Videogiochi
BurgerTime, sfuggendo a uova e cetrioli
Paolo Morati 14/03/2021
Era la fine del 1982 quando la nipponica Data East portò nelle sale giochi BurgerTime. L’arcade in questione ci metteva nei panni di un cuoco che doveva preparare hamburger camminando su una serie di piattaforme contenenti i diversi ingredienti, facendoli scendere a strati nei rispettivi piatti. Da poco, tra l’altro, a Milano erano stati aperti i primi Burghy dando il via a una moda altrove già esplosa da tempo e che via via prenderà piede anche nel nostro Paese.
La ricetta che BurgerTime metteva sul piatto era quella più classica, ovviamente carne e poi insalata e formaggio da racchiudere tra due fette di pane. Un hamburger basilare, insomma, e poco variabile rispetto a quanto oggi possiamo ordinare, ma comunque complicato da realizzare visti gli avversari che cercavano di impedirne la preparazione. Un vero incubo sentirsi inseguiti da uova, wurstel e cetrioli da fermare lanciando loro addosso pepe nero.
Mentre scorrazzavamo su e giù per le scale dei sei labirinti guidando Peter Pepper (questo il nome del protagonista) potevamo anche raccogliere caffè, gelato e patatine fritte (surgelate?) che ci permettevano di guadagnare bonus utili a rimpinguare le scorte del prezioso pepe. Esultando a braccia alzate ad ogni livello superato. Difficile da giocare, BurgerTime era particolarmente appetitoso da guardare anche per via della grafica divertente.
Molto riuscita la conversione di BurgerTime per ColecoVision anche se la vera pietra miliare è considerata quella per Intellivision, avendone la Mattel acquisiti all’epoca per prima i diritti per poi realizzarne gli adattamenti per alcuni sistemi rivali. E adesso è il momento di un bell’hamburger. Rigorosamente senza cetrioli…