Bargnani e Belinelli al telefono

10 Settembre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal chiostro reggiano della Ghiara dove la musica rischiara la notte, il pesce cucinato alla siciliana regge l’urto qualità-prezzo anche se il patriarca veronese Vicenzi sbaglia, con Fadini, eh il caro Andrea ormai è  con la testa in Russia e di queste contrade ama poco e niente, la scelta del piatto. Notte a Reggio Emilia con Andy Capp e il Faina che  ama davvero tanto questo basket  che ogni tanto dimentica chi ha dato, chi ha la tessera dei allenatore più antica ancora dei meravigliosi benemeriti Zorzi, Blasone e Piccin, nel nome e in memoria del Pino Brumatti che nel suo paradiso fa proprio ciuf, come ha raccontato così bene il Dallari skaiolo e con la fantasia del mondo volley che al basket manca proprio, mettendosi la maglia numero sei delle Riunite, tenendo nel sacco quella dell’Armani perché il numero cinque in casa Olimpia, quella vera, quella dove tutto sapeva di buono, dove la storia era onorata così come i campioni che avevano contribuito a costruirla, lo portava Giulio Iellini, dopo Ricky Pagani, mentre il  sei era stato del Nane Vianello che è nella stessa casa della gloria con Pino, Jelo. Tenere in borsa il più a lungo possibile quella maglia dirà Giulio da Trieste, perché lui, al momento, si gode il mare, guarda l’orizzonte e gira le spalle ad un basket che non gli dice molto se continua a guardarlo così da lontano, a meno che il ritorno in città, al palazzo, del suo amico Meneghin, presidente uscente della federbasket che non sa come offrirgli il ministero degli esteri, della Nazionale, non abbiano risvegliato in lui amori antichi brcuiati prima fra le pecore laziali e poi esplorando da allenatore un mondo che gli ha tolto entusiasmo.

Per fortuna l’entusiasmo non è mancato agli spartani, copyright del magico Billi, ortopedico che soltanto Milano poteva amareggiare così tanto sottraendogli il Melli che secondo l’allarmatissimo Scariolo potrebbe anche operarsi di nuovo, cosa che in casa Azzurra non hanno neppure ipotizzato. Ma, si sa, i medici sono spesso più battaglieri degli allenatori e allora per vincere non badano a spese in sala chirurgica. Ricordiamo bene gli scontri fra Roma, il professor Venerando, il Coni, e le società di base, i loro medici per le idoneità di certi giocatori, per la bocciatura di certi cuori. Accadde  con  Volpato, con Gregor Fucka. Insomma una mischia e il professor Carù, cardiologo di fama mondiale, liquidato da Milano l’anno scorso, può raccontare tante storie, può spiegare da dove nascono bocciature e dissapori nelle diagnosi, lui che ancora  segue i destini di giovani talenti del calcio portati troppo presto all’agonismo.

Chiostro della Ghiara, cinquanta metri dal palazzo che ha ritrovato la serie A di basket,  il palas dal soffitto basso che a fine anno verrà scoperchiato per portare a 4500 posti un’arena che, al momento, sembra proprio consumata anche se  difesa dal Sarti bolognese che la cura come se fosse una reggia, che la ascolta ogni giorno ed ogni notte dal suo ufficio dove ancora custodisce perle di storia dello sport reggiano, ma anche vecchi numeri del settimanale di basket che a Bologna lanciava giovani talenti, faceva concorrenza a Super Basket e  ai Giganti, testate tutte e tre sparite per gloria dei nuovi faraoni che amano i siti compiacenti e ascoltano il cinguettio della rete negando gloria al cartaceo che resta.

Targhe, ricordi bolognesi, amori arzaniani che lo hanno rubato a piazza Azzarita, speranze, passioni. Nel suo ufficio-mausoleo quattro sedie e un televisore per farci vedere l’Italia in Turchia nella partita capolavoro della gestione estate 2012, nello scontro chiave dove Pianigiani avrà goduto tantissimo nel pugnalare il Boscia Tanjevic che, come Peterson, ha  voluto sfidare il tempo e questa generazione di giovani da legare  con i fili delle cuffie che li isolano dal mondo, che amano le lavagne, meglio se elettroniche, perché così fingono di stare attenti come il gufo travestito da pappagallo della barzelletta, nella speranza di riaprire un ciclo vitale che andasse oltre la chemio. Capolavoro del principe lupo, ma noi restiamo nella piramide di Boscia perché non  sono le vittorie o le sconfitte e farci misurare lo spessore umano degli uomini, perché con lui non passi mai un minuto nel banale, perché è il nostro guru e il grande Buddha del sistema uno che ai giocatori, alla gente ricorda sempre che sono tre i veleni per rubarti la vita: attaccamento alle cose, ignoranza e avversione. Sul terzo veleno si cade in troppi. Sarà per questo che il basket italiano è proprio questo, legato  su una parete di ghiaccio che gela tutto intorno come dibbero i fanatici del film Thor.

Nell’antro del Sarti che ci ha offerto acqua, amore ed erbazzone, si sono affacciati uno Scariolo rapito dai vecchi numeri del giornale bolognese e del Giganti 1973 dove Pedrazzi ha potuto finalmente dimostrare che valeva tanto, segnava anche molto, il Frates che sogna California e Australia, ma è incatenato qui. Don Sergio e la sua curiosa osservazione di Azzurra tenera, della Turchia. Gli chiedi se non avrebbe voglia di allenare nel Paese che, al momento sembra più ricco, e lui taglia corto: “Ho già dato”. Vuol dire che lascerà anche la nazionale spagnola? Lui sorride, deciderà a fine mese, ma suggerisce una strada: “Esiste anche la famiglia, un anno lo devi dedicare interamente ai tuoi”. Capito?

Sullo schermo liquido appare il Mancinelli schiacciante. Don Sergio deglutisce. Soffrirà perché non lo hanno confermato a Milano? Scuote la testa,  sa che il giocatore servirebbe, soprattutto se Melli dovesse essere davvero  portato in sala operatoria, ma, come tutti, si rende conto che certi ingaggi non sono più compatibili con la grande crisi. Si dice sempre così. Una volta lo dissero anche a Meneghin e D’Antoni che per il bene della casa rossa in stile liberty accettarono e poi non fecero una piega per il “sacrificio” di avere un Bob McAdoo nel motore che garantiva gloria e successi per tutti.

Nello studiolo Sarti  entrano, ma soltanto per un attimo, Ale Gentile con spalla rinnovata e Nic Melli con cartilagine sconocchiata. Il primo  saluta e se ne va anche se non deve giocare. Il secondo, che pure dovrebbe essere curioso di vedere come se la cavano compagni di viaggio del periodo a Folgaria, dà un’occhiata e poi preferisce la passerella  fra vecchi amici reggiani. Avevano altro per la testa, certo,  dovevano  stare col gruppo Armani, ci mancherebbe, ma, chissà perché, ci è venuto un pensiero debole che ha fatto pressione sul fegato: questi ragazzi di Azzurra sembrano interessarsi poco, non c’è fuoco, entusiasmo, curiosità. Ecco perché del domani della Nazionale non abbiamo certezze di rinforzi imminenti. Meglio tenersi questi che hanno dato tutto, facendo scoprire persino un Vitali altruista e poco superbo, gente che stava bene insieme, che ha lavorato duro. Adesso ci diranno che Bargnani e Belinelli telefonavano ogni giorno. Risparmiatevi il giro di chiglia, non ci crederemmo anche se  assistessimo alla più lunga  delle chat fra Beli e il Mancio che, al momento, rischia di avere solo offerte italiane al ribasso e  forse anche estere, che non può davvero credere di interessare la NBA anche se in quel torneo fabuloso non sono tutti  fenomeni e, di sicuro, sono tanti quelli guardano il cielo da molto lontano e vivono viaggiando in fondo all’areo e alle panchine.

Da Reggio a Desio dove si scatta facilmente la foto del basket consorziato da chi non ha memoria, non tiene conto delle passioni e dei sacrifici: Milano aveva altri impegni, ma va, Cantù ha preferito altre spiagge pensano alla super coppa di Rimini, uhm. Insomma  programmi non compatibili. Per fortuna la fantasia del Virginio Bernardi ha portato nel palazzo delle farfalle, che Cantù visiterà per un durissimo torneo di qualificazione all’eurolega e poi per i top scontri in  campionato, il CSKA del Messina ritrovato e Biella. Ha vinto Varese che il vero successo non lo ha ottenuto sul campo battendo Cremona ma lo sta realizzando al botteghino con il 45% di tifosi nuovi nella famiglia abbonati. Vecchia scuola, amore vero, forse la strada giusta che altri non vedono, accecati dal glamour degli slogan che non fanno nascere code notturne come succedeva a Bologna quando la Virtus era una cosa davvero grande e la Fortitudo una cosa davvero entusiasmante.

Varese che corre, che non ha tanti chili, ma una squadra che piace al pilota Vitucci ossigenato dal Sacro Monte, dove dovrebbe imparare tanto il Polonara che, misteriosamente, anche se ha fatto un finale di campionato  interessante, vincitore del premio per i giovani, sembra davvero all’ABC come hanno dovuto scoprire anche in nazionale quando lo hanno convocato per la defezione di Melli. Cremona ha già la sua impronta. E con le difese di Artiglio Caja attenti a voi che andrete a trovare gloria in una citta dove resta in piedi il santo detto turun, turaz, tetass. Del Messina moscovita non vi diremo niente perché è nella fase dove tutto si bacia, si abbraccia, si ascolta. Il Tancredi buono non regge, quello saggio farà altri capolavori, ma di certo dovrà  staccarsi dalla boa californiana per rientrare nel suo pianeta dove ci piaceva l’Ettorre con arpione. Squadra incompleta beffata dalla difesa di Cremona. Hai detto niente, alla faccia del Caja piangina che recitava la parte della vittima per un meno 30 mai arrivato. Anzi. Ci ha messo lui il sale sulle ferite degli armati disarmati. Su Biella diremo quello che abbiamo ricordato ai milanesi depressi dopo le prime due sconfitte in precampionato: in partita, cioè nel campionato, tutto è diverso. I conti, come diceva Recalcati ad un Lombardia di due anni fa quando Varese sembrava  poca roba, si fanno soltanto alla fine. Segnali estivi danno un campionato che dovrebbe spaccarsi in due molto presto. Speriamo che nella spaccatura non finiscano anche i pochi soldi di chi ha cominciato con i soliti fichi secchi in cassa.

Nota per gli addetti ai lavori: voi sapete dove trasmetteranno l’Eurolega? Legaioli battete un paio di colpi e avanti con gli assegni. Pagelle azzurre e andate con dios.

9 A PIANIGIANI che così si chiederà perché non ha preso 10 e rosicando tirerà dritto fino ad Istanbul e la Slovenia.

8 Allo stratega difensivo DAL MONTE, allo staff con Spielberg Fioretti, alla squadra intera di Azzurra che ha funzionato proprio bene anche quando esagerava nel proteggere l’ovulo.

8 A Claudio SILVESTRI chiedendo scusa ai suoi allievi nella gestione  organizzativa del gruppo, ma lui, per noi, per tutti, è Azzurra vera.

7 Allo STAFF MEDICO con Billi , Senzameno, Ciardi e Cortina, perchè questa storia del Melli riconvocato due volte per tigna, questa tensione con Milano ci fa paura, dando l’idea che nella famiglia non tutti amano il babbo e la mamma. Degli altri.

Risolto il problema staff eccoci ai giugadur.

9 A Danilo GALLINARI per testa, cuore, tecnica nel gioco di squadra, con la sola angoscia di vederlo derubato della sua fluidità offensiva dal mostro NBA.

7 ARADORI e dichiariamo subito che non ci aspettavamo che  facesse  così bene come giurava e giura sempre il suo agente Sbezzi.

7 MANCINELLI nel fuoco della dorata disoccupazione una prova concreta. Da Mancio creativo e non tiratore.

7 HACKETT per quel furore che ne farà davvero uno dei pilastri di Azzurra se  non sbaglierà la corsa in piazza a Siena.

7 DATOME per la partitona con i turchi, per la chiusura contro la Turchia a Cesarea, per una estate concreta lontano dai barbieri della sua anima lunatica.

6.5 CUSIN che ha bisogno di stare sempre bene per non cadere nell’esuberanza dei falli minchioni. Anno chiave fra euro ed europei.

6.5 GIGLI Ha dato tutto quello che aveva. Certo nella tonnara soffre tanto.

6.5 CINCIARINI non ha fatto la fine di Badoer in Ferrari e ha dimostrato che se lavori con i giocatori, sulla testa, sui fondamentali, se non cerchi capri espiatori per le cose che non vanno, allora puoi avere un giocatore che aiuta tutti, che pilota anche in curve sopravelevate.

6 PIU’ CAVALIERO, POETA, VITALI, VIGGIANO, CHIOTTI e anche i ragazzi MAGRO e CHESSA: chi più chi meno hanno dato la possibilità ad Azzurra di essere squadra vera nel lavoro, nella difesa, nelle lunghe ore del ritiro.

Oscar Eleni, 10 settembre 2012

 

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