Cinque euro per la Torre Velasca (Brozovic non è da Inter)

24 Ottobre 2016 di Stefano Olivari

Tavola_Fredda_2014Quello dopo Atalanta-Inter è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Se Assange stesse facendo nuove rivelazioni sulle mail di Hillary Clinton proprio davanti al Nails Center, invece che dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra, nessuno smetterebbe per un attimo di analizzare la sconfitta di Bergamo. E se Messina Denaro morisse lì, davanti alle offerte meno 50% del Simply, invece che vivere facendo circolare la notizia della sua morte, le discussioni sul gol di Pjanic non si interromperebbero nemmeno per un nanosecondo.

torre-velascaSono le due del pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo ai dipendenti della Tuboplast una nuova miscela di caffè portatagli da Ping e non ancora fatturata: un sapore rivoltante, ma nei bar accanto è anche peggio. Il trader cinese sta studiando i grafici del palladio, che indicherebbero una certa pressione ribassista: ha quindi deciso di scommettere contro il palladio e l’entusiasmo con cui parla del trading sulle materie prime ha conquistato Budrieri, al quale Paolo-Wang ha proposto di entrare in una società che lui e altri investitori, al momento segreti, stanno aprendo a Dublino. Cogodi sorseggia il suo caffè in tazza normale osservando la catenina alla caviglia di Mariella, che invece il caffè lo vuole in tazza grande tiepida ma con bordi freddi (ovviamente Paolo-Wang le dice di sì e poi le dà la prima tazza che trova, spesso nemmeno lavata), ma soprattutto pensando ad una strategia di mobbing che faccia scappare almeno cento di quelle nullità che parlano solo di calcio e si consigliano agriturismi specializzati nel tris di primi (la cosa più triste dell’universo dopo le gift box di viaggi del genere ‘Magia di coppia’). Certo che se si accontentano di quella vita diventa molto difficile trovare uno scenario peggiore con cui minacciarli. I vecchi Tong hanno picchiato di nuovo Lifen, ma questa volta il pretesto è arrivato dalla trattative per la Torre Velasca, che interessa a Suning ma anche ad altri gruppi internazionali. Il problema, dal punto di vista dei Tong, è che loro avrebbero offerto a Unipol Sai più dei 110 milioni di euro di Suning, ma con la condizione di poter pagare tutto in contanti in banconote da 5 euro. Comunque la bellissima Lifen ha fatto le spese di questo nervosismo da trattativa, anche se non è del tutto incolpevole nell’ottica di quegli strani capitalisti-maoisti: notato che indossava una maglietta made in Taiwan oltre alle botte si è anche presa come al solito della “puttanella del Kuomintang”. Quasi quasi il matrimonio con il grasso Zhang Gang sta diventando un futuro accettabile. Zhou vorrebbe ammazzare Paolo-Wang, ore a preparare panini sentendosi martellare con discorsi su ETF e Certificates sono dure, in più Lifen lo sta stordendo con la sua musica del cazzo: Justin Bieber ft. Nicki Minaj, Nicky Minai ft. Ariana Grande, Ariana Grande ft. Fedez, Fedez ft. Noemi, e così via all’infinito. Non vede l’ora che sia sera per andare a casa  e spararsi per 100 volte in vinile Innamorati a Milano, appena comprato da Joker, immergendosi in quell’epoca meravigliosa. Il 1965, un’Italia ottimista, la Grande Inter, Memo Remigi, il boom economico, i vigili urbani robusti e non rachitici, nessun negro che insistesse dieci minuti per venderti libri di ricette salutiste, nessun bar cinese pieno di spacciatori maghrebini, gli zingari italiani e le banche italiane che rubavano tanto ma lo facevano con educazione, quasi chiedendoti scusa per la loro strutturale disonestà.

hidegkutiMax è abituato a mandare curriculum e quindi ai rifiuti, quasi tutti sottoforma di non risposta, ma una replica come quella via mail della Tuboplast non se l’aspettava: “Vai a fare in culo, fallito del cazzo. Come pretendi di trovare lavoro a trent’anni con una laurea in scienze della comunicazione?”. Chissà chi ha risposto in questo modo, forse è solo nervosismo da globalizzazione: ma, come spiegano dalla loro cattedra impiegati statali inamovibili fatti assumere dal suocero, bisogna abituarsi alla competizione. Max è seriamente tentato di chiedere a Ibrahim se gli può cedere qualche dose tagliata da vendere a quei lobotomizzati che il venerdì e il sabato sera si riversano dalla provincia in Corso Como e dintorni. Solo il pensiero della caviglia di Mariella, o meglio della sega al pensiero della catenina alla caviglia di Mariella lo ha tenuto in vita in questi ultimi giorni in cui ha dovuto scrivere una media di 113,2 post al giorno sui possibili successori di De Boer e sulle reazioni di tutti gli ex possibili e immaginabili copiate da altri siti o raccolte in proprio. Stamattina stava per chiamare anche Benito Lorenzi, ma poi una voce gli ha detto che non era il caso. Tutto è aggravato da quella merda di Hidegkuti, che nella testa di Pier Luca e Vincenzo deve essere un misto di Undici, Monocle, MicroMega e i Cahiers du cinema. Il loro degno collaboratore è  Ridge Bettazzi: sufficientemente arrogante per ritenersi esperto di tutto, sufficientemente lontano (abita a Pinarella di Cervia con i genitori che hanno una catena di bar-piadinerie e le sorelle Brooke, Caroline e Taylor, fra l’altro fighe al livello delle figlie di De Boer) per non venire a reclamare soldi fisicamente, sufficientemente cretino da comprare almeno 200 copie di Hidegkuti per regalarle agli amici interessati solo a chi compra la Juve a gennaio. L’ultimo pezzo mandato per il numero zero non è di nicchia come i soliti, ma riguarda Timothy Fosu-Mensah: in pratica il fantasma di Rinus Michels cammina per le strade di Amsterdam e discutendo con quello di Matt Busby, che gli risponde da quelle di una Manchester grottesca, alla Sorrentino, piena di nani e di tabaccaie felliniane, cerca di capire quale centrocampista nella storia del calcio sia a 18 anni stato più forte di Fosu-Mensah: 97.000 caratteri per, spoileriamo perché tanto il numero zero non sarà in vendita ma mandato ad una platea selezionata di big spender, trovare un accordo soltanto sul nome di Loris Del Nevo. Chiusura con la scontata citazione di Senad Gutierrez, frase presa da una sua recente intervista al quotidiano spagnolo Explotadores y explotados: “Mourinho allena per il profitto capitalistico, Fosu-Mensah gioca per la gioia degli ultimi: per questo non si capiranno mai e la stagione dell United è destinata al fallimento”. Salvatore da Locri dice di avere parlato al telefono con Luke Walton, pur conoscendo entrambi poco l’italiano e superando le limitazioni del duplex di nonna Agatuzza, l’ultimo duplex d’Italia insieme a quello dei Budrieri: propone quindi un botta e risposta con l’allenatore dei Lakers, in cui Walton metterà in associazione ogni suo giocatore con un poeta italiano. Ingram-Gozzano, Young-Montale, Randle-Foscolo, queste le ghiotte anticipazioni dalla Calabria.

linus_albertino_infophoto-ksnc-1280x960produzioneBudrieri ieri pomeriggio mentre seguiva le interviste di Barbara D’Urso dopo aver visto Atalanta-Inter al Champions Pub si è messo a pensare a quella giornalista spagnola che l’anno scorso lo aveva contattato per il libro sulla Vuelta. È stata l’unica donna nella sua vita con la quale abbia potuto parlare di Marino Basso, con lei si è sentito addirittura più a suo agio che con la zingara: onestamente a 66 anni non può mettersi ad aprire gli zainetti dei passeggeri della metropolitana. Anche perché lui dell’ATM si ritiene una colonna. L’Erminia ha riempito la casa di cataloghi di Intimissimi e Yamamay, dice che ha bisogno di aria nuova, ma per fortuna ogni tanto esce per andare dal podologo e in queste sedute ha coinvolto anche la signora Minghetti, quella signora così perbene del terzo piano il cui figlio, dice lei, si occupa di merger and acquisitions, anche se né lei né un solo componente di casa Budrieri ha idea di cosa si tratti. Oggi a Deejay chiama Italia Linus ha parlato di un suo sogno in cui pranzava con Albertino in un locale ibizenco di Milano, ma D.J. John non si è divertito: “Il solito paternalismo di chi ce l’ha fatta, la Lombardia deteriore che pretende di comprarti l’anima facendoti rinnegare la Puglia”. Poi quando ha sentito Linus elogiare il Milan dei giovani, nonostante lui sia juventino come il 98% dei pugliesi, D.J. John non ce l’ha più fatta a trattenersi: “Proprio lui parla di giovani, lui che da 32 anni è a Radio Deejay e blocca l’ascesa dei talenti. In Spagna le radio gli Albertino come direttori li lanciano già a 18 anni, da noi invece non è mai il momento giusto”. Budrieri, rassegnato, ha visto disintegrarsi la sua brocca La dona xe come la castagna: bela de fora, dentro la magagna comprata in un autogrill vicino a Vicenza mentre l’Erminia faceva l’occhiolino al cassiere con il petto villoso e in macchina la piccola Marilena si scarnificava a sangue: ricordi di tempi felici che non torneranno più. A meno che il fondo bilanciato proposto dal family banker non faccia il miracolo.

brozovicMentre Lifen spiega ai dipendenti della Tuboplast, ancora ignari del programma di mobbing ideato da Tosoni e Cogodi, che la cassa non funziona nemmeno oggi, Budrieri è costretto ad ascoltare l’analisi di Atalanta-Inter fatta dal Gianni, con il Walter, il Vito, il Roberto, il Luca e gli altri ad annuire, manco stesse parlando Rocco (Nereo, o anche solo Pasquale). Ovviamente per il popolo bue, ma anche per il giornalista medio, il colpevole è l’allenatore. Le orecchie di Budrieri devono ascoltare considerazioni del tipo ‘La Eredivisie è un altro calcio’, ‘De Boer non è capace di gestire giocatori di personalità’, ‘La squadra ha giocato contro l’allenatore’, fino all’immancabile ‘Ci vuole un tecnico italiano concreto, bisogna tornare al calcio pane e salame e mettere in tribuna Santon’. A pronunciare questa frase è stato Franco, deluso per l’annullamento del Festival dello Stocco di Mammola, a Corsico, causa possibili collegamenti con la ndrangheta: non che Franco volesse andarci, ma almeno per qualche ora si sarebbe liberato dei due fratelli juventini, che adesso sono in un angolo a dire che ai tempi dell’Avvocato uno come Rizzoli non avrebbe più arbitrato. Qui Budrieri non ce la fa più e con un moto di stizza spazza via dal bancone Sammontana la Gazzetta di oggi che titola ‘De Burrone’. Lui che ha visto giocare Seno e Cinetti non può mettersi a parlare di calcio con chi crede che l’Inter l’abbia inventata Pinamonti: “Non so che partita abbiate visto, ma è evidente che De Boer sia mal consigliato da qualcuno in società, altro che mancanza di filtro. Diversamente non avrebbe mai fatto giocare Brozovic, soprattutto questo Brozovic. Squadra molle, con i singoli preoccupati della loro mattonella e pochi che cercano la giocata di personalità: fra questi Santon, ieri male ma in generale non il peggiore della difesa. Poi sul rigore ha fatto una puttanata, ma a me danno molto più fastidio i Brozovic, per l’atteggiamento, o i Medel che fanno i sudamericani grintosi attaccati alla maglia ma che mi hanno sempre fatto cagare. Speriamo non cambino De Boer adesso, soprattutto con qualche italiano triste alla Pioli o alla Mandorlini: piuttosto meglio subito Leonardo, è chiaro che Moratti lo sta per riportare dentro come dirigente e tanto vale fargli fare qualche mese nell’attesa di un allenatore vero. Ma la panchina non la toccherei, anche se voi che vi abbeverate a Telelombardia volete il sangue. De Boer finora ha mostrato poco, ma a non essere da Inter è Brozovic”.

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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