Bomba Gentile

12 Marzo 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sulla proboscide della 22esima giornata del campionato di basket che ha visto Siena schiantarsi alla parabolica disegnata per l’Acea dal maresciallo Calvani, giornata di altre amare riflessioni per la Virtus che reagisce al nuovo pastore, ma non sa ancora dove è l’ovile. Prolungamento che ci porta verso due misteri gloriosi.

Il primo è il cinguettio non cancellato da Alessandro Gentile sulla bomba in conclave, l’annuncio del camerlengo in tutù rosa, per orbi e suburbi. Il secondo riguarda il dossier anonimo, da tutti conosciuto (Proprio tutti? E se lo sanno tutti perché non scriverne?) che dovrebbe agitare la vita placida dell’ufficio inchieste federali. Per Alessandro, il nostro macedone che potrebbe conquistare mondi più lontani di quelli di suo padre, un ragazzo, ripetiamo, ragazzo da tenere sveglio per l’estate di Azzurra senza che nessun malvagio consigliori gli faccia pensare alla diserzione per chimere americane che, magari, distureberanno pure il magico Datome della nuova magica Roma, insomma il bimbone di Nando è proprio uno da mondi nuovi. Ascolta, vede, parla con tutti e con ogni mezzo, si diverte, se la gode, anche con il broncio, metterlo in mezzo per questa bravata che non è certo sua è ridicolo, quasi come certe dichiarazioni sulla pazienza e sui progressi dell’Emporio nato per vincere e promesso sposo dello scudetto perché le rivali saranno consumate.

Prendiamo  questa Siena  che vive nella fase del detto napoletano più interessante: quando  sei martello batti, quando sei incudine statti. Stanchezza, troppe partite più delle sue avversarie italiane, tutte durissime e in un regno dove chi dirige vede meno verde  intorno al canestro, molte affrontate con organico dimezzato, peccati di nascita, parliamo di acquisti,  smascherati dalla congiuntura. Brown è il tipo di giocatore che vuole tutto, ma non si accorge mai quando va in tilt, poi quel palleggio arioso è quasi più letale dell’assurdo Rasic, tiratore non sempre con polvere giusta, costruttore di gioco bocciato persino nella tana dei grilli. Kangur sta faticando, tanto per cambiare, ma togliersi certe macchie per chi non ha mai amato la difesa è difficile. Sanikidze vaga nelle praterie libere, appena trova una staccionata ci sbatte contro. Carraretto ha dato tutto alla patria senese, adesso avrebbe bisogno di quindici giorni in alta montagna. Eze ha fatto progressi che non immaginavamo, ma resta un santo bevitore ibrido di cui ti puoi fidare poco se c’è da usare la testa e i 4 falli in 3 minuti a Milano ne sono la prova. Janning è un bell’oggetto, da tenere sul comodino, ma nelle battaglie lo vedi spesso diventare più pallido di quello che è.

Ora che fare? Se lo chiederà Banchi, alla vigilia del durissimo faccia a faccia con i campioni d’Europa? Doveva pensarci prima che la sfortuna lo colpisse duro con Ress e poi Hackett. Doveva lasciare andare le briglie, non chiedere il massimo quando in cassaforte c’era il minimo. Vero che senza pressione difensiva Siena diventa una squadra qualunque, non tanto dotata in attacco, ma è anche vero che non si reintegrano energie nervose viaggiando, stando sempre in trincea. Serviva una gita alla maison Tellier come fece Pozzo con i calciatori che poi vinsero il mondiale a Parigi dopo essersi scaricati nel postribolo. Anche il nostro cinghiale all’uranio Banchi deve amministrare la sua carica, quella voce che diventa roca troppo presto e spaventa anche chi dovrebbe ascoltarla per reagire, la batteria che gli vorrebbe far mangiare il mondo e gli scettici in poco tempo. Lui spera di guarire almeno ad aprile. Se lo merita, ma se andrà avanti in eurolega come speriamo tutti, sarà una salita sul monte calvo senza riparo dal sole degli invidiosi.

Per Roma una parola sola: siete forti ragazzi e tu, Calvani dal baffetto critico, sei stato bravissimo. Adesso lasciateli stare nel loro residence. Devono calibrare ogni arma a  disposizione, la panchina si è allungata abbastanza, noi terremmo caldo persino il Tonolli capitano non giocatore, fare muro per i soliti cocchi belli che vorranno appropriarsi di questo capolavoro fatto con pochi euro e tanta competenza. Toti stai buono. La corte di Toti stia alla larga. Gli agenti pensino al bene comune, non solo a quello dei loro ragazzi d’oro che certo hanno attirato l’attenzione perché lo vede anche uno abituato a stare sull’ultimo anello dell’Eur, ora deserto, ma nei play off servirebbe la grande arena, che questa squadra è da corsa finale.

Per Caserta e Sacripanti orecchie e coda  del toro. Grandi. Stupendi. Nessuno ha fatto più sacrifici di loro per onorare questo torneo. A lui e alle 500 del Pancotto avellinese il 9 di questa pagella allungata. In casa Virtus hanno visto una reazione nella partita che li ha messi sul baratro retrocessione. Ci mancava anche che non reagissero talenti e perdenti  alla rivoluzione tecnica. Il problema, forse, lo risolverà un nuovo costruttore di gioco, ma Smith e Hasboruck sono rimasti dove erano, nella palude dove hanno trascinato, insieme a Minard, Finelli e i ragazzi d’oro che non vanno contaminati da certa gente. Affondare ha un senso se si vede oltre, ma qui siamo in mezzo al fiume infernale e non tutti hanno la forza faraonica di occuparsi di altre cose invece di fare bene attenzione a quello che potrebbe diventare un anno sabbatico per  chi  dovrebbe stare in miniera. Come diceva Boniciolli prima che lo mandassero all’Est.

Oscar Eleni, martedì 12 marzo 2013

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