con tante novità, c’è stato il tutto esaurito. Cosa ha tenuto lontano dal PalaSavelli la gente non osiamo dirlo, perché del Porto ricordiamo tanti tornei estivi dove facevano il pienone per vedere di tutto, persino la Nazionale femminile. Certo qualcosa non andava nel rapporto con la gente. Mancanza di elettricità, eppure i ragazzi erano italiani a tutti gli effetti, di formazione e disidratazione tecnica, ma non erano bravi abbastanza, ci viene questo dubbio, per scatenare l’entusiasmo che poi ha accompagnato la presentazione della nuova Montegranaro di Shawn Kemp che, come ci dice la Gadza degli orgasmi e del fantagioco, anche a 39 anni, anche dopo un lustro da pensionato, è il massimo che possiamo avere, un lusso per cui si deve ringraziare come per la cioccolata, il big Mac e le zuppe in scatola, chissenefrega del resto.
Già, perché allarmarsi se le cose vanno così male nel verminaio chiamato vivaio. Per capire lo stato delle cose basterebbe sapere che a Milano, la città dell’Olimpia dei 25 scudetti, il nuovo corso imposto dalla gestione Proli-Armani ha sbaraccato quasi tutto e per costruire dalle fondamenta, dopo gli anni del Corbelli salvatore, non si sono fidati di nessuno della città, hanno preso soltanto da fuori, persino l’ortopedico. Ora vedete che non è facile ricostruire in nessun posto e mentre stiamo per dire addio a Napoli, che poi sarà rimpianta come Torino, Firenze, Genova, Palermo, ci avviamo verso la stagione delle scoperte e delle rielezioni sapendo già chi sono i buoni e chi sono i cattivi, sapendo chi ha pensato basket e chi dice di averlo fatto con purezza di cuore pur sapendo che non è vero. Pagelle ascoltando la famosa canzone su Eulalia Torricelli da Forlì come suggerisce il Gherardini da Toronto.
10 A Carlo RECALCATI per le sue 200 panchine azzurre, per l’impegno nella battaglia a favore di un basket che ritrovi la spinta italiana, una scuola, un vivaio decente, che trovi con umiltà gli appunti che hanno permesso ad altri, tipo Spagna, di essere quello che sono e se ci lamentiamo della concorrenza per lo smembramento di Stati che hanno partorito Nazionali fortissime cosa dovrebbero dire in Serbia ed Argentina dove i giocatori nascono e salutano? 10 BIS: A Franco CORRADO, presidente della Lega che, giustamente, in un periodo dove si spara al piccione federale, dove il presidente di lega viene trattato malissimo, vuole almeno il riconoscimento della buonissima idea della presentazione sulla nave nella Laguna veneziana. Lui è un tipo tosto che si batte, ma la Lega è sempre slegata, però non sarebbe giusto negare a Corrado quello che si merita e da quando è arrivato lui c’è sempre il sogno e la speranza che un giorno, magari al Lido, magari sulla nave, i proprietari, badate bene i proprietari si trovino per cercare una linea comune di sviluppo. 9 A POETA e CINCIARINI perché sono stati i primi a ribellarsi quando ci si domandava se la Nazionale dove stavano giocando era stata sorpresa su Scherzi a parte. Hanno dato il massimo e non è certo con loro che ce la possiamo prendere. 8 A Don HASKINS, in memoria, perché l’allenatore di Texas Western, l’uomo di Glory Road che sfidò l’America con i suoi bravi giocatori, erano tutti di colore, ma per lui erano soltanto bravi giocatori e non una sfida ai razzisti tipo Rupp, questo gigante ha ispirato non soltanto giovani allenatori, ma ha insegnato a combattere per le cose in cui si crede e alla malora chi ancora fa la zona nel settore gi
ovanile. 7 Ad Enzo LEFEVRE il vulcano che ha lasciato un marchio ovunque si è messo a lavorare, uno che ha sputato in faccia al destino e alla chemio, per essere riuscito a portare il basket sulla nave nella laguna di Venezia, insistendo per una presentazione del campionato che finalmente ci farà stare tutti sulla stessa barca: allievi di, fidipu e fidipa, brava e cattiva gente, bravi e cattivi dirigenti, bravissimi e cattivissimi giornalisti. 6 A Sasha DANILOVIC che, nella battaglia estiva dove Virtus e Fortitudo hanno animato il cortile di un basket che rischiava l’oscuramento totale, ha tirato fuori la sua ironia per spiegare che affidare la costruzione di una squadra ad un pivot, nel caso Savic, non poteva portare a niente di buono. Ci piace questo tipo di battaglia, ma ci vuole testa per farla e poi smentire l’uomo del tre più uno sarà una bella spinta per cui Savic e la Fortitudo dovrebbero ringraziare, così come la Virtus. 5 A Gianni PETRUCCI se non ci farà sapere subito chi sono davvero i suoi candidati. Per adesso sappiamo soltanto chi non accetterà mai di lavorare con lui. 4 A Giorgio ARMANI che fra i tanti dieci che merita si prende questo gelminiano votaccio per aver girato le spalle al vecchio Palalido, parliamo di partite ufficiali, non di allenamenti, di sede, di progetto casa Olimpia che dovrebbe essere completato presto, si spera, perché era il salotto per le notti fredde, per le giornate dove si stava bene anche senza la grande folla, per momenti di riflessione nella città dell’EXPO che ancora non riesce a collegare il palazzone fuori di mano con la sua metropolitana. 3 All’ASSOCIAZIONE GIOCATORI per non aver tenuto duro sullo sciopero. Ci saremmo risparmiati questo viaggio nel nulla, avremmo potuto recriminare senza essere smentiti. 2 Ad Andrea BARGNANI che, nel momento in cui tutti quelli che hanno dimenticato il suo europeo in Spagna, ti appare sorridente nelle foto della sua vacanza attiva, ti sbuca all’improvviso sul campo all’aperto del Lido milanese per tirare un po’. 1 A Tony PARKER che non riesce a far volare la Francia più di quanto Bulleri riesce a fare con l’Italia. Scoprire che il sacrificio di un uomo NBA non basta fa venire ancora più paura del futuro. 0 Alla FEDERAZIONE, quindi a Maifredi, perché in questo momento è la cosa più facile, per la delizia dell’opposizione interna che dice e non dice, contrasta e non contrasta, se non riuscirà a risolvere lo scandalo Napoli nel giro di pochi giorni. Siamo già nel girone infernale dove i diavoli ci spingono fuori dall’Europa per Nazioni, basta ed avanza.
Oscar Eleni