Basket

Aspettando Nedovic

Oscar Eleni 14/12/2018

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Oscar Eleni dalla galleria PoliArt di via Gran Sasso a Milano dopo aver visto la mostra sulle Erosioni del neo ottantenne bolognese Paolo Conti, pittore, scultore, ma, per noi, anche grande giocatore di basket con Virtus, Varese e Nazionale. Ci siamo consolati con lui, la sua arte erosiva, della peggiore settimana europea delle italiane negli sport di squadra. Sì, certo c’erano le ragazze di ferro a consolarci, Ochner nello snowboard, Wierer con la mira giusta nel biathlon, Quadarella ai Mondiali di nuoto e persino Federica Pellegrini litigiosa con quelli che non hanno valutato bene (cara Fede, i titoli sono sangue per chi li fa) il suo quarto posto nei 200 stile, il regno di una divina che al momento soffre come tutti i grandi a fine corsa o quasi.

Difficile, però, dimenticare queste giornate di gelo dove Milano ha perso tutte le certezze sulle sue due squadre di calcio, figurarsi sugli allenatori. Non soltanto Milano. Buio assoluto nel mondo dei pedatori che hanno pagine intere anche quando fanno pena o, peggio, non hanno fatto niente di rilevante salvo un gol di natica. Non sta meglio il basket che a parte Varese e Sassari deve soltanto raccogliere cocci in questa Europa crudele dove ci ridono dietro quando diciamo prima le italiane per stare al passo con chi gioca sui decimali per farci dimenticare i numeri primi, come del resto molti giocatori dalla mano tremula. Legnate per tutti, il peggio per Trento fuori dai giochi, magari riuscirà a curarsi meglio, ma anche per Brescia.

Niente da dire invece sulla sconfitta dell’Armani ad Istanbul contro il Fenerbahce del feroce saladino Obradovic che guida la corsa nel torneo più prestigioso. Resa con onore delle armi: “Non sapevamo più come prenderlo – ha detto l’uomo delle stelle, il pesce dorato di Cacak delle 9 coppe -, quel James che da solo aveva rimontato da meno 12 a meno 2”. Vero, ma la Milano alla quarta caduta consecutiva sotto le croci dell’eurolega gli ha fatto sapere che quando avrà Nedovic potrebbe anche far del male ai primi della classe che hanno sofferto davvero tanto, salvati da Lauvergne e Guduric, nella notte fremebonda di Melli, in quella da uomo verticale di Gigi Datome cambio di lusso, nella partita dove Vesely ha conosciuto la spigolosità di Tarczewski. Bene così per la Milano che fa bene a credere nei playoff europei, nella speranza di recuperarlo davvero, il terzo violino da affiancare a James e al Micov tornato professore per gli undicimila della Ulker Arena.

Il dicembre che porta doni, mai bontà, che nasconde regali e carbone e chiede straordinari per giocare quasi ogni due giorni alla Milano padrona, ci dirà una parte della verità. Qui da noi non ci sono ostacoli visibili, a meno di girare in ciabatte e con una fascia per il sonno tranquillo sugli occhi. Le cose note ci sono state ricordate sulla Gazza dal Magnificat per l’imponenza ed il potere della società che porta il nome di Armani. Pianigiani aspetta con ansia i macchinari per la crioterapia mentre i suoi avversari fanno fatica a fare allenamento con dieci uomini e pregano sempre di non dover andare a chiedere ai chi paga nuovi innesti, giannizzeri anche da poco, ma che nelle carestie ci guadagnano sempre.

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