Il Bitcoin oltre quota 10.000 dollari e la ragazza cinese della Cattolica

29 Novembre 2017 di Indiscreto

In questi giorni si sta parlando e straparlando di bitcoin, ethereum e altre criptovalute, anche al di fuori dei circuiti dei fanatici. Merito soprattutto della corsa del bitcoin da inizio anno, con un prezzo più che decuplicato e che la scorsa notte ha sfondato quota 10.000 dollari: mentre stiamo scrivendo queste righe è a 10.660… Magari mentre le state leggendo sarà crollato o schizzato verso l’alto, chi lo sa, con una volatilità da Carige. Le caratteristiche principali del bitcoin sono l’assenza di un’entità centrale e la generazione programmata (per oltre un secolo…) di nuovi bitcoin, anche se tutta l’architettura messa in piedi nel 2009 da un misterioso programmatore è interessante al di là di bolle speculative che peraltro si sono viste in mille altre situazioni, anche ‘istituzionali’ e trattate con deferenza dai media sedicenti seri. In particolare è interessante per quanto riguarda la blockchain, cioè l’archivio decentrato articolato in più nodi, che molti banchieri illuminati (non Zonin o il padre della Boschi, quindi) stanno studiando a prescindere dal bitcoin.

Qualche giorno fa siamo abbiamo seguito, insieme all’opinionista di Indiscreto (non che sia un titolo di merito, è cronaca) Andrea Ferrari, una conferenza sul futuro della finanza di Guido Maria Brera alla Cattolica di Milano: il fondatore di Kairos, scrittore (I Diavoli e Tutto è in frantumi e danza, insieme a Edoardo Nesi, la leggenda dice che sia stato anche l’ispiratore del bellissimo Resistere non serve a niente, di Walter Siti) e narratore brillante, candidato perfetto per qualsiasi partito (oggi funziona così), ha tenuto come al solito viva l’attenzione ed è stato finora uno dei pochi finanzieri a parlare apertamente bene del bitcoin. Non nel senso che andrà a quota 20.000, ma in quello che le criptovalute, in un mondo dove gli stati nazionali stanno svanendo e le entità sovranazionali arrancano, hanno un futuro e quindi valga la pena di studiarle. Oltre alle considerazioni di Brera, che se l’uomo Indiscreto leggesse i siti di gossip (invece del solito Kierkegaard sorseggiando Sassicaia, o degli schemi di Gattuso) conoscerebbe come marito di Caterina Balivo, ci hanno colpito i giovani presenti. Con la solita inevitabile massa di follower (curiosità: all’entrata distribuivano gratuitamente Capital, ormai più sottile dei volantini del Simply) ma anche persone molto preparate e motivate, che hanno generato in noi una onesta invidia (soprattutto per l’età). La storia della moneta, si può anche andare ai Fenici, insegna che prima di uno stato che la imponga conta la sua accettazione dagli operatori economici e il suo inserimento in un meccanismo di fiducia (riparleremo anche del Sardex) per quanto riguarda le transazioni, a maggior ragione nel mondo disintermediato di oggi: che dittatori e grandi criminali in fuga abbiano iniziato a investitire in bitcoin, oltre che negli straclassici dollari e oro, dice qualcosa.

Per quanto riguarda il futuro, non siamo Brera (né Guido Maria né Gianni) ma qualcosa abbiamo intuito cercando l’aula in cui si tenga la conferenza, la G025. Non ci abbiamo studiato, ma conosciamo abbastanza bene questa università per tanti incontri e conferenze: non al punto di sapere la piantina a memoria, però. Chiediamo al primo studente, un hipster campano senza calze con l’aria di chi è in ritardo per l’aperitivo: sorriso, risposta cordiale, ma non ha idea di dove sia l’aula né di come fare per trovarla. La seconda, milanese disperata (avrà preso solo 29?) seduta su una panchina: “Mi dispiace, non lo so, forse là in fondo. Chieda all’entrata”. All’entrata ci dicono di seguire le indicazioni, ma le indicazioni non indicano. Poi un gruppo eterogeneo e multietnico di cazzeggiatori, ci guardano come se gli avessimo chiesto l’indirizzo di casa Draghi, a tutti sembra normale non riuscire a trovare un’aula nella loro scuola. Altre non risposte, meno gentili, fino a quando blocchiamo una ragazza cinese nascosta dentro a un Woolrich. Anche lei studentessa, anche lei senza un’idea di dove sia la cazzo di aula G025 (si scoprirà poi che l’incontro è stato all’ultimo secondo spostato in un altro posto…). Però prende il suo smartphone, scarica la piantina della Cattolica (evidentemente più aggiornata delle indicazioni fisiche) e ci accompagna per un centinaio di metri indicandoci la direzione giusta. La morale? Siamo finiti, e non per colpa della bassa natalità o del bitcoin. 

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