Campari o Martini?

23 Novembre 2016 di Indiscreto

La morte di Rosa Anna Magno Garavoglia, azionista di controllo del gruppo Campari, ci ha ricordato che dietro a marchi famosi in tutto il mondo ci sono storie familiari anche molto complesse, con le questioni personali che a volte prevalgono. La storia della famiglia Campari, come proprietaria, era finita nel 1982, quando l’ultima erede dell’azienda fondata a Milano nel 1860 vendette a Domenico Garavoglia (marito, da anni defunto, della signora Rosa) e ad Erinno Rossi, già dirigenti del gruppo. Qualche anno dopo Rossi avrebbe venduto le sue quote e quindi la Campari, al netto delle architetture finanziarie, è sotto il controllo della famiglia Garavoglia, con la minoranza a fondi di investimento, banche d’affari e piccoli azionisti. A noi interessa soprattutto come marchio italiano famoso nel mondo, a sua volta proprietario di altri marchi storici (Cinzano, Cynar, Zedda Piras, Aperol, Amaro Averna…), e base di storici cocktail: dal Negroni, più o meno sbagliato, all’Americano.

Il telefonatissimo ‘Di qua o di là’ è ovviamente con il Martini, nato come azienda in Piemonte più o meno negli stessi anni della Campari e che nel 1993 si è fuso con la Bacardi. Nelle sue varie versioni anche il Martini è base di infiniti cocktail, ma non si può negare che quando ordiniamo qualcosa al bar siamo molto condizionati dal marchio, oltre che dal gusto. Cosa ci evoca quel marchio, cosa ci ricorda, cosa pensiamo suggerisca a chi abbiamo davanti. In sintesi: Campari o Martini? Al di là del fatto che in diversi cocktail (Americano e Negroni) convivano felicemente per la gioia dell’Uomo Indiscreto, mentre la Donna si accontenta del suo prosecchino o del suo Morellino.

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