La battaglia delle cinque armate, lo Hobbit che delude

29 Dicembre 2014 di Paolo Morati

Deludente. Questo il nostro giudizio dopo aver visto Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate, diretto da Peter Jackson. Meglio del primo episodio (Un viaggio inaspettato), ma inferiore al secondo (La desolazione di Smaug), il film si dimostra di scarsa profondità, trama brodosa e protagonisti altalenanti. Con sì la conferma di alcune valide caratterizzazioni – Bilbo Baggins (Martin Freeman) e lo stregone Radagast (Sylvester McCoy) – ma anche di un Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) che non ‘sfonda’ nemmeno nell’ultimo capitolo. Dopo un inizio scoppiettante, che si attacca al finale del precedente, il nuovo film (visto in 2D) scade infatti nel macchiettismo di alcuni personaggi (su tutti il vice governatore Alfrid ma anche un Legolas imbolsito e supereroico), battaglie poco coinvolgenti e telefonate, seppure come sempre realizzate con ottima sceno-grafica, fino a un finale che stenta a emozionare. Tre i momenti da salvare: la sfida e uccisione del drago da parte di Bard, il salvataggio di Gandalf (il sempre eccellente Ian McKellen) da parte del Bianco Consiglio (comprensivo anche dell’ormai ultra novantenne Christopher Lee-Saruman e della decisiva e magnetica Galadriel), e l’attimo dell’attacco congiunto di elfi e nani contro l’esercito di orchi. Per il resto il ‘prequel’ in tre parti della saga tolkieniana, nell’insieme soffre e perde nettamente nei confronti della prima trilogia che aveva decisamente più spessore, in trama e personaggi. Merito del barile più pieno (tre libri contro uno) ma anche dell’effetto sorpresa dell’epoca. In definitiva, lo schema cattivi, buoni, anelli, aquile salvatrici, non può certo funzionare in eterno, e speriamo che non si inventino altri tre film tanto per fare cassetta. Il talento di Peter Jackson si può ora tranquillamente concentrare su altro, e J.R.R Tolkien apprezzerà.

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