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Calcio

Camerun alla Radice

Stefano Olivari 21/08/2022

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La figura dell’allenatore slavo giramondo era un classico anche ai tempi di Branko Zutic. Fu lui a portare il Camerun per la prima volta ad un Mondiale, dopo avere allenato in Ghana, Togo e Nigeria con ingaggi non sempre pagati regolarmente. In Camerun sotto questo profilo era andata meglio, fra l’altro Zutic guidava come club il fortissimo Canon Yaoundé ed era nelle grazie di Issa Hayatou, al tempo segretario generale della federcalcio ma lanciatissimo verso le vette più alte della CAF e della FIFA, oltre che verso una corruzione incredibile anche per gli standard del calcio africano. Poche settimane dopo il sorteggio Zutic fu convocato proprio da Hayatou, che senza mezzi termini gli disse che per il Mondiale voleva un allenatore di esperienza, di nome, con una credibilità internazionale che fuori dall’Africa lo jugoslavo non aveva.

Ad un certo punto il candidato numero uno sembrava Gigi Radice, contattato da un amico di Roger Milla chiamato Orlando Moscatelli, che sarebbe stato uno dei testimoni chiave della presunta combine in Italia-Camerun. Da poco esonerato dal Milan di Giussy Farina, Radice si disse subito interessato e per qualche giorno in Italia ci fu un surreale dibattito sull’opportunità per lui di accettare una simile proposta. Bearzot gli consigliò di rifiutare, ma in ogni caso nessuna vera offerta fu mai inviata a Radice: la telefonata di Moscatelli era stata poco più di un sondaggio. In realtà Hayatou voleva Kees Rijvers, per metterlo sopra a Zutic come direttore tecnico.

Ma l’allenatore della nazionale olandese, che fra l’altro con lui in panchina aveva fallito la qualificazione al Mondiale, tergiversò e così in marzo il Camerun si presentò alla Coppa d’Africa ancora con Zutic. In Libia capitò da favorito nel girone con i padroni di casa, la Tunisia ed il Ghana, ma Milla e compagni sotto gli occhi di Bearzot fecero una figura modestissima. Squadra ordinata che non tirava mai in porta: 1-1 con la Tunisia, 0-0 con il Ghana, 0-0 con la Libia, tutte nazionali sulla carta inferiori, ed eliminazione immediata. Zutic diede la colpa ai campi sintetici e all’assenza di Tokoto, ma il suo tempo era scaduto.

Così dopo avere contattato lo svizzero Jeandupeux, allenatore dello Zurigo, la scelta di Hayatou cadde su Jean Vincent, che in Francia aveva vinto due campionati guidando il Nantes ma che soprattutto da giocatore era stato nella leggendaria nazionale del Mondiale 1958, insieme a Kopa e Fontaine. Certo non era né Kopa né Fontaine, oltre a non avere il fascino della scuola olandese, ma era comunque un nome conosciuto e adesso con Vincent tutti avrebbero preso sul serio il Camerun. In attesa di iniziare la nuova avventura al Rennes 100.000 dollari per tre mesi li riteneva una somma sufficiente per il disturbo di allenare una squadra di cui sapeva pochissimo e dove i professionisti in senso stretto erano sette.

Inoltre Vincent non aveva alcuna voglia di passare tempo in Camerun, così fece fare alla squadra base in Germania per tutto maggio, con una serie di amichevoli in cui il Camerun si costruì la fama di squadra di picchiatori: in una di queste il Kaiserslautern minacciò di abbandonare il campo, e in un’altra, con il Greuther Fürth, si fece molto male (frattura alla tibia che lo avrebbe tenuto fermo un anno e mezzo) Martin Maya, una punta che giocava nella seconda divisione francese, su cui Vincent contava tantissimo e che meditava di schierare al posto di Milla, il giocatore del Camerun con l’immagine più forte visto che giocava con il Bastia in D1.

Vincent non sopportava Milla, per le arie che si dava e per la pretesa di avere sempre il pallone fra i piedi, e la cosa era ricambiata. In Camerun qualcuno sostenne che contro Maya fosse stata fatta una cattiva magia, da parte di non si sa quale stregone, forse su mandato di Milla, e la storia faceva troppo colore per non essere ripresa dai media europei. Tanto come si fa a verificare una stregoneria? Certo con il veloce Maya si sarebbe visto un Camerun più pericoloso in attacco.

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