Fatto-Bene, l’hamburger per gli ex giovani

10 Giugno 2016 di Stefano Olivari

I posti che fanno hamburger, non riusciamo a scrivere hamburgerie per rispetto nei confronti della nostra amata maestra Fanny, recentemente scomparsa (probabilmente l’ultima d’Italia a mettere in castigo dietro la lavagna gli scolari meno attenti: oggi direbbero che il nostro problema è l’ADD, ai tempi eravamo soltanto cattivi studenti), sono il tipo di locale che a Milano sta dominando fra le nuove aperture, per i motivi più diversi: il principale è che poche cose ‘fatte bene’, anche se crediamo che il nome voglia richiamare lo well done-ben cotto, sono dal punto di vista organizzativo e di marketing meglio di una carta infinita di piatti così così.

Quello che frequentiamo di più è il Fatto – Bene di via Buonarroti, angolo piazza Wagner, che come tanti altri nel suo genere cerca di differenziarsi dal McDonald’s della situazione puntando su una carne di qualità migliore (razza fassona, della macellerie Oberto di Alba), un ottimo pane, cotture effettuate al momento e una selezione della clientela effettuata fondamentalmente dal prezzo, che riduce al minimo soprattutto le compagnie di ragazzini urlanti (a meno che non siano con i genitori), oltre che gli sbandati di varie etnie. Poi è chiaro che siamo tutti democratici, progressisti, multiculturali e amanti dei bambini, ma anche no. Se la qualità è il filo conduttore di questi locali, diversamente andremmo in posti dove si spende la metà, una delle caratteristiche che distingue il Fatto – Bene è l’apertura davvero ad orario continuato dalle 12 alle 2 di notte, senza che la zona sia particolarmente turistica (vie residenziali, ma senza una vera attrattiva): superare la schiavitù degli orari è una grande conquista: quasi nessuno di noi ha ormai più il posto fisso, almeno risparmiamoci la triste battaglia fra le 13 e le 14.

Il posto fa parte di una catena che al momento ha altri tre locali (in via Borsieri, via Vincenzo Monti e via Muratori), ma l’esperienza insegna che la mano del singolo gestore è sempre importantissima e quindi parliamo soltanto di dove siamo stati. I piatti proposti sono quasi tutti hamburger, con il menu che cambia leggermente di mese in mese proponendo soluzioni creative ma non fenomeniche, sempre con ingredienti che siamo almeno in grado di pronunciare. Il più classico è l’Opening Burger, in sostanza la bella copia di un cheeseburger anche se nel menu gli ingredienti sono scritti alla milanese, o meglio nello stile in cui uno si aspetta siano i milanesi: “Carne razza fassona piemontese, fontina d.o.p., pomodoro insalataro, cipolla di Tropea appassita, lattuga trocadero, maionese delicata, servito con patata novella cotta al forno e scaglie di sale Maldon”. Buonissimo, come l’altra dozzina di tipi proposti: fra i nostri commensali abituali stravince il Blanco Burger (con ricotta, spinaci e bacon), ma ognuno ha i suoi gusti. Tutti serviti con patate novelle cotte al forno oppure chips. A proposito di chips, niente di che il Fish & Chips che secondo noi è l’unica proposta davvero modesta del locale. Interessanti le proposte vegetariane, di solito tre, per niente tirate via anche se parlando di hamburger la carne vince quasi sempre. Noi di solito optiamo per il Passionate Veggie Burger (burger vegetale a base di legumi e soia, squacquerone, peperoni piemontesi arrostiti, maionese) e stiamo benissimo.

Servizio veloce il giusto, anche a locale e dehors strapieni, nel senso che l’hamburger deve avere il tempo di cuocersi, del genere cortese senza smancerie: mai visto, per fortuna, clienti dare il cinque alto. Origliate conversazioni fra cameriere preoccupate per alcuni commenti su TripAdvisor, ma non capiamo come si possa impostare la propria vita su commenti di anonimi. Quanto a comodità meglio la parte dentro del dehors, con tavolinetti davvero troppo vicini che impongono esercizi di equilibrismo. Frequentazione eterogenea: pochi gli anziani, molti i residenti e ben rappresentate le coppie con l’evidente aspetto di chi vota per il partito democratico. Lui dall’aspetto furbetto e carrierista, che parla quasi soltanto di lavoro o peggio ancora di gossip di lavoro, lei una brutta copia della Serracchiani o della Bonafé. In zona Parisi è stato leggermente davanti a Sala come preferenze, quindi i votanti di centro-destra hanno maggiore capacità di mimetizzarsi. Qualche tavolo più lungo, ma raramente tavolate da Cresima o matrimonio di una volta. Più frequenti studenti universitari o giovani impiegati single a gruppi di quattro, che discutono dei loro casini: Friends de’ noartri, che ci fanno osservare un minuto di silenzio in onore di Courteney Cox mentre la maionese ci cola sul mento. Non tanto rappresentati i tamarri, che invece si possono trovare in locali molto meno o molto più costosi. Raro anche il vipwatching, non essendo mai stata una zona alla moda (e anche per questo ci è sempre piaciuta), ma in questo caso si vira a destra perché lì abbiamo intercettato Maurizio Lupi (i casi della vita: alle elementari la maestra era la stessa) con i suoi sostenitori e, vero scoop, Matteo Salvini nell’unica serata della sua vita in cui non è apparso in televisione.

Curioso, ma in fondo nemmeno poi tanto, che questo posto di hamburger sorga dove una volta c’era un locale vegetariano di quelli che se la tiravano un po’: gente che anteponeva lo stile bio, la natura, la salute, il pianeta e come fosse antani alla sofferenza degli animali (che poi è l’unico motivo per cui siamo vegetariani: cotolette, salamelle, prosciutti e hamburger sono buonissimi). Il prezzo? Per un hamburger di quelli in meno di grandezza normale, che già è notevole, più patatine, Sprite e caffè 16,50 euro. Se l’hamburger è di dimensione maxi, ma lo consigliamo solo a chi non mangia dal giorno prima, allora sui 20-22 euro. La nostra recensione è quindi al solito positiva, visto che citiamo soltanto posti dove siamo stati più volte spendendo i nostri soldi: nel mondo degli artisti maledetti che se la tirano siamo sempre più affascinati dalle persone che fanno bene il loro lavoro. E pazienza se sul sito il locale si autodefinisce ‘Atelier di hamburger’: siamo pur sempre a Milano (per fortuna).

Fatto – Bene Burger, via Buonarroti 8, 20149 Milano (MM1 Wagner). Telefono: 02-45374498. Sito web: fattobeneburger.com (nostra presenza più recente: giugno 2016). 

Share this article