Canada-Russia e poi morire

13 Maggio 2011 di Igor Lario Novo

di Igor Lario Novo
L’intuizione di Spezza, l’ingenuità canuck, l’attesa per Kovalchuk, il Mondiale verso la fine, il gioco che parte dalla difesa e i segnali degli arbitri.

1. L’ultimo quarto di finale tra Canada e Russia è stata tutto quanto di straordinario solo l’hockey su ghiaccio sa offrire. Un vero spot. È successo di tutto. Un match appassionante sin dal primo istante. Tanta velocità, tanta tecnica, tanta grinta. Hanno sputato sangue. Letteralmente. E hanno offerto un grande spettacolo. Alla fine hanno vinto i russi. 2 a 1. Meritatamente. Hanno avuto meno controllo del puck. Vero. Ma maggiore qualità. Hanno tirato molto meno. Vero anche questo (37 conclusioni canuck a 20). Ma hanno tirato meglio. Con più pericolosità. Primo periodo (0-0) di grande intensità. Con molte occasioni buone da una parte e dall’altra. Ma senza reti. Poi, all’inizio del secondo periodo, Canadesi in vantaggio con una grande intuizione di Jason Spezza e Alex Pietrangelo. In un momento di grande pressione, intorno al 25esimo, i russi sfiorano il gol (deviazione di spalla di Johnathan Bernier su conclusione di Alexei Kaigorodov). Jason Spezza si propone immediatamente in attacco dimenticato dagli avversari. Alex Pietrangelo lo vede e lo pesca appena oltre la metà ghiaccio con un lungo ma preciso passaggio. Il grande talento canadese si invola tutto solo e fredda Konstantin Barulin raso ghiaccio tra i gambali. Giocata spettacolare e di grandissima qualità. Sintesi di questo bellissimo sport. Non ti puoi distrarre nemmeno mezzo secondo. Giocatori e squadre di alto livello te la fanno pagare. E i canadesi non mancano né di grandi giocatori né di spirito di squadra.
2. Il secondo periodo (1-0) è poi proseguito con una serie di scontri (non tutti fortuiti) che hanno determinato diverse penalità minori (4, con un 2+2, sul conto dei canadesi e 2 contro i russi). Anche qualche ferita (un naso rotto, un labbro spaccato). E parecchio sangue (ma grande fair play in campo, grande rispetto e regolarità). Nessuno ha saputo approfittare delle superiorità numeriche. Nemmeno i russi con un 5 contro 3. Il box play canadese ha funzionato alla grande. A metà del terzo periodo (0-2), però, c’è stata la svolta. Di nuovo proprio in un momento di grande pressione di una squadra ha colpito l’altra. Installati nel terzo russo, intorno al 48esimo, i canadesi preferiscono tentare l’assalto decisivo piuttosto che andare al cambio volante e mettere forze fresche sul ghiaccio. Peccato di ingenuità per i giovani canuck. Che si sfiancano e rimangono piantati sui pattini. Non li perdona Alexei Kaigorodov (folletto dei Mettallurg Magnitogorsk, che ha sulle spalle il 55 che l’anno scorso era di Sergei Gonchar) che recupera il disco nel suo terzo, semina due avversari come fossero statue di sale e va a infilare solo soletto l’incolpevole Johnathan Bernier nel sette dalla parte del bastone. Un brutta botta per i canadesi. Che stavano giocando bene e sembravano in grado di portare a casa la vittoria.
3. Un pareggio che ispira di nuovo Ilya Kovalchuk. Atteso da tutti (tranne che dai canadesi), il primo gol nel torneo dell’ala russa è di nuovo un gol pesantissimo. Tre minuti dopo il pareggio, Alexander Radulov guadagna spazio dietro la gabbia avversaria. Il 71 arriva a rimorchio al centro dalla blu e viene pescato con precisione chirurgica dal compagno di linea. Il tiro coglie leggermente in contropiede l’estremo difensore canadese. Che nulla può e che viene trafitto tra i gambali. Il sogno della nazionale canadese finisce qui. Inutile l’assalto finale. La Russia ha in mano la vittoria e non se la lascerà scappare. Con tutti i russi che hanno riempito la Orange Arena di Bratislava in delirio. Tutti meno uno. Slava Bykov. Che, come suo solito, non abbozza neanche un timido sorriso. La strada è ancora lunga. Lui è abituato a vincere. Sorriderà forse. Ma solo se porta a casa il titolo (e non è detto lo stesso).
4. Negli altri incontri dei quarti di finale tutto secondo programma.
La Cechia continua a non prendere gol ma a segnarne molti. 4 a 0 agli Stati Uniti. Svedesi avanti ancora. Germania regolata in scioltezza 5 a 2. Ai Finlandesi è bastato un tempo (il 2°) per chiudere la pratica con la Norvegia. 4 a 1 il finale. Il Mondiale si avvia alla conclusione quindi. Con grandi partite ancora da offrire.
5. Nelle curiosità odierne vorremmo quindi dare qualche indicazione per seguire una partita di hockey. Con un occhio alle caratteristiche delle squadre ancora in lotta. L’hockey è uno sport velocissimo (dal vivo la velocità si apprezza molto di più). Succedono tante cose in un poco tempo. Non ci si può distrarre nemmeno da spettatori. Una delle cose più belle da osservare è come si forma il gioco. Un giocatore si ferma dietro la gabbia del proprio portiere. I suoi compagni iniziano a fare circling, a guadagnare ghiaccio incrociandosi, per liberarsi per un passaggio o un tiro. Guardate le bellissime combinazioni degli svedesi e dei russi. Cincischiare troppo col disco nel proprio terzo di difesa significa spesso dove subire il forechecking (pressing) avversario. Che cerca di spezzare l’azione e costringere al lancio lungo. Lancio che se necessario si preferisce effettuare nell’angolo opposto. Per dare tempo alla propria squadra di salire. Sapere lavorare bene negli angoli può aprire varchi importanti davanti alla gabbia. Gli svedesi sono assoluti maestri in questo. Escono col disco sul bastone pronti allo scarico 9 volte su 10. Coi cechi non sarà così semplice. Loro sono eccellenti nel gioco difensivo (il loro rigore difensivo è assoluto e quasi proverbiale). Nel gioco d’attacco eccellono i russi. Nessuno riesce a fare quello che fanno loro alla velocità alla quale la fanno loro. Bisogna fare in modo di stancarli. Di farli girare a vuoto. A questo penseranno i finlandesi. Affondare i body check per tutta la partita è una caratteristica e una capacità tutta loro. Che per contro, quando si propongono in avanti, propongono sempre un gioco arioso. Sono grandissimi pattinatori.
6. Sul ghiaccio ci sono anche 4 arbitri con le caratteristiche maglie a strisce verticali bianconere (2 arbitri principali, con le fasce rosse sul braccio, e 2 giudici di linea). A differenza del calcio, ogni interruzione di gioco e ogni infrazione vengono comunicate alla giuria e al pubblico immediatamente. E per questo servono segnali convenzionali. Uno spettatore sa sempre il motivo per il quale il gioco viene o no interrotto. Tralasciamo quelli che mimano le infrazioni dei giocatori. Sono troppe (e se guardate la partita in TV ci sarà un telecronista che le sa per voi). I segnali che aiutano sono quelli che si vedono durante il gioco. Un giudice di linea appostato sulla linea blu che allarga entrambe le braccia formando una T indica che non c’è icing (liberazione vietata. Nell’hockey non si può semplicemente spedire il disco dall’altra parte della pista per togliersi dagli impicci. È considerato antisportivo e si viene penalizzati con un ingaggio nel proprio terzo di difesa) o fuorigioco. Il gioco quindi continuerà. Un arbitro usa lo stesso segnale per dire che non c’è penalità. Oppure non c’è gol (viceversa in occasione di una rete l’arbitro punta il braccio verso la porta). Un arbitro che pattina con un braccio alzato e l’altro puntato su un giocatore sta dicendo che quel giocatore sarà penalizzato, ma il gioco può continuare in virtù della regola del vantaggio (che nell’hockey è sistematica e termina non appena la squadra penalizzat

a rientra in possesso del disco oppure subisce un gol). Ricordate poi che i giocatori fanno turni di ghiaccio di 1 minuto circa. Cercate di identificare la composizione delle linee e come queste vengono schierate e cambiate in corso d’opera dagli allenatori. E se vedete un giocatore fermarsi improvvisamente, o se lo vedete spedire il disco a fondo pista, senza un apparente motivo, non stupitevi. Molto probabilmente c’è un cambio di linea in corso. Voi approfittatene. Organizzatevi con la birra prima. E buon divertimento!

Igor Lario Novo
(in esclusiva per Indiscreto)

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