Captain Tsubasa: Rise of new champions, il videogioco di Holly e Benji

16 Settembre 2020 di Indiscreto

Captain Tsubasa: Rise of new champions è un videogioco calcistico uscito a fine agosto fa ma che abbiamo avuto per le mani soltanto nei giorni scorsi: abbiamo letto sul web diverse recensioni negative o molto critiche (approfondita quella di Tom’s Hardware), prima di scrivere la nostra volevamo come minimo giocare qualche partita, scroccando la PS4 ad un amico e lasciando per una mezzora la trincea del retrogaming. Solo curiosità, nessuna ambizione di fare i giovani.

Spoileriamo subito il nostro non autorevole giudizio di vecchi cresciuti con Pong e diventati uomini, si fa per dire, con il Commodore 64: in Captain Tsubasa non c’è niente di geniale o di sorprendente, ma piacerà a chi ama Holly e Benji e a chi ama la modalità arcade, senza trasformare i videogiochi in un secondo lavoro, al di là del fatto che spesso manchi il primo. C’è insomma abbastanza poco da ragionare, tutto scompare di fronte al piacere di essere in campo con Mark, Tom e Danny (che non si chiamano Mark, Tom e Danny) in un ambiente meraviglioso.

Per l’1% della popolazione che non lo sa: Captain Tsubasa è da noi conosciuto, per via del cartone animato andato in onda dal 1986 sulle reti Fininvest, come Oliver Hutton, cioè Holly. Ma concentriamoci sul videogioco della Bandai Namco che abbiamo visto in vendita su Amazon a 52 euro. Non amiamo la modalità storia, in quasi nessun videogioco, noi vogliamo giocare: grazie al nostro amico la saltiamo quindi a piedi pari anche qui, fra Episodio Tsubasa ed Episodio New Hero (in quest’ultimo si può configurare il giocatore, ma ci sembra abbia più senso in FIFA o PES). Viva il gameplay, quindi.

Che nel caso di Captain Tsubasa: Rise of new champions è di tipo arcade, come già detto, ma come non ne vedevamo da tantissimo tempo. Apparentemente si possono scegliere moduli e tattica di gioco, ma in realtà sul campo tutto ci riporta indietro di almeno 20 anni, con giocatori che paiono (almeno a noi, sulla base di poche partite) muoversi a caso. Non c’è quindi alcuna lezione particolare da apprendere, se non quella di usare i colpi speciali dei campioni e di tirare appena è possibile e appena si ha l’energia giusta. Certo si consuma stamina (o spirito), ma come accadeva nei giochi di una volta è di solito meglio fare qualcosa puntando sul casino che aspettare.

Di fatto non esistono falli, i dribbling sono difficili o comunque casuali (almeno per noi: da sottolineare che un mediocre giocatore di FIFA può da subito giocare a Captain Tsubasa) e tutto è un po’ confusionario. Bella però la grafica, belli gli effetti, troviamo in ogni caso assurdo confrontarlo con un videogioco moderno di calcio basato sulle squadre vere. Holly e Benji è il nostro cartone animato, per noi l’unico mai guardato dopo i 12 anni di età, senza troppi ragionamenti.

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