Il controvento di Arisa

27 Febbraio 2014 di Paolo Morati

Arisa

Siamo rimasti molto soddisfatti della vittoria di Arisa all’ultimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo. Al di là del brano, Controvento, piacevole ma per noi qualitativamente inferiore a quello eliminato nella prima esibizione (il bolero Lentamente, scritto da Cristina Donà), la sua affermazione chiude sostanzialmente un cerchio apertosi nel 2009 con la vincente Sincerità per aprirne uno nuovo. Allora Arisa era stata vista un po’ come il brutto anatroccolo dell’Ariston, curiosa nell’aspetto e nel modo di parlare suscitando facili ironie, mentre la sua voce cantata si faceva al contrario notare per grazia e buona impostazione. Poi ancora un passaggio in gara tra i big e l’exploit di due anni fa con La notte.

Bellissimo brano quest’ultimo, un piccolo grande capolavoro, emozionante, secondo in classifica solo dietro a Non è l’inferno della predestinata Emma Marrone (quest’anno all’Eurofestival), interpretato con passione senza strafare, capace di sdoganarla definitivamente anche tra quella critica che fa molta fatica ad accettare nuove voci nel proprio giro preferito e fuori dai palchi eletti. Ed ecco che Arisa, dopo due anni, conquista il primo posto, contro molti pronostici con il grande favorito Francesco Renga che finisce addirittura giù dal podio più che per il televoto per ‘colpa’ della giuria di qualità.

Ma torniamo ad Arisa. Chi si è stupito della sua vittoria si era forse dimenticato proprio di quanto La notte avesse colpito il pubblico e di come ancor prima la signorina Rosalba Pippa fosse riuscita a guadagnare consensi, incrementando la sua visibilità con la partecipazione come giudice di X Factor, e certamente senza giocare la carta della simpatia. E i numeri che arrivano da YouTube confermano come non potesse avere rivali, perlomeno tra il popolo del Web. Mentre scriviamo il video ufficiale di Controvento registra oltre 3,3 milioni di visualizzazioni contro le 320.000 di Liberi o no di Raphael Gualazzi e The Bloody Beetroots e le 265.000 di Ora di Renzo Rubino. E la stessa Vivendo adesso di Francesco Renga si posiziona attorno alle 600.000. Insomma, un dominio quasi imbarazzante per una cantante già oltre la media qualitativa, e che se avrà sempre il giusto repertorio è destinata a diventare lei stessa un grande classico della musica leggera italiana. Con buona pace di chi pensa che bisogna per forza ululare, enfatizzare e rintronare le orecchie per dare un sussulto di emozione (inspiegabili a tal proposito le critiche a Giusy Ferreri, rea di aver abbassato un po’ i toni interpretativi).

Certamente Arisa ad oggi ha ancora strada da fare per riconfermarsi, ma crediamo di non sbagliarci nel dire che ha la possibilità di mantenere il successo nel tempo grazie a una personalità di cui altre nuove leve non dispongono, troppo abituate a scimmiottare il passato o i modelli che arrivano dall’estero seguendone sostanzialmente la corrente. Per un giudizio completo aspettiamo di ascoltare approfonditamente il nuovo album Se vedo te, ma i segnali che arrivano ci dicono che l’andare controvento di Arisa, in modo rigoroso e italiano, sta pagando. E se un musicista come Mauro Pagani ci ha messo già una volta lo zampino vuol dire che ne vale effettivamente la pena.

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