Antropiovra bollita
20 Maggio 2009
di Erminio Ottone
Amici e nemici della notte milanese, ricercatori del cinque alto dei calciatori oppure osservatori distaccati, dobbiamo avvertirvi che la strada verso la saggezza e la moralità si fa sempre più impervia. Si sa dove inizia, ma non si sa dove conduce perché lassù, sul traguardo, non c’è più il punto di riferimento che ci indica la via: l’Antropiovra è infatti in pericolo!
Il principe dell’etica rischia l’estinzione, vive un momento di appannamento della sua dignità, ha perso le motivazioni che lo hanno sempre spinto ad essere redentore e maestro di moralità. La colpa è di una donna, cacciatrice di cuori ma, a quanto pare, anche di Antropiovra, che come cantava la bella e brava Alice nel 1981, lo ha plagiato e gli ha preso anche la dignità! Stiamo per assistere ad uno dei momenti più tristi dell’esperienza umana su questa terra, perché si avvicina il giorno in cui, da qualche parte, in qualche ristorante chic con menu ispirato alla nouvelle cuisine, un maitre dal fare impeccabile proporrà ai suoi clienti assetati di moralità una porzione di antropiovra bollita (secondo la ricetta milanese: con cipolla di Tropea, mandorle siriane, pecorino di Pienza, radicchio trevigiano, limoni di Amalfi, rucola e topinambur). E quel giorno sapremo per certo che l’umanità avrà perso la sua guida spirituale.
Il principe dell’etica rischia l’estinzione, vive un momento di appannamento della sua dignità, ha perso le motivazioni che lo hanno sempre spinto ad essere redentore e maestro di moralità. La colpa è di una donna, cacciatrice di cuori ma, a quanto pare, anche di Antropiovra, che come cantava la bella e brava Alice nel 1981, lo ha plagiato e gli ha preso anche la dignità! Stiamo per assistere ad uno dei momenti più tristi dell’esperienza umana su questa terra, perché si avvicina il giorno in cui, da qualche parte, in qualche ristorante chic con menu ispirato alla nouvelle cuisine, un maitre dal fare impeccabile proporrà ai suoi clienti assetati di moralità una porzione di antropiovra bollita (secondo la ricetta milanese: con cipolla di Tropea, mandorle siriane, pecorino di Pienza, radicchio trevigiano, limoni di Amalfi, rucola e topinambur). E quel giorno sapremo per certo che l’umanità avrà perso la sua guida spirituale.
L’Antropiovra si vede ormai raramente nelle notti milanesi. Dice che il giovedì è la serata che, cascasse il mondo, lui dedica agli amici… Ma Erminio, che ha la grave colpa di avergli presentato la donna che lo ha rovinato, sa che le cose non stanno così: le amiche di lei, interpellate sull’argomento, confermano che il giovedì è la serata in cui LEI, da anni, si dedica alle amiche. Ne consegue che l’antropiovra subisce le scelte della sua donna e si adegua. Non è tutto. Ogni volta che l’Antropiovra dedica un giovedì agli amici, si infligge un’auto-punizione: si isola con la sua donna per 6, 10, anche 15 giorni di fila, non risponde al telefono, e se risponde rifiuta proposte di serate goliardiche dicendo di essere stanco. Lo fa con un tono pacato e serioso, quasi professionale, indice che la sua donna è lì di fianco e minaccia di arpionarlo in caso di frase sbagliata. L’Antropiovra non allunga più i suoi tentacoli sulle virgo lignae, e se si fa vedere in giro passa le serate a pomiciare con la sua donna, come un ragazzino delle medie che ha appena scoperto quanto ci si senta trasgressivi ad assaggiare il viscidume di una lingua femminile.
La scorsa settimana poi, Ottone ha capito che l’Antropiovra sta esalando gli ultimi respiri. La serata sembrava giusta, con Erminio e l’Antropiovra a vagabondare tra miserie e virtù della notte milanese a caccia di moralità, e con una promessa rassicurante: “Erminio, qualunque cosa accada, stasera non ti lascio. Se incontro la mia donna le ho già messo in chiaro che questa sera è la nostra sera: io e te, tra uomi…”. L’Antropiovra non fa in tempo a finire la parola “uomini”: la sua donna sbuca alle sue spalle, come un sinistro guardiano incaricato di dirti che la tua ora è giunta. L’Antropiovra dà per un secondo l’impressione di voler recuperare forza, dignità e moralità che le sono sempre appartenute, ma non ce la fa: torna ragazzino delle medie e abbandona Ottone. Erminio si consola perché un gruppo di amici lo aspetta con nuove amiche da conoscere. La serata prende la piega giusta, c’è un senso di solidarietà maschile, armonia, goliardia e positività che le donne colgono e ricambiano, ma di tanto in tanto Ottone butta lo sguardo più in là, dove l’Antropiovra si è isolato col suo sinistro guardiano: tra una pomiciata e una lacrima, l’Antropiovra comunica il suo senso di smarrimento e il suo bisogno di aiuto. Ecco… Quella lacrima di chi sente vicina la fine può essere un nuovo inizio. Quella lacrima ci dice che l’Antropiovra capisce il suo dramma, e che forse un giorno quel pianto diventerà forza per reagire. Quella lacrima significa “amici, oggi sto male, ma un giorno tornerò a correre con voi sulle strade imprevedibili dell’etica e della morale”. Ti aspettiamo, Antropiovra. L’isola della luce è lì per te e anche lei aspetta di ritrovarti. E il giorno in cui tornerai ti restituiremo quanto ci hai lasciato: saremo noi a riportarti sulla via di quella moralità che tu stesso ci hai insegnato! Erminio Ottone
(in esclusiva per Indiscreto)
PS: La vicenda dell’Antropiovra fa riflettere Ottone sul tema dell’amore. Anche Ottone, talvolta, è arrivato ad annichilirsi per una donna (ma mai come l’antropiovra; anzi: spesso è stato scaricato perché accusato di essere troppo legato ai suoi amici). Ma ogni volta si è rialzato con l’aiuto dell’amicizia e con la sensazione che il tempo, per gente come lui, batta lentamente, dandogli sempre una nuova possibilità di ripartire. Così, tornando da quella serata, il lettore cd dell’auto regala a Erminio l’ennesima perla casuale di saggezza, un brano di molti anni fa, forse un po’ calcato nei contenuti ma per certi versi molto azzeccato… “(…) Portami via, voglia di consumare! Lascia che sia!/ Chi non mi sa capire guardi la scia/ delle mie navi leggere/ Fammi bere al giorno che verrà/ e alle carezze passeggere… Se torno vivo non so!
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