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Basket

Banche e chirurghi

Oscar Eleni 05/08/2019

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Oscar Eleni dal terzo anello di San Siro (Milano da mangiare e da distruggere?), incatenato alla balaustra per dettare quelle che potrebbero essere le ultime volontà nella città che si dice virtuosa anche se ha abbattuto quattro bellissimi alberi davanti a casa sua per farci crescere un palazzo con tanto cemento.

Caro amico, dice l’ultimo custode del Meazza, adesso comandano le banche e i chirurghi. Può essere. Dipende dalle banche, dai chirurghi. Prendiamo la banca del volley femminile, quella bella nazionale che si è già guadagnata il passaporto per le olimpiadi di Tokyo 2020: una squadra dove regna l’armonia se le più sorridenti sono quelle della panchina dove siede una come la Sorokaite che sarebbe titolare dovunque.

Hanno il bancomat Egonu, la De Gennaro libera di dare mutui e prestiti, la direttrice Malinov sostenuta dalla cultura di Lucia Bosetti, la venditrice di sogni Sylla, centrali principesche come Chirichella o rapaci come Folie e giovani talenti in crescita come Pietrini e Danesi. Una squadra vera. Il sogno di tanti. A proposito nella corsa verso Tokyo donne battono uomini 2 a1: volley e softball contro pallanuoto. 

Questa allegria non andrebbe rovinata da chi vuole rottamare troppo e chi vuole rottamare tutto, dalla politica  se è vero che fra i “nemici” di Malagò ci sono i capi bastone di federazioni che volano e non chiacchierano. Lo capiremo quando si faranno davvero le valige per il Giappone e al CONI potrebbero sfoltire certe liste.

Lasciamo che si riprendano dal liscio e busso dell’ingegner Sabelli che chiede a Malagò di abituarsi ai cambiamenti, magari scaricando la rabbia nel padel che sembra diventato il suo nuovo territorio per rilassarsi e dimenticare questo ministero dello sport e della salute che insiste sul concetto: siamo forti con le medaglie, diventiamolo con la base. Il cane che si morde la coda, perché le medaglie, di solito, arrivano se hai una base forte. Servono soldi per fare tutto, ma è chiaro che in un paese di asini, dove osarono dire persino a Velasco che era un perdente perché non vinceva le Olimpiadi, se una federazione si accorge di avere talenti sprecati nel cortile di casa allora interviene. Formia, il centro di Morini o quello di  Verona, le grandi scuole. Su quei tavoli cambiarono molte storie importanti che ancora oggi celebriamo: da Mennea alla Simeoni, dal Castagnetti pensiero alla Pellegrini.

In questa volata, dove non sempre ci aiuta la genialità di un Viviani o della Paternoster, il basket che sta con Giorgetti e Sabelli, chiedendo a Malagò il passo del quaquà, soffre tantissimo mentre  gli araldi girano sulle spiagge annunciando i nuovi  campioni per valorizzare un campionato che  ha già ritrovato sfidanti di lusso come Milano, Virtus Bologna e Reyer Venezia meno distanti del solito, anche se poi basta  la rondine Pozzecco a portare la primavera dove c’era il cattivo umore, come è accaduto a Sassari.

La prima domenica di agosto ha fatto svegliare Gianni Petrucci su un letto di ortiche: tre ori ed un bronzo per le nazionali veterani impegnate al mondiale in Finlandia, nono posto per la under 18 all’europeo di Volos vinto, dopo tanto tempo, dalla Spagna sulla Turchia, davanti a Slovenia e Grecia. Al presidente deve far male questo passato di passione che vive con entusiasmo la terza età, mentre i figliocci del basket “un americano in più, altro che italiani”, sbattono contro certi muri.

Metteteci poi l’appendicectomia urgente per Danilo Gallinari, al lavoro con Azzurra Fremebonda, pensando al mondiale, e capirete lo stato d’animo del sindaco al Circeo. Sognava  di avere in Nazionale i belli e bravi che giocano fuori: un tormento convincere Hackett che gli altri erano tutti disponibili, anche se lui non capiva l’operazione del Melli appena sposato e ingaggiato dalla NBA. Belinelli fa il suo ma a Trento non ha giocato e in casa delle Aquile rosicano perché le tribune erano mezze vuote e quelli della NBA non li vedono mai. Gallo lo abbiamo detto e Datome ci ha dato speranza nella giornata della beneficenza con Tamberi e Paltrinieri, pure lui, però, ancora lontano dal campo. Certo mancano oltre 20 giorni all’esordio con le Filippine, ma restiamo una squadra piccola con entusiasmo da valutare  in partite vere.

Considerando il fine corsa rispolvero l’Oscar veleni che aiuta a credere in una seconda vita da Condor sulle Ande sportive, ricordando a tutti di tenere a portata di mano il documentario Parigi 1999, io ve lo avevo segnalato come Italia 1999, prendendomi dell’asino da amici come Ghighi Parodi, perché vale come documento che consigliamo anche al presidente Sabelli che, contrariamente a molti dirigentucoli del basket, ammette che lo sport non è un’azienda perché deve generare passione, emozioni, dare cose belle, perché i titoli si vincono se chi sta insieme, anche in una macchina più efficiente e modernizzata con logiche aziendali, dimentica l’Io e il Mio.

10 Alla nazionale di volley femminile di Mazzanti che ci ha portato già a Tokio. Bella squadra, un gruppo sano. Oggi.

9 A Federica Pellegrini per come ha festeggiato in volo i suoi 31 anni succhiando il midollo di una stagione dove è stata più che divina.

8 All’ultimo della grande famiglia Maldini che non ha avuto paura di tirare e sbagliare l’ultimo rigore con lo United. Uno vero e un Milan migliore se ha saputo consolarlo e indicargli la strada.

7 A VIVIANI, ciclismo, e DETTORI, galoppo, con loro in campo ci sentiamo più leggeri: hanno talento e testa. Magari ne avessimo tanti così.

6 Ai PRIMI che hanno portato carote per Varenne nella nuova casa pavese di Inverno. Per favore lasciateci il mito e non fateci mai sapere chi ha preso cosa sul seme del fenomeno.

5 Ai genitori del prodigio Benedetta PILATO se non cominceranno a chiudere telefoni e porte ai troppi che vorrebbero far diventare un delfino confuso questa splendida rana.

4 Alla FERRARI dove ogni settimana ci ripetono il ritornello dei menestrelli ai tempi in cui il cavallino “volava”. Per adesso insegue fra tanti errori non giustificabili.

3 Alle PARTITE di preparazione, in ogni sport: fumo negli occhi per un abbonamento in più. In un paese dove fanno fatica a capire che sport è salute ed emancipazione queste gare finte confondono idee già misere come capiremo alla prima curva chiusa, come ci spiegano bene ogni giorno di delirio nel mercato delle pulci.

2  A Luca VIALLI se non compra davvero la Sampdoria da  simpatia Ferrero. Ci piacerebbe rivederlo nella mischia  dopo il grande viaggio anche nella malattia.

1 Al JAMES appena liquidato da Armani se lancia il sasso, “qualcuno in società soffre la mia personalità”, e ritira la mano, non facendo nomi, un po’ come nell’ultimo tiro a Sassari.

0 A LUKAKU se dovesse accettare di lasciare lo United per l’Italia perché a questo punto, qualunque cosa faccia, sarà sempre meno di quello che la gente si aspetta. Da un mese è la mela di una discordia organizzata.

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