Bagno turco

28 Novembre 2022 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nei saloni del servizio statunitense dei parchi dove in bacheca hanno messo un’ordinanza che andrebbe bene in politica, nelle federazioni sportive, nella vita di ogni giorno: per favore non leccate i rospi, soprattutto quelli di Sonora che sembrano dare un’illuminazione allucinogena. Dovrebbero farlo anche nelle sezioni arbitrali, nei commissariati di polizia dove se ti presenti con una vittima di violenza la respingono perché non ha il foglio di cittadinanza, anche perché se la poveraccia poi le prende di nuovo e, magari, muore, che scusa si potrebbe prendere caro agente?

Non lo hanno fatto dove case costruite abusivamente in un giorno si sono sbriciolate in mezz’ora sotto la furia degli elementi che mai abbiamo cercato di contrastare. Spesso si ha l’idea che a leccare certi rospi ci vadano in comitiva quelli che davanti all’inflazione allargano le braccia e guardano verso il cielo. Non parliamo  di chi spolpa ogni parola e poi ne fa un caso. Divertimenti da sito mascherato,  giorni da carramba che sorpresa se tutto costa molto di più, se i professionisti, soprattutto quelli dello sport, oltre a voler leccare i rospi, scoprono, come al Mondiale invernale del Qatar, che chi li dirige  li manderà in castigo se soltanto faranno finta di pensare  che è triste divertirsi in mezzo a tante ingiustizie, e fare inchini a ricchissimi che non trattano benissimo le maestranze, i dipendenti, l’umanità in generale, nell’Emirato, ma pure in mezzo mondo. Ma del resto chi lo fa, direbbero in casa Musk?

Riaprono il giornale fondato da Gramsci per dare una “voce” alla sinistra sperduta a Sonora in controtendenza con il governo austriaco che ha deciso di chiudere il Wiener Zeitung fondato nel 1703 ai tempi di Massimiliano d’Asburgo. Meglio del cartaceo, dicono a Vienna, gli altri sistemi che raggiungono la gente anche a letto e non la costringe ad alzarsi per andare a comperare il giornale. Sarà per questo che alle riunioni degli editori, nelle dorate mense dove luminari insegnano il giornalismo, non ridete, nessuno può spiegare perché nella euro Milano gasata dalla quarta linea della metropolitana e scombussolata dalle candidature falsamente sinistre, amaramente destrorse, in uno spazio di gente più o meno benestante, diciamo raggio di 10 chilometri, non trovi un’edicola.

Con questo caos intorno a noi, come direbbero gli australiani che hanno dato al Canada la prima coppa Davis passando in semifinale sul corpo dell’Italia dove il tennis ha vetrine luminose raramente concesse a campioni del mondo, a squadre davvero dorate. Così vanno le cose. Chi comanda vede quello che gli piace, gli serve, gli altri si fottano dicono in settimana bianca, alla sagra del cicloturismo. Allora, voi tapini del basket che in Europa prendete schiaffi con le vostre squadre dove gli italiani contano come il due di briscola, perché presentarsi allo sportello con la piega amara se al campionato viene data una pagina proprio come alla serie C di calcio? Sudditanza psicologica se per far capire che una partita è importante si è felici quando in tribuna ci va Pioli in vacanza forzata, se Pagliuca portierone ammette che per la sua amata Virtus si è preso multe salatissime.

Quelle che dovrebbero utilizzare gli stessi dirigenti banalmente sempre alla ricerca del capro espiatorio, quindi l’allenatore come si legge sulla sconfitta di Reggio Emilia a Scafati per due liberi  a fine partita. La penseranno così anche a Napoli vedendo questo Buscaglia che perde troppe volate, sapendo quello che ha dovuto subire quando gli hanno rubato una palla decisiva perché chi la portava non lo ha fatto in meno dei secondi concessi, almeno così si sono inventati i direttori di gara. Fortunato don Sergio Scariolo ad aver vinto abbastanza per non farsi spaccare i cabbasisi se nell’eurolega, dove ha perso due partite importanti che avrebbe anche potuto vincere senza le puttanate  di qualche asso ben pagato, ha utilizzato poco chi nel minuscolo campionato nazionale poi fa capire come funziona il detto sui deboli con i potenti e viceversa.

Non parliamo di Ettorre Messina e della sua Armani che nel bagno turco di eurolega hanno preso una stangata dolorosa dall’Efes e una botta secca dal Fenerbahce per la cinquina fatale delle sconfitte in casa. Inutile nascondere che diverte molto di più la Varese del Brase guardato con sospetto nei primi giorni del suo  eccellente lavoro, dell’Olimpia croce rossa che non può sentirsi assolta, tipo il Brandon Davies fantasma in troppe opere tragiche dell’eurolega. Lo sa benissimo anche un allenatore che avrebbe comunque vinto abbastanza per non sentirsi dire che ha sbagliato tutto cominciando dalla costruzione della squadra.

Questo forse è vero perché se vai a prendere gente che non ha più molta fame, quasi nessun sogno, allora capita che non ci sia reazione anche dopo prestazioni vergognose, parole dell’allenatore, come quella contro l’Efes del diabolico Ataman che dicendo la sua, nell’italiano imparato studiando bene nelle nostre scuole, ha messo una pietra al collo sia a Messina che a Scariolo: “Virtus più forte dell’Armani, forse da prime otto, non certo da prime quattro”.

Ora sulla zattera dove Milano ha fatto salire Cabarrot e nessun regista, purtroppo, sul brigantino dove don Sergio mette alle vele, ma non sul campo dell’eurocampionato, Belinelli in attesa di rinnovo e Mannion, in attesa di una finestra FIBA con Pozzecco, c’è fermento e tormento, come del resto nella sede delle cinque che si scambiano malauguri in fondo alla classifica dove Scafati, col solito Caja da combattimento, ha raggiunto Verona, discreta ma incompleta, Napoli generosa ma non fortunata, Reggio Emilia tormentata dentro e fuori, Treviso ultimo panno caldo per l’Armani col cilicio.

Bella mischia, brutte partite e allora si capisce perché ci sia tutta questa ansia per andare a trovare Banchero sperando di tornare a casa urlando a chi in palestra consuma lavagnette e non suole, che la trojka presidenziale ha portato nel convento la  ‘firma’ del giocatore che ha detto già a tutti, cominciando dal sito FIBA, che vorrebbe giocare con la bella Italia del Poz vincitrice con la Serbia, con l’amico Mannion, il Gallinari dal tiro morbido sperando che guarisca. Spesa inutile? Ma dai, e se poi quello ci ripensa e crede più a Kerr che ai nostri ambasciatori  e si fa attrarre da un posto nella nazionale del paese dove è nato, dimenticando le origini genovesi del padre americano?

Già, ma se ci ripensa basteranno firme e promesse? Giusto andare nella tana dei lupi NBA, magari evitando di minacciare il commisioner se dovesse ridere fino alle lacrime davanti alla pretesa di rispettare le finestre FIBA, buchi nei muri di una stagione dove giocano troppo i super ricchi con squadre da 30-40 milioni di euro, 20 giocatori, ma pure quelle che hanno pochi titolari veri e nessun tempo per stare in palestra a migliorare il personale come dice il caustico Lambruschi in quello che scrive giustamente nello spazio concessogli da Enrico Campana. Certo che si gioca male, tutti alla stessa maniera,   sognando la notte dove il tiro da tre apre tutte le casseforti e si può brindare.

Qualcuno lavora, rischia, lancia anche chi non è ancora pronto, ma nella maggioranza si fa come dice Popovich, ohi uno che a San Antonio e  altrove ha fatto tanto davvero, una ricerca per rendere il basket moderno un parco dei divertimenti col tiro a segno sempre aperto, dove, state sicuri, qualcuno riuscirà a mettere nelle regole anche il tiro da 4 -5 punti ordinando agli arbitri, basta poco per convincerli, di fischiare ogni sospiro, di punire con 100 frustate e tre falli tecnici chi si butta per recuperare una palla vagante, chi è pronto a prendere e dare legnate per un rimbalzo. Basket da cicisbei con mani guantate. Uno sport che sembra piacere a tanti campioni di altre discipline, dal nuoto all’atletica, dal calcio  e persino alla pallavolo o al rugby che sui “lunghi perduti” dai cacciatori di stranieri con almeno tre tatuaggi hanno costruito belle squadre e atleti di qualità.

Festeggiando gli argonauti Caja e Banchi, che ha vinto anche la seconda con Strasburgo ora terzultimo in classifica francese, complimentandosi con Lino Lardo e la sua nazionale femminile che a Napoli ha trovato una qualificazione europea non difficile, andiamo alle pagelle.

10 A Gelsomino REPESA che sta davvero ridando a Pesaro qualcosa di più della palla di Pomodoro, riportando vicino al basket un popolo appassionato che  viaggiava tutta la notte per spareggi salvezza, che festeggiava tutta la notte sul mare nelle tavolate scudetto benedicendo Aido Fava, Scavolini e i tanti campioni che hanno fatto storia.

9 A Tomas WOLDETENSAE, il ventiquattrenne bolognese di origini eritree che ultimamente a Varese e in Nazionale sembrava aver perso la magia. A Verona è stato bravissimo.

8 A Lele MOLIN maestro zen dalla grande pazienza perché la sua Trento costretta a fatiche esagerate in Europa è andata a sbancare Venezia, che ora precede anche in classifica.

7 Al PETRUCELLI che insieme a DELLA VALLE ha ridato il sorriso a Brescia nel faticoso supplementare di Trieste dove Lagovich ha dimostrato che si può fare buon vino anche con troppi fichi secchi che poi ti lasciano assetato in partite che dovevi e potevi vincere.

6 Ad ARMANI e SEGAFREDO perché danno da lavorare a tantissima gente. Giocatori, allenatori, ma, soprattutto, medici. Un merito anche in mezzo a giornate balorde come quelle dell’eurolega e delle polemiche su RDC.

5 A SPAGNOLO, CARUSO e BORTOLANI appena tornato dalla Spagna, se non faranno di tutto per diventare più delle speranze nel futuro non soltanto di Azzurra dove aspettiamo anche Diouf. Mettano una branda in palestra e, imitando la ginnasta d’oro Raffaeli, non soffrano senza  discoteca e telefonino.

4 A DE RAFFAELE se dovesse far caso che in prima fila al Taliercio si agita troppa gente  senza memoria, se dovesse cedere allo sconforto e, da buon livornese, non ammettesse che la sua Reyer, al momento, sta facendo uno scherzo al basket che la voleva terza forza.

3 A BRINDISI abbonata alle stangate. Quella di Bologna, contro una mezza Virtus, si spiega certo meglio di quella stracciata in casa da Pesaro. Ora a Vitucci serve il veleno giusto per tornare oltre le colonne della mediocrità.

2 A Romeo SACCHETTI che sta facendo bene a Cantù, in A2, se non ricambierà gli auguri che certo gli faranno dall’America Petrucci, il suo figlio acquisito POZZECCO, in missione, con TRAINOTTI, per avere ai Mondiali il giocatore che da noi non esiste neppure come progetto.

1 Agli ARBITRI, cominciando dall’illuminato LAMONICA che li guida, se non troveranno il tempo per rivedere tutte le partite dell’ottava giornata cercando di capire cosa  hanno fischiato e punito. Troppe cose oltre al gioco e non lo diciamo per le lamentele di chi ha perso in volata, ma per questa confusione continua fra antisportivi e falli sui blocchi in movimento, per non parlare delle infrazioni trappola, tipo tre secondi e superamento della metà campo.

0 Al FUMAGALLI di EUROSPORT perché ci ha fatto scoprire che si possono fare anche belle telecronache, informando, aiutando a capire. Uno strano soggetto che con passione racconta tutto e gli consigliamo, per non farsi scoprire o invidiare, di non avere tanto entusiasmo, lasciando il tempo per godersi ogni buona informazione su giocatori e sul gioco.

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