Svegliarino

Arshavin che sogna l’Italia

Stefano Olivari 25/06/2008

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E’ sempre divertente vedere come i giocatori che si mettono in evidenza in una grande manifestazione inevitabilmente vogliano venire a giocare in Italia. Peccato che non siano più i tempi in cui il fenomeno del Brasile veniva all’Udinese ed il centravanti della nazionale olandese al Pisa, anche se gli schemi mediatici non solo italiani (dopo aver letto sul web i giornali spagnoli e inglesi, i nostri quotidiani sportivi sembrano la Gazzetta Ufficiale) hanno un loro perché: le vendite, anche se sempre meno, e l’audience, visto che qualsiasi partita viene analizzata in chiave di acquisti/cessioni ed addirittura la trasmissione Sky sugli Europei si chiama Eurocalciomercato. Perciò che Andrei Arshavin sogni l’Italia, anche l’Italia di quelle due squadre che teoricamente lo potrebbero pagare, sembra strano. Non solo perché il suo stesso allenatore nello Zenit, Advocaat, ha detto che un salto di qualità prodessionale al di là dei soldi oggi lo si può fare solo in Premier League ed in Spagna, ma anche perchè il club è da tre anni di proprietà della Gazprom, che ci ha già investito quasi 150 milioni di euro e che non si accontenta della Coppa Uefa. Immaginiamo che non si presenti in ufficio ogni mattina, ma il suo presidente risulta essere Dmitri Medvedev, fra le altre cose presidente della Russia intesa proprio come stato. Chi non riesce a prendere nemmeno Konko, si deve accontentare di Mellberg, inganna i suoi tifosi con una punta nuova al giorno, naviga a vista sapendo di essere in vendita, come può strappare ad una delle più grandi aziende del mondo (circa il 30% del gas italiano viene da lì), il giocatore più pubblicizzato del momento? Che oltretutto sta allo Zenit come Totti sta alla Roma. Questo al di là del fatto che il ventisettenne Arshavin sia stato per la nazionale russa un talento discontinuo, dopo il debutto nel 2002: utilizzato senza troppa fiducia da Gazzaev, Yartsev e Semin, fino a quando ha trovato in Hiddink uno che ha creduto ciecamente in lui al punto di convocarlo ad Euro 2008 nonostante le due giornate di squalifica ancora da scontare. E adesso vuole l’Italia, ovviamente.

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