Bagni turchi e idee indonesiane

18 Ottobre 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalle terme slovene di Lasko dove avrebbe voluto sperimentare già a settembre il benessere del bagno turco se si fosse messo in viaggio con qualcuno che aveva voglia di purificazione come l’architetto di Ozpetek. Sapevamo già allora, mentre a Capodistria cadeva l’impero ottomano di Boscia Tanjevic insieme a quello greco di Trinchieri e quello russo affidato al primo malcapitato disponibile in una terra dove, come dicevano quelli della CIA ai tempi della guerra fredda, non si va neppure di corpo senza un piano, cosa sarebbe capitato dopo l’Europeo da ottavo posto con i baffi checchè ne dica il nostro direttore.

L’Eurolega e le cosiddette “Coppe minori” ci avrebbero più o meno smascherato. Intanto partendo dai campi. L’arena di Vilnius per il capolavoro del Lyetuvos contro il Panathinaikos ai supplementari dovrebbe farci rabbrividire. La nostra squadra campione per cercare un campo adeguato ha dovuto trasferire tutto in una bellissima città dove, però, secondo la storia e l’odioso costume nazionale, non potrà mai esserci unione di amorosi sensi fra senesi e fiorentini. Anche se si mette di mezzo gente che ha costruito la sua carriera proprio cercando di dare benessere, come desiderano spesso i potenti.

Bagno turco tecnico per Siena e Milano. Vapore tossico e non purificatore anche se dalla sberla senese contro il Galatasaray nascerà forse una Mens Sana migliore se i nuovi americani capiranno il messaggio del Daniel Hackett che deve essere proprio guarito se può fare sforzi del genere mettendo il suo tendine sempre al fuoco dello stacco brutale per andare  anche dove le difese non vorrebbero.

Più brutto il bagno trovato ad Istanbul da Luca Banchi che non dovrà mai pentirsi di aver purificato il prato intorno alla squadra che voleva anche se in tanti gli avranno detto che lasciare fuori dalla porta certa gente  non regala mai fortuna. Criptato? Be’ sì. Non vogliamo essere colpiti da anatemi. Ne abbiamo già le mani piene.

Siena è debole al centro, Milano è debolissima sotto e con Kangur o Gigli non migliorerà molto. Primo esame per bocciare tutto? No, accidenti. Esistono le prove di riparazione. Per Siena quando avrà capito le luci del Pala Mandela fiorentino e la testa dei nuovi arrivati. Però l’unico obbietivo raggiungibile è la seconda fase, poi..

Per Milano bisogna aspettare che almeno sia al completo. Con la finale al Forum c’è l’obbligo di andare il più avanti possibile. Nella prima fase si possono rimediare momenti neri con squadra incompoleta, poi diventerà angoscioso come nei giorni dove l’allenamento era criptato e mascherato: molte parole, poco sudore.

Esaltarsi per le grandi prove di Hackett, Langford e Alessandro Gentile che non è, come presentato nella solita maniera ridondante dal telecronista di SKY il più giovane capitano nella storia della serie A perché lo fu invece suo padre a Caserta come gli direbbe Tanjevic che, magari,  partì da quella che era una fase Gold ma il suo cabezon lo portò capitano in A1 nel 1983 a 16 anni, suona male. Siena cerca di giocare insieme, ma ha buchi neri nello spartito. Milano la fa molto meno ed è questo che angoscia.

Visto il Cook scacciato dall’Olimpia? Visto. Forse è l’aria del Lido dove fra un anno avremo il palazzo nuovo  da raggiungere soltanto con i mezzi perché intorno non ci saranno posteggi per Vip o roba del genere. Chi ricorda Jerrells altrove sa che non può  essere questo. Ora il problema si propone da sempre, cioè da quando le figurine comprate  avevano la caratteristica di essere tutti piccoli marchesi del Grillo,  “io so’ io e voi non siete un cazzo”. Ci vuole lavoro per arrivare alla rivoluzione interna. Sacrificio senza interferenze e dichiarazioni di chi deve soltanto stare a guardare.

Nelle altre coppe era logico che Sassari avrebbe reagito. La sauna e non il bagno di Bologna deve averle fatto bene. Su Roma difficile capire, adesso che fanno confusione con questo Jones. Cantù sa rendere sacro il Pianella che non è davvero arena  da esibire in Europa, come impianto non certo come storia anche se spesso l’impianto ha condizionato molto quella storia. Per Varese siamo di nuovo alla decodificazione delle face e dei bilanci. Non puoi sempre illuderti di fare una grande banchetto se vai a rifornirti dove tutto costa meno. Questo capita, questo ve lo raccontano i cuochi che ormai ci stanno sfasciando lo stomaco oltre al resto come direbbe l’Antonellina Clerici che un tempo scalava il suo paradiso intervistando i giocatori di basket.

Nota breve per gli interisti innamorati che guardano verso l’Indonesia: il Thohir che sta arivando non riderebbe come faceva Moratti se qualcuno accennasse al basket e il coro sghignazzasse dicendo che si tratta di palla nel cesto. Lui è persino presidente della federazione al suo paese, ha quote con Filadelfia, idee per altre squadre. Speriamo faccia dell’Inter la sua polisportiva. Milano, il nostro basket che ancora rimpiange i derby di Bologna e Livorno, avrebbe bisogno di una vera alternativa all’Olimpia e questa Urania dei Cremascoli potrebbe diventare qualcosa di speciale se il nuovo padrone dello stato Bauscia oltre allo stadio pensasse anche al Palazzo dello Sport mai rinato dopo la neve di San Siro.

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