logo

Calcio

Bolliti dopo l’Italia

Indiscreto 20/01/2018

article-post

La Nazionale italiana e le sue pressioni bruciano mentalmente i commissari tecnici: quelli vincenti, quelli perdenti e i tanti che stanno in mezzo. L’esonero di Cesare Prandelli dalla guida tecnica dell’Al Nasr, dopo l’eliminazione dalla Presidents Cup, conferma una regola che nella storia azzurra sono riusciti a infrangere in pochi. Infatti dopo la panchina azzurra quasi tutti si sono ritirati, hanno collezionato esoneri o, come nel caso di Lippi (che almeno ha vinto, però), hanno raccolto soldi facili nel terzo mondo calcistico.

Dopo la prematura uscita dal Mondiale 2014, nulla comunque rispetto a quanto accaduto per il 2018 con Ventura (fra le tante differenze anche le dignitose dimissioni di Prandelli), l’allenatore bresciano ha forse avuto troppa fretta di rimettersi in pista e in pochi giorni aveva già trovato l’accordo con il Galatasaray, squadra da Champions League: tre mesi, tante sconfitte e l’esonero per lui e il nutrito staff. Qui Prandelli davvero si è preso una lunga vacanza e dopo due anni è ricomparso sulla panchina del Valencia, per un periodo ancora più breve. Nello scorso maggio l’accordo con l’Al Nasr, la squadra di Dubai che ha spesso ingaggiato nomi europei famosi, dall’ex c.t. inglese Don Revie a Walter Zenga per arrivare a Dan Petrescu, predecessore di Prandelli. La squadra attuale non ha grossi nomi, ma nel recente passato qui hanno giocato Luca Toni, Mark Bresciano, Zarate, Guglielminpietro, Morimoto… Tutta gente che per farla giocare in un campionato fuori dai radar devi pagare e nemmeno poco. Insomma, una buona situazione per una pensione di lusso, ma evidentemente Prandelli aveva già dato tutto, forse anche di più.

Tornando al discorso sui c.t., bisogna ribadire che l’Italia ha bruciato gran parte dei suoi allenatori. Bruciato mentalmente, perché non è che tutti abbiano disimparato ad allenare ma forse è più difficile lavorare in un club dopo che per anni sei stato l’uomo più popolare, amato, criticato, discusso d’Italia. L’uomo che fa il lavoro che tutti gli spettatori italiani, dal giornalista al salumiere, dal tassista al medico, ritengono di essere in grado di fare meglio di lui. Vittorio Pozzo tornò a fare il giornalista, Giovanni Ferrari si ritirò a vita privata, Edmondo Fabbri dopo la Corea andò di nuovo a lavorare nei club ma senza più l’aura dell’emergente e chiuse in netto calando, Ferruccio Valcareggi dopo il Mondiale 1974 guidò Verona, Roma e Fiorentina con scarsissimo successo. Fulvio Bernardini quando nel 1977 lasciò la Nazionale al solo Bearzot smise di allenare (anche per motivi di salute) e fece solo per breve tempo il dirigente, Enzo Bearzot dopo Messico 1986 anche, così come di fatto Azeglio Vicini dopo la fine della sua carriera azzurra.

L’Arrigo Sacchi post Nazionale è stato un lontano parente del miglior Sacchi, gli sono bastate poche partite con Milan, Atletico Madrid e Parma per smettere. Il dopo Italia di Cesare Maldini è consistito in un breve ritorno al Milan e in un Mondiale sulla panchina del Paraguay. Pochissimo ha fatto Dino Zoff dopo quelle clamorose dimissioni da vicecampione d’Europa, mentre dopo i fallimenti con l’Italia lo stakanovista Trapattoni è andato avanti più a lungo, con esperienze positive (Benfica e Salisburgo), negative (Stoccarda) e tanti rimpianti (Irlanda). Lippi in Cina, Prandelli e soprattutto Ventura sono storia di oggi, mentre le uniche vere eccezioni, cioè gli unici due che hanno davvero rilanciato la propria carriera dopo l’esperienza in Nazionale sono stati Roberto Donadoni e Antonio Conte. Dopo gli esoneri a Napoli e Cagliari, anche se nel secondo caso i motivi non erano sportivi, Donadoni ha fatto quello che ha potuto a Parma, in una situazione societaria tragica, e discretamente al Bologna, anche se dal grande giro sembra essere uscito e lo stesso Milan, che negli ultimi anni ha dato chance a gente obbiettivamente più scarsa di lui, mai lo ha cercato seriamente. A ben vedere non si è poi tanto rilanciato, ma è comunque ancora nel calcio vero. Conte invece ha ancora il marchio del vincente anche perché al Chelsea ha vinto e potrebbe continuare, certo non nella Premier League di quest’anno ma magari in Europa. Lui e Donadoni sono accomunati da un particolare non secondario: hanno lasciato la Nazionale (in realtà Donadoni non è stato riconfermato, perché già c’era l’accordo per il Lippi bis) non in seguito a un disastro ma dopo un Europeo ben giocato. E Conte detiene anche un altro record, questa volta in coabitazione con il Lippi 2006, quello di avere lasciato la panchina azzurra davvero di sua volontà, senza essere accompagnato alla porta in maniera formale o sostanziale. Non significa che ci tornerà adesso, ma di sicuro è una storia non ancora finita.

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Il Muro del Calcio 2024-25

    Lo spazio per i vostri e nostri interventi sullo sport più amato dagli italiani, quello dove tutti possono avere il loro quarto d’ora di competenza. O meglio, quasi tutti…

  • preview

    Ducadam il tedesco

    La morte di Helmut Duckadam ci ha colpito per tanti motivi e fra questi anche il fatto che nella nostra testa è sempre stato Ducadam, con la rumenizzazione di un cognome tedesco che poi con la fine dell’era Ceausescu sarebbe stata rivista. Dell’importanza sportiva dell’eroe di Siviglia abbiamo già scritto sul Guerin Sportivo, sottolineando che […]

  • preview

    Gravina o Del Piero

    Gabriele Gravina o Alessandro Del Piero? Non è, come sembra, un sondaggio da 0 a 100 e nemmeno un pretesto per parlare di politica sportiva: dopo l’annuncio della ricandidatura fatto oggi in un’intervista al Corriere della Sera (firmata da tre giornalisti!), la rielezione di Gravina il prossimo 3 febbraio è sicura: del resto ha dalla […]

  • preview

    Adani o Di Gennaro

    Daniele Adani o Antonio Di Gennaro? Il Di qua o di là torna con un tema divisivo al massimo grado, cioè il modo in cui si deve o può parlare di calcio. Lo spunto arriva dall’intervista di Ivan Zazzaroni a Antonio Di Gennaro, pubblicata sul Corriere dello Sport di oggi. Tanti gli argomenti toccati dall’ex […]

  • preview

    Tra gioco e sport: i calciatori e la loro passione per il gioco d’azzardo

    Il mondo del calcio è da sempre un universo affascinante, popolato da talenti straordinari e storie di successi che catturano l’immaginazione di milioni di tifosi. Ma dietro le scintillanti luci degli stadi e i trionfi sul campo, si cela anche un tema meno discusso, ma altrettanto intrigante: il legame tra i calciatori e il gioco […]

  • preview

    Fumagalli come Torricelli?

    Tommaso Fumagalli come Moreno Torricelli? Non per il ruolo, attaccante contro difensore, ma per la favola di cui potrebbe essere protagonista il ventiquattrenne di Bellinzago, una favola che ci sta davvero appassionando: dalla Terza categoria alla Serie B, con realistiche speranze di salire ulteriormente di livello. Una storia molto simile a quella appunto di Torricelli, […]

  • preview

    Juventus Museum, lo spazio espositivo è tra i più visitati

    Il calcio non si ferma mai al solo campo da gioco, e questo lo dimostra anche il crescente interesse per i musei legati al mondo sportivo. Tra le istituzioni culturali più visitate di Torino nel 2023 figura infatti lo Juventus Museum, che ha raccolto 148.703 spettatori, entrando nella top ten dei musei più frequentati della […]

  • preview

    Il peggior Pallone d’Oro della storia

    Chi è il peggior Pallone d’Oro della storia? Non Rodri, almeno secondo noi, eppure non soltanto a Florentino Perez sembra che lo spagnolo abbia usurpato il trono che per diritto woke-Real sarebbe dovuto andare a Vinicius, a sua volta descritto da molti come uno Suazo con il marketing. Certo è che chi guarda a questo […]

  • preview

    Chi allenerà Mancini

    Quale squadra può allenare adesso Roberto Mancini? Da sempre, da ben prima di conoscere Franco Rossi (fra poco saranno 11 anni che è morto e abbiamo sempre meno persone con cui ricordarlo), che ci introdusse nel suo mondo al di là delle vicende sportive, abbiamo una simpatia per Mancini: se si potesse scrivere la verità […]

  • preview

    Le dimissioni di Moratti

    La vera fine dell’era Moratti all’Inter è esattamente di dieci anni fa, il 23 ottobre 2014, quando Massimo Moratti si dimise dalla carica di presidente onorario del club nerazzurro preso in mano 19 anni prima. Dimissioni che arrivarono circa un anno dopo la vendita del 70% delle azioni a Erick Thohir e due anni prima […]