Blatter e i gendarmi

4 Dicembre 2015 di Indiscreto

A forza di arrestarli, prima o poi i vicepresidenti della FIFA finiranno. L’ingabbiamento del paraguayano Juan Angel Napout, presidente della Conmebol, insieme all’honduregno Alfredo Hawit, numero uno della Concacaf, unito all’incriminazione di altri quattordici dirigenti con ruoli sia nella FIFA che nei rispettivi paesi (le stelle, per così dire, sono i brasiliani Ricardo Teixeira e Marco Polo del Nero), indica una volta di più che gli USA di Loretta Lynch non si fermeranno fino a quando saranno arrivati a Blatter. Ufficialmente fuori dai giochi, in realtà attivissimo per elezioni, quelle del 26 febbraio, che non lo vedranno coinvolto direttamente ma che segue per mille motivi, primo fra tutti evitare che il sospeso Platini vi prenda parte o che il suo Infantino rischi di vincere. La domanda è la solita: cosa c’entrano gli USA? Anche in questo caso la competenza dipende dal fatto che la sede Concacaf sia a Miami, che molti dirigenti abbiano preparato le loro malefatte con incontri in città americane, che i diritti televisivi venduti a prezzo ribassato fossero (anche) quelli per il Centro e Nord America, che le banche su cui sono transitate le tangenti siano in molti casi banche americane. Poi è chiaro che si tratta di pretesti per fare i gendarmi del mondo, anche nel calcio, ma questo non toglie che la FIFA di Blatter e ancora prima quella di Havelange abbiano basato il loro potere sulla distribuzione di incarichi e finanziamenti a pioggia, mettendo sotto scacco l’Europa. Che nel nuovo Esecutivo a 36 membri avrà 9 posti, soltanto 2 più dell’Africa e 4 più della Concacaf). Alla fine davvero Platini potrebbe e dovrebbe traghettare la UEFA e pochi paesi civili fuori da questo pantano. Speriamo. Continua sul Guerin Sportivo.

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