Campioni e Nocioni

18 Maggio 2015 di Oscar Eleni

Appendice eleniana dopo il fine settimana bolognese con i maturi baskettari che ora possono anche diventare qualcosa di più dei soliti, patetici, prigionieri del sogno. Ci sono uomini in questo gruppo che magari zoppicano, tossiscono, però hanno idee, stile. Una cosa che manca lassù dove comandano e quaggiù dove credono di poter comandare.

Ci voleva la finale di Eurolega a Madrid per capire il motivo della caccia aperta in FIBA contro una organizzazione privata che non umilia mai i suoi associati, li ascolta spesso e non li comanda senza quasi interpellarli. A mister Jones e al maestro Stankovic il basket mondiale deve tantissimo, ma era giusto che la massima manifestazione per club fosse gestita dalle società che hanno il diritto di guadagnarci visto che spendono così tanto. Petrucci, ovviamente, sta con la FIBA perché lui vorrebbe la Nazionale a colazione e anche a cena, lo fa perché qui quando parla con la Lega sente un brivido, scoprendo che si possono avere ruoli anche non sapendo niente, perché ancora non gli hanno detto che la potente Milano potrebbe cambiare cavalli da mandare alle riunioni ULEB se, come si dice, riporterà alla ribalta il reggiano Prandi, ex presidente di Lega, uno che aveva passione, competenza, che sapeva leggere nelle carte del passato e guardare anche avanti.

Ha vinto il Real, ha vinto Pablo Laso. Sulla novena, il nono titolo per la casa blanca, dopo vent’anni di tormentate caccie finite quasi sempre male, spesso all’atto conclusivo, non avevamo tanti dubbi. Unica rivale seria sembrava il CSKA multimiliardario. Hanno fallito perché quando “culo morde pigiama”, detto della scuola slava che si adatta benissimo, soprattutto alla gente che viene dall’Est, tutto cambia. I Teodosic ti rallegrano quando si mangiano fragole e panna, ma se gira storta li perdi, peggio, giocano contro. Non solo Teo, pensate alle grandi eliminate della seconda fase e dei playoff. Nello stesso Real i dioscuri spagnoli erano in rottura prolungata, pessimo Fernandez, appena decoroso Rodriguez, su Reyes condividevamo, a suo tempo, l’idea negativa che aveva il Messina licenziato, forse, anche per questo, visto che in casa bianca comandano, giustamente fuori, ma ingiustamente dentro, quelli che hanno una storia vera con il Real. Per Llull bisogna dire che ha fatto progressi, certo se va a tutto gas e non esagera nella ricerca dello spettacolare diventa importante, vedremo se la penserà così anche Scariolo che ora dovrebbe avere meno impicci dai veterani di Catalogna perché con l’età sanno di non poter stare sempre in campo.

Certo il vero vincitore è Laso, allenatore che non recita tanto, non si vende tanto, non fa il supercompetente, cercando di essere soltanto pragmatico, cosa che non piace alla preziosa (invidiata? Ma dai…) scuola italiana. Ad agosto non sapeva ancora se gli avrebbero rinnovato il contratto. Così è la vita degli allenatori. Ti mettono sulla graticola prima di cominciare e se hai giocatori vili la paghi, prima o poi. L’anno scorso perse tutto. Da lui non è successo perché l’anima della squadra era in mano a Nocioni. Vero giganton. Perché quasi tutti sono stati dalla sua parte e persino Bourousis, ininfluente nelle due partite che portavano al titolo, alla fine sembrava felice, a parte la piccola cappellina di mettersi sulle spalle la bandiera greca mentre la squadra di Atene usciva in lacrime avendo scoperto che Spanoulis può ancora fare qualche miracolo, il finale col CSKA partendo da 0 su 11, ma è sicuramente un campione che a certi ritmi perde il filo. Si era visto in stagione, ci si era rimangiati tutto nella semifinale. Sapete come funziona nel mondo della critica in pantofole: qui lo diciamo qui lo neghiamo, da sempre, nella storia dello sport, del cinema, dell’arte, vaglielo a raccontare ai critici del tempo che le Donne di Algeri del Picasso è la tela battuta al maggior prezzo nella storia della pittura.

Comunque sia, gloria all’Olympiakos perché contro i russi ha messo in campo anche cinque greci. Noi ce la sognamo una realtà del genere. Quasi quasi non riusciamo a mettere i cinque migliori italiani quando c’è in campo la Nazionale. Paturnie nazionalpopolari adesso che Aito vuole Luca Vitali a Gran Canaria e nessuno, ma proprio nessuno, ha ancora dichiarato che senza Bargnani si sentirà perduto.

Dicevamo del palazzo di Madrid, della scenografia ULEB, del mondo intorno alle tre giornate castigliane. Abissi, se pensiamo alla nostra coppetta nel fumo e nei labrinti di Desio. Da loro arriva il re Felipe VI, grande appassionato di sport, da noi fai fatica a muovere gli assessori.

Il Real dopo vent’anni, dalla fiesta con Sabonis a questa con Nocioni. Certi veterani si prendono sempre, altri si lasciano al peggior offerente e non ci si inguaia vita ed allenamenti. Sapete bene che quasi tutti, nella serie A delle scimmiette, non vedono quello che appare evidente, non sentono quello che potrebbe aiutarli a migliorare, non parlano perché non saprebbero cosa dire. Per le televisioni mondiali la finale di eurolega è stata giocata alle ore 20 nella Spagna che ritarda sempre tutto, anche se da un po’ hanno deciso che la movida può finire in orari giusti se il mattino dopo devi lavorare o anche studiare. Qui da noi la Lega del super-io spigoloso accetta le 20 del lunedì perché alla Rai serve così, poi che si fottano i giornali e le loro ansie di chiusure anticipate. Certo non ci si può piegare a tutti, ma scegliere vie di mezzo avrebbe un senso. Molte squadre, potendo, prendiamo Bologna, ma anche la stessa Milano, faranno le trasferte in giornata. Partenza al mattino ritorno di notte. Meno spese, meno tempo buttato via.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

P.S. Per i lettori di questa rubrica appuntamento a bocce ferme dopo la prima smazzata ai play off, salvo interventi volanti come questo.

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