Avete un drum? (Marcelino non è da Inter)

7 Novembre 2016 di Stefano Olivari

Quello dopo Inter-Crotone è un lunedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. Se Renzi avesse attaccato la minoranza del PD in via Novara invece che alla Leopolda nessuno avrebbe smesso nemmeno per un attimo di confrontare le idee tattiche di Marcelino con quelle di Mandorlini. Se la tromba d’aria fosse stata davanti al Simply invece che a Ladispoli nessuno avrebbe interrotto l’analisi della difesa Juve senza Barzagli e Chiellini. E se la Finanza avesse sequestrato il Nails Center lì a fianco invece della casa di Corona tutte le migliori menti del luogo sarebbero comunque rimaste concentrate sulla volontarietà del tacco di Lapadula. Quanto alla dichiarazioni di Juncker sull’Italia, a nessuno importano più della firma di Pioli e non solo nel nostro bar.

Sono le due del pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo ai dipendenti della Tuboplast il solito caffè di Ping, che quel grossista ladro sostiene assomigliare al 99,9% al Volluto della Nespresso (Ping è anche nel business delle capsule compatibili, ma è un altro discorso). Fra l’altro ai bar del gruppo Tong adesso Ping fornisce anche le patatine. Sono in pratica delle simil Cipster, ma un po’ più grosse e soprattutto rancide già all’apertura. Il prezzo è comunque il migliore del mercato, la Saiwa non certo può essere competitiva con i fornitori di Ping, che ogni sera prima di andare a dormire ringrazia Clinton per avere fatto entrare la Cina nel WTO. Paolo-Wang è molto emozionato, ma non è per questo che non si è lavato le mani dopo aver cagato e prima della preparazione mattutina dei panini, usando anche una salsa rosa anni Ottanta (nel senso di scaduta negli anni Ottanta). La Algoritmic Limited Company sta per compiere, da Dublino, la sua prima operazione sul mercato che conta (un future sul light sweet crude a New York) e il trader italo-cinese ci ha messo anche diecimila euro di suo padre, prelevati direttamente dalla mattonella: quando se ne vedrà ritornare 20.000 il vecchio Wang finalmente gli farà un complimento e lo coinvolgerà di più nei suoi affari, mentre al momento ha di lui la stessa considerazione di Pietro Savastano per Genny. Zhou sarebbe capace di stare ore di fianco a Paolo senza dire una parola: adesso ha in testa di cucinare la cassoeula il 17 gennaio, il giorno della tradizione. Soffre nel vedere Milano preda di fashion blogger casertani, influencer lecchesi e buyer moldavi, con gli eredi delle vecchie industrie manifatturiere che dopo aver venduto ai cinesi organizzano convegni sul design industriale.

Lifen sabato sera ha approfittato dell’assenza di padre e nonno (avevano un incontro a Prato con i Tong locali, per trattare l’importazione di una partita di carne di cane, da spacciare poi per maiale, anatra, pollo e vitello nei ristoranti del loro network) per prendere una boccata d’aria, sia pure sotto la pioggia, in corso Sempione insieme a Samantha, Ylenia e Hadiya e tradendo quindi il Calafuria. Fra l’altro l’immobiliarista Francesco ha provato a contattare Samantha, ma il numero era quello di casa Budrieri e a rispondere è stato D.J. John con un rutto. Le quattro ragazze hanno preso l’aperitivo al Jazz, dove davanti a loro si è materializzata la figura mitica e mistica di Erminio Ottone. A Samantha, cresciuta nella sua leggenda come un po’ tutti i ragazzi di periferia che sognavano i divanetti del Casablanca, si è azzerata la salivazione: l’ex re della notte, l’unico passato indenne attraverso la Milano di Bobone e Fernanda Lessa, adesso è felicemente fidanzato e passa le serate accarezzando il suo gatto, con il plaid della Zucchi (in onore di Buffon, anche se Erminio considera Zoff superiore) sulle gambe. Però la sua importanza storica è tale che di fronte a lui le gambe tremano sempre. A rovinare la magia del momento è arrivato un gruppo di tamarri di Baranzate, con il più intelligente della situazione che ha notato Erminio e lo ha scrutato per diversi minuti (allo scoccare del decimo secondo l’Erminio di una volta sarebbe scattato con un ‘Cazzo guardi?’, ma l’Erminio di oggi è un uomo risolto e maturo), come il Rolando di Mai Dire Gol, alla fine gridando ai suoi sodali “Uei raga, guardate! C’è Musmarra!”. La dimensione etica di Erminio è tale che il suo amor proprio non è stato ferito e di lì a poco si è fiondato nel vicino Pizzanegra. Samantha però ci è rimasta male per lui, è come trovarsi di fronte a Bob Dylan e vederlo scambiato per Rovazzi. Le ragazze per tutta la sera hanno dribblato tacchinatori e venditori di vario pattume usando il marketing del senso di colpa, fra i quali l’istituzione Fonseca, fino a quando Erminio è ricomparso, accompagnato dalla sua posse, dispensando perle di saggezza. A questo punto è entrato in scena un adolescente della Milano bene, faccia pulita e bei modi, che gli si è avvicinato e gli ha chiesto: “Per favore, avete un drum?”. Prego? “Avete un drum?”. Scusa, non ho capito. “Un drum!”. Erminio non capiva e le ragazze non volevano umiliarlo spiegandogli che drum sta per tabacco sfuso e, per estensione, significa in giovanilese ‘sigaretta rollata a mano’. L’adolescente ha guardato Erminio come avrebbe guardato suo nonno e se ne è andato perplesso. L’età avanza e se ne è accorto anche l’Antropiovra, che come tutti i componenti della crew di Erminio è giovanile ma non giovane. Prima del Jazz si era accreditato per un evento Rolling Stone-Timberland che richiedeva un dress code definito testualmente ‘urban/cool’, una di quelle situazioni milanesi in cui non è mai chiaro chi paghi e dove il passaparola dello scrocco funzionava anche in era pre-Facebook. Accredito accettato, ma dopo un’ora rifiutato con la seguente mail: ‘Buonasera ci dispiace comunicarvi che il vostro accredito per l’evento di questa sera all’evento di RollingStone “The Yellow Bootleg” powered by Timberland non è valido in quanto non rientrate nel target richesto 25/35 anni come scritto sulla mail. Mi spiace spero possiate partecipare a qualche altro nostro evento. Lo Staff“. L’Antropiovra ha raccontato l’episodio alle ragazze, facendo il superiore, ma è chiaro che il passato non può tornare.

La serata si è chiusa quindi un po’ così, con una certa mestizia. Ylenia è tornata a casa pensando a Malagò, che mai frequenterebbe quel mondo superficiale e vuoto, dove tutto si basa sulle pubbliche relazioni e non sul merito. Ylenia fra l’altro ha litigato con Danny, quando il fratellastro le ha fatto notare che Malagò ha convinto Renzi a sganciare 60 milioni per l’organizzazione della Ryder Cup, oltre alle coperture già previste. Ylenia si è davvero incazzata e ha tirato addosso a Danny una decina dei suoi vecchi For Men, ma l’ormai ex culturista non se l’è presa perché tanto adesso la sua stella polare è Onida. Il ritorno a casa di Hadiya è stato più tranquillo: lo zio Hazem è sempre da quell’imam moderato di Bolzano, che vuole costruire ponti e non muri (infatti sostiene che per gli altoatesini l’adesione alla sharia dovrebbe essere facoltativa, mentre nel resto d’Italia obbligatoria), preoccupato per la deriva islamofoba dell’Italia e felice per la conversione di Janet Jackson. Dell’assassino Karl-Heinz non c’è traccia, certo è che soltanto uno come lui poteva essere appassionato ai discorsi della Christillin. Probabilmente i suoi amici dello Juve Club Sturaro lo stanno coprendo.

Max è disperato. Gli ultimi tre giorni a SuperMegaInter.com gli hanno fatto rivalutare il lavoro a Hidegkuti. Fra venerdì e oggi 763 post sul nuovo allenatore dell’Inter, in cui Max ha scritto di Pioli, Mandorlini, Zenga, Mourinho (questa copiata onestamente da Tuttosport), Zola, Guidolin, Marcelino, Hiddink, Vitor Pereira, Leonardo e di tanti altri che ha già dimenticato o vuole dimenticare. Dal licenziamento di Bolingbroke alla inspiegabile vittoria politica di Zanetti (un mistero degno di Voyager), dal casting nei vari alberghi alla contestazione soft della Curva Nord, passando per lo spavento preso contro il Crotone, non c’è una sola riga di Max degna non si dice di passare ai posteri ma nemmeno di essere letta stasera sulla tazza del cesso. Nei pochi minuti liberi Max si è informato sullo shaboo che fra poco si metterà a spacciare: una metanfetamina che dovrebbe dare energia infinita, anche sessuale. Potrebbe entrare nel giro della sua amica Luana, anche lei laureata in Scienze della Comunicazione, che la scorsa settimana ha guadagnato 2000 euro in una serata passata a infilare cazzi di gomma nel culo di un noto esponente del centro-destra (una delle menti migliori, fra l’altro). In tutto questo schifo il numero zero di Hidegkuti sembra quasi il male minore: Pier Luca crede sempre di più nel progetto e gli piacerebbe parlarne a un business angel, forse il nuovo pseudo-genero di Budrieri potrà essergli utile. Il sogno è però chiaramente quello di coinvolgere nel progetto il re italiano delle start-up, quell’Arturo Artom che agli occhi di Pier Luca vale più di Brin, Page, Zuckerberg, Cook e Bezos messi insieme. Il vegano per finta (pensa che così sia più facile avere la green card) Vincenzo ha letto un manuale americano sulla motivazione dei collaboratori e così ha per la prima volta in tanti anni fatto un complimento a Max, fra l’altro per un pezzo di Hidegkuti (‘Pino Lorenzo e i presocratici’, questo l’accattivante titolo) che non aveva scritto lui. Purtroppo Ridge Bettazzi è stato individuato come la punta del giornale che surclasserà Undici e Ultimo Uomo, così il talento di Pinarella ha mandato 400.000 caratteri sul più forte difensore della storia della Juventus. Argomento stranamente pop, che Ridge ha però trattato alla Buffa, come nemmeno Buffa ormai sa fare, inventandosi una conversazione fra Michels e Happel durante una battuta di caccia nella tenuta di Franzo Grande Stevens. Mille i nomi tirati fuori dai due santoni, da Rosetta a Scirea, ma tutti ovviamente con qualche limite tecnico e di personalità. Alla fine la scelta è da prendere fra Marco De Marchi e Massimiliano Giacobbo, ma Michels e Happel iniziano a litigare. A decidere è così un immaginario Cesare Romiti, che arriva sgommando su una Uno Turbo e sostiene che l’Avvocato stravedesse per Dimas, come stile, ma che in battaglia sarebbe andato soltanto con Alessandro Orlando. Intanto, sempre nell’immaginifico, onirico e felliniano (in un punto ci sono anche clown e nani) pezzo di Bettazzi, i quarantamila della marcia dei quarantamila inneggiano al dottor Agricola e insultano Landini. Chiusura con la solita citazione di Senad Gutierrez, rubata a un articolo del quotidiano spagnolo antifranchista Explotadores y Explotados: “Con Orlando la fascia sinistra sembrava una strada verso il cielo e la Continassa diventava una piccola Rosario. Ogni sua giocata era una denuncia contro la giunta militare e le multinazionali che sfruttavano Torino”. Intanto Salvatore da Locri è purtroppo arrivato a Milano, per accompagnare nonna Agatuzza dal professor Castellazzi Debord alla visita prevista per domani. Per fortuna si sono installati da una cugina di quindicesimo grado che abita a Rozzano, quindi è a distanza di sicurezza: dice di avere materiale per una minibiografia di B.J. Armstrong, ma che il suo Olidata è rotto e quindi potrebbe ritardare nella consegna.

A casa Budrieri tutto bene: il capofamiglia, si fa per dire, sta per andare a Gorino a controllare le condizioni del suo appartamento. Sul Corriere della Sera ha letto, per la centesima volta negli ultimi 90 giorni, che il mercato immobiliare è ripartito alla grande e gli viene il sospetto che se lo scrivono sempre forse non sia vero. Comunque conta di ricavare almeno 30.000 euro da quell’eredità che ogni anno gli costa quasi altrettanti soldi come IMU anche se probabilmente ci deve essere un errore (Berlusconi per Villa Certosa paga di meno). Fra l’altro gli è arrivato, sempre per lo stesso immobile, anche un impolverato bollettino ICI da circa 4.000 euro. Non solo: per un disguido amministrativo di Sky o per una omonimia, sicuramente, gli è stato recapitato da Sky il bollettino per il pagamento di Sky Multivision. Ma lui non ha abbonamenti a Sky e non è riuscito a farlo capire al call center, con una signora rumena che lo invitava a non disdire perché con Multivision Budrieri avrebbe anche Sky Go Plus sul suo tablet (Budrieri mai ha sentito parlare di tablet). In ogni caso tutti soldi che preferirebbe farsi rubare dalla sua zingara, se soltanto la zingara avesse scelto la libertà invece di una borghese sicurezza, con il portafoglio di Dior pieno di carte fedeltà di negozi che una volta avrebbe depredato con il finto pancione. Magari adesso è incinta davvero e fra qualche anno accompagnerà questo bambino infelice ad una scuola privata e poi a corsi di nuoto e pianoforte, invece di spezzargli una gamba e farlo mendicare ai semafori. Anche stamattina l’Erminia era dal podologo senegalese, al quale vogliono revocare lo status di profugo con una motivazione pretestuosa, emblematica della xenofobia dilagante: in Senegal non ci sono guerre da decenni. Così il furbo ingegnere (non c’è africano residente in Italia che abbia meno di due lauree) sta meditando di sposare un’italiana e lo ha confessato all’Erminia, che fra il serio e il faceto l’ha buttata lì: “Caro Yannick, se non fossi già impegnata potrei farci un pensierino!”. In quell’istante non ha potuto non pensare con odio alla signora Minghetti, felicemente vedova da 20 anni. D.J. John quando non c’è Linus evita di guardare Deejay chiama Italia, ma in un forum privato di dee jay tarantini ha letto che Linus sarebbe malato. Nemmeno il tempo di esultare che l’ex collega Nicolino, ormai ricchissimo e con la testa alla carriera della figlia Martina Chris, gli ha detto che la malattia di Linus era soltanto un problema a un tallone che gli impedisce di correre. Così D.J. John si è incupito e non ha trovato la rabbia nemmeno per sfasciare le riviste edite da Cairo e acquistate dai Budrieri: a 56 anni ha perso la voglia di lottare, gli uomini senza qualità come Linus alla fine vincono mentre i talenti come lui ed Albertino rimangono fermi. Vorrebbe riconquistare Marilena, ormai in carriera al centro Tuina, ma sente che qualcosa dentro di lui si è spento per sempre.

Mentre Lifen prende soldi in contanti dai dipendenti della Tuboplast (Cogodi ha sospeso i buoni pasto, a causa di imprecisati ‘abusi’ del passato su cui l’azienda sta indagando) ed ha abolito la cassa intesa proprio come oggetto, dipendenti che a questo punto chiederanno con fermezza un incontro chiarificatore con Tosoni, ancora a Londra con Mariella per lavoro (deve incontrare investitori russi al Connaught), Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana mentre in sottofondo il Gianni sta analizzando la situazione dell’Inter insieme alle altre cime che pendono dalle sue labbra, manco stesse parlando Vittorio Pozzo. Il pensionato ATM, che ai primi freddi si è rimesso il doppio golfino bordeaux dell’azienda, con sotto anche il dolcevita e sopra un gilet piuminato senza maniche color blu, cerca di non raccogliere le provocazioni, ma a un certo punto sente una frase del tipo “L’Inter aveva bisogno di un normalizzatore. Buona quindi la scelta di Pioli, ma non mi sarebbe dispiaciuto nemmeno Marcelino. Al suo Villarreal fare gol era difficile. Certo che Zola avrebbe avuto un profilo internazionale più alto”. Qui Budrieri non ce la fa più, al di là del fatto che né lui né gli altri del bar abbiano mai visto il Villarreal di Marcelino. Getta via la Gazzetta che titola ‘Pioli & Icardi – L’Inter riparte’ e affronta a muso duro il resto del Champions Pub. Anche se lui che visto giocare Rivolta e Ferraro non può mettersi a discutere con gente che crede che l’Inter sia stata inventata da Miangue: “Non so quale partita abbiate visto, ma fino a 6 minuti dalla fine eravamo sullo zero a zero contro una squadra che nemmeno dovrebbe giocarci, in serie A. Come con De Boer e come il futuro allenatore a segnare sono sempre Icardi e Perisic, mentre Candreva più cross fa e peggio li fa: si inserisse qualcuno, poi… Banega, poi, con quel dribbling a rientrare ha rotto i coglioni. Mi sembra il fratello scarso di Riquelme. Pioli è una scelta logica, anche se triste: tanto valeva dare una chance a Zenga, anche per pura furbizia. Mi sfugge la logica che ha portato al colloquio con Marcelino: discreto allenatore, ma mai uscito dalla Spagna. Se il problema era conoscere la serie A, cosa ne sa Marcelino più di De Boer? L’incontro con Zola poi mi ha fatto ridere: in Inghilterra è un discreto allenatore, al West Ham e nella prima stagione al Watford non ha fatto male, ma anche perché a livello medio basso gli allenatori lì sono tutti cani. Ma anche voi che leggete solo la Gazzetta dovreste sapere com’è andata con il Cagliari. Comunque quello meno da Inter di tutti era Marcelino”.

NonèdaInter (Copertina eBook)‘Non è da Inter – Alla periferia della vita’ contiene le puntate pubblicate fino al giugno 2015 ed è disponibile per Kindle di AmazoniPad-iPhone-Mac , ma anche per tutti i gli altri tipi di eReader attraverso la piattaforma di Bookrepublic. Prodotto da Indiscreto, ma giusto perché non lo abbiamo voluto dare a Mondadori e Feltrinelli, costa 4,99 euro. Il cialtronismo della cifra non è nostro, in periferia sappiamo benissimo che si tratta di 5 euro, ma dei poteri forti dell’e-commerce che pretendono che un prezzo termini in questo modo. 

Avvertenza per i nuovi lettori: Non è da Inter trae ispirazione dalla realtà, ma non è la realtà. Chi lo ritiene volgare o si ritiene offeso può semplicemente non leggerlo. 

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