Cammino di Santiago, corsa di Mariluz

20 Ottobre 2015 di Silvana Lattanzio

Correre ha sempre un senso, a volte anche di più. Come nel caso del Cammino di Santiago di Compostela, l’affascinante percorso nel nord della Spagna, che l’atleta caraibica Mariluz Vinas ha corso nella sua interezza, 780 chilometri, per realizzare una sfida importante: raccogliere soldi per la Fondazione St. Jude, della Repubblica Dominicana, che aiuta i bimbi malati di cancro che non hanno risorse economiche per potersi curare. La fondazione copre totalmente le spese mediche, diagnosi e cure comprese. E quindi proprio di sfida si è trattato, non solo fisica ma, soprattutto, emotiva e mentale.

Mariluz Vinas ha corso per 15 giorni una media di 52 chilometri al giorno, un totale di quasi 19 maratone, da Saint Jean Pied de Port, paese dalla magica atmosfera nei Pirenei francesi, fino a Santiago per cercare nel suo piccolo di fare qualcosa di grande. E infatti ha portato a termine la sua impresa. Per descrivere il suo spirito, già dai primi giorni, usiamo le parole che ci ha detto: “Siamo al 23esimo chilometro della tappa di oggi; ne mancano solo 37”. Molti avrebbero detto: “Ne mancano ancora 37”. Correndo ha incontrato gruppi di pellegrini ai quali si è fermata a spiegare la sua causa, raccogliendo così anche alla spicciolata fondi che si possono donare con bonifico bancario (Iban: ES1121001785440200258690, Swift CAIXESBBXXX). Ogni giorno Mariluz ha corso per un bimbo in particolare, infatti lei li conosce personalmente a uno a uno ed è proprio questo filo diretto che l’ha commossa ogni giorno quando, prima di partire, dedicava loro un video-messaggio: “Insieme ce la possiamo fare”. E infatti le strade sono scorse veloci sotto la sua implacabile falcata che, costante, è avanzata sempre con rinnovata energia; la piccola/grande atleta a volte procedeva di corsa a volte a passo di nordic walking, disciplina nella quale è istruttrice e che, con la tecnica perfetta, poco si differenzia dalla prima.

 

Ma quali le sensazioni lungo tutto questo interminabile tragitto? “È la magia del Camino, mi sono sempre sentita benissimo, nessun dolore, stessa forza e stesso entusiasmo ogni mattina che ripartivo. Non so se è stata la forte motivazione, il team affiatato che mi ha seguito, la grande preparazione che ho fatto”. O forse è stato tutto questo insieme. Per quanto riguarda il luogo più suggestivo, Mariluz non ha esitazioni: “Sulla cima di una piccola salitina, a La Cruz, una specie di monolite sulla cui punta si staglia una croce di ferro e dove alla sua base i pellegrini depositano la pietra che si sono portati nel loro zaino dall’inizio del cammino, a simboleggiare che è proprio lì che lasciano i loro problemi, pesi, le loro pene, ci sono tanti bigliettini, foto, scritte, pupazzetti a testimonianza di pezzi di storie di vita. Qui una donna inginocchiata si è messa a cantare un salmo dalla melodia dolce e struggente. Il mondo si è fermato, un silenzio irreale e brividi di emozione”.

Col trascorrere dei giorni la sua visibilità mediatica, tra web, radio, TV e passaparola tra i pellegrini (“È la donna che va correndo”) è andata aumentando così che, di paesino in paesino che ha attraversato, i podisti del luogo si sono affiancati a lei nella corsa per brevi o anche lunghi tratti. Proprio come una moderna Forrest Gump. Sempre, invece, al suo fianco il coach Luca Zaramella, a pedalarle accanto e a passarle borracce d’acqua, panini, integratori, cambi di maglie.

“La bellezza o la noia dei luoghi che si attraversano correndo condizionano molto l’umore e quindi la performance”, è la riflessione di Mariluz. Tante le cose successe lungo la strada, un lunghissimo percorso a volte bello e suggestivo, nonostante i suoi faticosi up and down, a volte noioso, con i suoi infiniti drittoni. Lei è stata persino intervistata dall’attore più famoso in Cina, il re delle fiction, il George Clooney asiatico, Ren Zhong, anche lui qui in terra spagnola in veste di pellegrino, che ha voluto conoscerla perché interessato alla sua storia.

Altro evento particolare: in un ristoro intermedio, a Pont Marin, Mariluz incredibilmente ritrova un’amica d’infanzia della Repubblica Dominicana, quarant’anni di vita le avevano separate ma l’amica, saputo dell’impresa, si è fatta trovare nella piazza centrale ad accoglierla a braccia aperte. Lacrime e commozione. Alla ripartenza, lungo il tragitto, l’atmosfera mistica del Camino si è reso quasi palpabile: Mariluz incontra una processione con la croce di Cristo portata a turno a spalla da un folto gruppo di lituani che dal loro paese sono partiti a maggio coprendo tutte le migliaia di chilometri a piedi, cantando salmi a noi incomprensibili.

In realtà sono stati fuochi di artificio simbolici, ma non per questo meno belli: all’arrivo di Mariluz a Santiago è stata festa grande. Ultima tappa, Melide, 54 km, gli ultimi, fatti quasi tutti di corsa; l’entusiasmo di Mariluz è troppo alto per trattenersi, ora non deve più calibrarsi su distanze infinite, inallenabili. Quest’ultimo giorno può andare a tutta, col beneplacito del coach, anche perché lei sta benissimo, nessun risentimento muscolare, dolorino alle articolazioni, piedi gonfi. Niente, anzi, nada de nada. Stop sempre più brevi ai punti ristoro, Mariluz sente “l’odore di casa”. Ed ecco le ultime foto scattate per la stampa: posa a fianco di due statue giganti rappresentanti i pellegrini. Siamo sul Monte Gozo, che in spagnolo significa il monte della gioia, perché è proprio da qui che i pellegrini intravedono per la prima volta la meta: Santiago è ai suoi piedi. E allora giù a perdifiato, con famiglie, bambini, curiosi che si affiancano a lei nella corsa finale, ormai a poche centinaia di metri dalla piazza centrale, dove imperiosa si staglia la sagoma della cattedrale.

E qui sono ad attenderla la tivù nazionale, i fotografi, le autorità locali come l’assessore al turismo e il diacono della cattedrale che, personalmente, le consegna la Compostela (il riconoscimento del compimento del Cammino): più che meritata. Applausi per la “campeona”. Eh sì, ce l’ha fatta. Ma gli onori non finiscono qui: il diacono stesso, la massima autorità religiosa della cattedrale, la scorta al suo interno e l’accompagna nella visita dei vari siti fino a che, sull’altare maggiore, è lui stesso che spiega a una platea gremita di pellegrini in visita il progetto di questa “pellegrina speciale”. E, sorpresa, lascia a lei la parola, che non si lascia di certo intimidire e dal pulpito improvvisa il suo discorso pieno di energia e di cuore. Cena, festa con tutto lo staff per ringraziare l’agenzia TeeTravel che, a occhi chiusi, ha creduto in questo progetto. Buen camino e buena suerte per tutta la vita.

(Per info: elretodelcamino.com, foto di Pierluigi Benini)

Share this article