Basta un milione

29 Maggio 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni con i pantaloni del suo orgoglio zuavo dentro le scuderie romane del Quirinale per annunciare ai custodi che difendono la mostra su Frida Kahlo, magnifica tenebrosa come la Mens Sana di Marco Crespi, che le semifinali di basket fra i campioni in carica e la sfidante Roma si giocheranno all’EUR. Ora organizzatevi tutti, per non scoraggiare con prezzi esagerati l’affluenza della gente. Usare un aliante per scappare da Roma, dove hanno scoperto che Luca Dalmonte ha elettricità da vendere anche agli egoistoni della casa, per atterrare a  Cantù. Ci eravamo lasciati con tanti dubbi sulla sopravvivenza della bellissima del Cantuki. L’ingegner Cremascoli ha chiarito tutto subito. Resta Sacripanti allenatore: scelta meravigliosa, logica, giusta, Della Fiori manager: è cresciuto bene, ha idee, energia. Alleluia, cara signora. E se i soci annunciati tarderanno sappia che si può vivere alla grande anche con il saio, risparmiando su tutto, senza farsi imbesuire dagli agenti. Basta un milione per correre fino in fondo. Visto che lei ne garantisce 600 mila di euro allora manca poco. Roma ci riuscì l’anno scorso, si sta ripetendo quest’anno come purtroppo sanno bene al Pianella. Pensiamo a Pistoia, orgoglio per tutti.

Che dire di questa Siena che che non ha più un santo in paradiso,un euro in cassa, a parte le entrate garantite dal pubblico dello striscione splendido “Oggi non è un giorno per morire”, ma marcia orogliosa verso una semifinale  trovata nel fuoco di Reggio Emilia dove ieri si sono mossi gli zuavi per diventare, come anticipa l’uomo di Ligonchio molto più simpatico della cantante trombata alle elezioni europee, il motore della Lega proponendo la presidenza Landi e un ruolo da direttore generale a Dalla Salda. Il Cantuki per risollevarsi lo spirito e per incontrare  Alberto Cairo che ha portato in Brianza la nazionale afgana disabili per un incontro con la Briantea pluricampione. Il vero basket della speranza. Qualcosa che elettrizza, come dice l’allenatore americano Jess Markt che a Kabul ha fatto rinascere chi era stato mangiato da una delle tante guerre sporche di questo mondo che sembra non avere protezione  e giustizia. Voi, in fede, la vedete?

Orgogliosi di sapere che nel basket italiano ci sono tipi come Tomas Ress, l’ultimo dei mohicani nell’epopea scudetto senese, il capitano rimasto sulla nave che sta affondando, ma intanto  si prende ancora qualche soddisfazione e maledizione. Doveva esserci a Capodistria e Pianigiani doveva garantirgli una preparazione da ultratrentenne. Si può abdicare senza farsi dimenticare, senza scappare con la cassa, senza chiedersi se domani è davvero un altro giorno. Quel Marco Crespi dalle sfide impossibili deve essere davvero un piccolo mago Merlino delle motivazioni. Dicevano che a Siena  avevano finito tutto, anche la speranza. Qualche gomma bucata, processi sommari. Niente da fare. Quelli resistono sulle barricate e vedendo la trasfoirmazione di Haynes che Milano ha liquidato dopo tante critiche frettolose, siamo nell’orribile gruppo, ci si convince che in palestra si può andare per migliorare la tecnica, ma è nella vita di gruppo che fa diventare giocatore vero chi pensa solo alle statistiche. Reggio Emilia ha fatto passi enormi in ogni senso e questo è straordinario, sapendo che con un Brunner sano forse sarebbe stata lei la semifinalista.

Che cosa vogliamo dire di Pistoia? Esiste una favola più bella? No, di sicuro. Paolo Moretti orgoglio per tutti noi e per  la scuola di allenatori italiana. C’è gente che sa pensare e camminare senza aver bisogno dei tutori e delle macchine lussuose. Si fa con quello che passa il convento. Se è soltanto pane duro pazienza.

Alleluia brava gente di Cestopoli che  reagite subito quando il colto e l’inclita  fanno girare il ventilatore per spargere un po’ di guano mal concimato. Restano in piedi la passione e la fede.

Chi è andato a vedere le finali juniores di Udine ha scoperto che la città ha polmoni grandi, non si è ripiegata quando purtroppo Snaidero è stato costretto a chiudere. Vive, respira basket, ha passione, cultura, continua a creare allenatori, buonissimi arbitri, giocatori. Vederlo, quel campo allestito nella struttura che l’atletica leggera ha dedicato ai grandi campioni friuliani, al loro maestro, ha ridato emozione anche a vecchie lenze. E c’erano promesse interessanti. Una meraviglia. Un gioiello. Eh sì, c’è gente nel basket che non fa soltanto la rana dalla bocca larga con i soldi del paparino.

Siamo ai piedi della gente come Cairo che quando scopre che una sedia a rotelle per il basket dei disabili costa una esagerazione parte con quelle normali, pesantissime. Insomma, come dice lui  scarponi in sala da ballo, poi cerca, indaga, scopre che nel mondo ci sono uomini come Calamai, ci sono persone che non speculano su tutto, persino  negli Stati Uniti dove è nato Peterson, ed ecco la fornitura di  particolari “ scarpe da gioco” per 200 euro. Si può se  hai  voglia di batterti. Non  ci sono formule, ma soltanto certezze che è la fame, l’orgoglio, mai l’invidia, a far funzionare il meccanismo nell’inesplicato mistero agonistico. Cari dirigenti in povertà, usate le antenne per cercare chi ha voglia davvero, non i  griffati, i laudati delle agenzie. Qualità-prezzo. Certo lo scudetto non viene assegnato così sul campo, ma nella testa della gente devono restare certe imprese, il lavoro di chi non ha avuto premi ma soltannto pacche sulle spalle. Le palle costano, gridavano un tempo nel baseball quando un campione le faceva volare negli stagni. Adesso le regalano alla gente. Il basket trovi il modo di regalare il suo modo di essere lontano da certe manie, dalle musiche che spaccano i timpani, dalle vetrine del lusso. C’è un mondo che gli altri ignorano.

Siamo felici che a Trento sia arrivata anche la serie A di basket. Pensiamo sempre al nostro amico Franco Grigoletti  che se la godeva, quella società in fioritura,  spostandosi da Rovereto, e al presidentone giornalista Luigi Longhi che si è fidato di Maurizio Buscaglia per allenare la squadra capace di eliminare  quella Torino che pensava di stordire tutti prendendo Mancinelli ed Amoroso, senza capire che non bastano gli sposalizi nel progetto, poi ci vogliono i fatti. Ci resta il rimpianto di non avere nella massima serie chi ha impianti bellissimi come Verona e Torino, ma speriamo che Enzo Sindoni, prima ancora di togliere il nome a piazza Garibaldi, perché vorrebbe nella sua Capo d’Orlando soltanto il ricordo dei Vespri, trovi i fondi per un palazzo dello sport degno della massima serie. Vero che ce ne sono tanti fatiscenti, cominciando da Reggio Emilia, ma è bene sapere che certe cose sono improrogabili.

Pegelle al pit stop delle semifinali lasciando fuori quindi magno Rex Ress, Crespi, Dalmonte, Siena, Milano, Drake Diener e il Sardara che ci presenta Qui Biao, il portento cinese, per un futuro diverso nell’isola che ha visto gli americani comprarsi la squadra di calcio che fu di Giggi Rriva.

10 Ad Alberto CAIRO l’uomo della Croce Rossa che ha portato a Kabul l’idea del basket in carrozzina per far rinascere chi era stato derubato dalla vita. Questa è gente da premiare.

9 Al MALTINTI presidente di Pistoia per aver resistito alle prime dure settimane di serie A insieme a Paolo Moretti, per aver chiuso con classe l’avventura nella quinta partita al Forum dove, fortunatamente, non c’era prova televisiva per i vincitori imprecanti.

8 Alla vicepresidente federale CREMASCOLI che al grido di dolore del suo vero popolo ha risposto subito anche se non tutti nella famiglia sembrano d’accordo. Milano sperava che fosse lei a creare con quelli dell’Urania la seconda squadra, il basket è felice che resti sulla barricata di Cantù.

7 Alla REGGIO EMILIA creativa, quella di Menetti e degli allenatori nel settore giovanile che ci ha presentato i migliori prospetti, quella della società arrivata all’unica coppa europea per un’italiana, quella di Andrea Cinciarini che porterà al Pianigiani smanioso un Cervi che ora può davvero sostenere il peso al centro di Azzurra Tenera.

6 A BRINDISI per non essersi fatta prendere dallo sconforto avendo preso in faccia la scopa di Sassari. Hanno fatto tutto bene, anche il passo d’uscita. Restando insieme, valutando quello che è già stato fatto, avranno la gioia di una prossima stagione ancora più ricca.

6 bis per la TERNA ARBITRALE Lanzarini-Paternicò-Martolini junior che ha diretto la delicatissima quinta sfida fra Siena e Reggio senza perdere di vista l’unica cosa che deve interessare buon i direttori di gara: serenità nei giudizi, partite decise dal talento dei giocatori e il fallo tecnico da usare soltanto se c’è uno sciagurato che viene ad alitarti sulla faccia, perché valutare male certe reazioni da bambocci maleducati penalizza tutti gli altri. Una bella terna in mezzo a tanta confusione e a troppi caporali che confondono i suggerimenti con gli ordini.

5 All’ASSOCIAZIONE ALLENATORI se negli esami di abilitazione non metterà come prova decisiva il famoso minuto di sospensione nei secondi finali di un tempo, ma soprattutto quello nei finali di partita. C’è davvero da piangere se un grande come Messina si vede buttato fuori dallla finale di eurolega perché nella rimessa concordata il suo asso ex NBA si sbatte la palla sul ginocchio e la perde. Molto peggio di quello che fece, forse, Wilkins nel famoso tiro da 4 del suo Danilovic che avvelenò un sistema e il mondo Fortitudo. Un caso, ma ce ne sono almeno cento da far rivedere. Siete sicuri che nei finali siano le lavagne a catturare mente e cuore dei giocatori?

4  A PILLASTRINI e RAMAGLI perché eravamo sicuri che ce l’avrebbero fatta a portare in serie  A Torino e Verona. Sapendo che sono allenatori eccellenti ci auguriamo che ora mettano basi più solide in quelle società che, perlomeno, hanno vinto il titolo per le presenze di spettatori al palazzo. Nella speranza che nella vera serie A qualcuno dica subito che che non ha i  mezzi per restare, facendo quindi  entrare queste nuove realtà che un po’ ci mancano.

3 Alla GRAFICA TELEVISIVA che nei finali di partita crea scompensi pericolosi allo spettatore. Possibile che in una società così tecnologica la cosa più importante per chi guarda, certo molto più di certe sbrodolate, sviolinate senza senso se un massimo affronta un peso mosca, invenzioni che passano da SKY alla RAI alle private, non venga considerata basilare?

2 A MESSINA e TRINCHIERI che si sfidano per un  trofeo importanate a tanti chilometri da noi. Li rivorremmo a casa, tutti e due. Per Ettorre smania Bologna, magari fa un peccato non confessabile Milano, ma in realtà qui cosa abbiamo da offrire? Cerchiamo ancora una legge per evitare che nei palazzetti si faccia strage delle regole di civiltà e di equità competitiva. Non è più possibile vedere una squadra costretta a fare time out in mezzo al campo. Avere giocatori che si fermano per un fischio dalle tribune che spezza sicuramente il  ritmo. Siamo stanchi dei laser che gli arbitri vedono ma non puniscono anche se il giocatore denuncia.

1 A Gianni PETRUCCI tutto preso dal progetto televisione del basket se non si accorege che col ritorno sul digitale di Sportitalia si potrebbero risparmiare euro e saltare molti passaggi nella  realizazzione di un’idea che ha un senso, ma non  se si perde di vista tutto il resto.

0 ALLA FIP, alla LEGA, alle SOCIETA’ se non salteranno subito sul carro che porterà animazione sportiva negli  oratori. Vero che esistono tanti campi estivi, però a pagamento,  ma è dove stanno i ragazzi meno abbienti, più affamati, che puoi trovare i talenti come facevano un tempo gli allenatori di base quando scoprivano al Pavoniano uno come Recalcati, quando il Mario Borella sapeva convincere i graffitari malvagi, capaci di sporcare la  targa sul campo che la zona sette gli ha dedicato che lo sport educa, crea fantasia, aiuta la convivenza. Oratori aperti, ci vanno anche quelli del rugby. Il basket non può mandare a Formentera proprio tutti i suoi ex.

Post scriptum per Nicola Roggero, telecronista di grande qualità scoperto a Roma ai tempi di Parisini e poi salito al soglio di Sky, in passato collega affettuoso e paziente, che ci manda un messaggio strano: ‘Complimenti alla lega basket, campionato con le pezze al culo e in A vanno Capo d’Orlando e Trento. TV e giornali fanno a botte per l’esclusiva’. Caro Niro, fino a prova contraria decide il campo o no? Vero che in serie A c’è gente messa male, come dice chiedendo l’elemosina il laureato del Pavaglione a Bologna. Ma non è colpa delle Lega, che ne ha mille, se Torino e Verona non trovano gente giusta per battere quel satanasso di Pozzecco e per sconfiggere la bellissima Trento.

(foto tratta dal sito www.pistoiasport.com)

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