Auto
Auto d’epoca, vince il Maggiolino Volkswagen
Indiscreto 23/10/2019
Quali sono le auto d’epoca più cercate? Una domanda d’attualità, nonostante l’argomento, perché le auto di oggi si assomigliano moltissimo fra di loro e il delirio di fusioni-incorporazioni al livello mondiale rende irreversibile questo fenomeno. Su Subito.it, che ci ha offerto non soldi ma almeno lo spunto per questo post, nelle ricerche del pubblico italiano vincono i marchi italiani e quelli tedeschi.
Prima la Fiat, con 500 e 127 come modelli più cercati, seconda la Volkswaken con il leggendario Maggiolino, terza l’Alfa Romeo con la sua Spider Duetto. Quarta BMW, quinta Porsche e sesto posto a sorpresa per la Ferrari, merito soprattutto della bellissima Ferrari Dino. Diciamo a sorpresa perché pensavamo che almeno per sognare la gente cercasse la Ferrari, invece evidentemente le ricerche di auto d’epoca vanno su marchi abbordabili come prezzo.
Nella classifica per modelli, e non per marchi, vince il Maggiolino, davanti alla 500 che sarebbe poi la vera icona dell’auto popolare italiana: intendiamo la 500 prodotta dal 1957 al 1975, ovviamente. Terza la Spider Duetto, quella de Il Laureato, quarta la 131 e quinta la Topolino, che la Fiat ha prodotto fino al 1955.
I prezzi? Una Fiat 500 di inizio anni Settanta, con un chilometraggio in zona 100.000 (evidentemente usata solo per andare a fare la spesa), si può comprare con 5.000 euro e se li avessimo da buttare la compreremmo anche. Mentre un Maggiolino della stessa epoca può costare anche il triplo. Ma il mercato delle auto d’epoca è stranissimo e spesso dipende soltanto dalla fretta di sbarazzarsene da parte degli eredi. Torneremo comunque sull’argomento, modello per modello.
L’appuntamento per gli appassionati non è comunque con noi, ma con Padova dove da giovedì a domenica si terrà il Salone delle auto e moto d’epoca, con oltre 5.000 auto in vendita e la speranza che le differenze fra i vari modelli possano essere di ispirazione per i designer di oggi. Che non sono peggio di quelli di ieri, ma lavorano per aziende spesso in crisi, terrorizzate dallo sbagliare un modello e che si marcano a uomo.