Anima Gentile

31 Dicembre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla casertana Pezza delle Noci dove ha passato il fine anno chiaccherando con il fantasma del cavalier Maggiò. Brindisi in attesa di incontri più ravvicinati, cantando alla luna, pensando al Boscia che sverna in Trieste, pensando a questo Pollicino Sacripanti, bianco a e rosso che sembra sempre il tricolore, ai suoi meravigliosi angeli del rusco che vincono avendo in tasca una sola cosa. Passione. Gentile uno ci piace come Gentile due, ma il Mordente è sempre mordente. Lo, lo so. Fine anno, anno nuovo. Si mangia, si beve. Troppo. Poca pazienza per leggere storie di chi va alla ricerca delle vere regge nel basket avariato di oggi e si trova nelle rogge dell’ovvio dove si fa passare di tutto, dove la famosa Milano, angosciata e sotto pressione non è cambiata molto dopo le “epurazioni alla Caligola”, ha passato la settimana dopo la sconfitta interna con Varese senza sentire una voce fuori dal coro, una vera critica, una polemica. Per Inter e Milan è sempre gogna, ma alla cara Olimpia vogliono così bene che la ignorano quando va male. Torneranno tutti buoni e amici nei giorni del raccolto. Ci sarà un raccolto? Probabile perché intanto la vittoria a Biella, due supplementari accidenti, queste sono palle, in tutti i sensi, ha fatto deporre sul tavolo il pugnale che aveva avvicinato al cuore l’uomo RCS convinto che non ci sarebbe stata rimonta nella casa dei penultimi, dell’Angelico indiavolata e abbandonata dalla fede, oltre che dalla ragione. I due punti, come dice Rodomontino Gentile, sono brodo di giuggiole. Basteranno per entrare fra le 8 di coppa Italia al Forum. Certo serve la vittoria di domenica contro Cantù. Dicono che Milano, quella raccontata da don Sergio e dalle scimmie nasute, contro le grandi si ritrova, perde la sicumera borghese dei ricconi lercioni come avrebbe detto Gaber, scopre che l’altruismo aiuta. Vedremo.

Cantù libera di mente è un mamba nascosto nel prato e non è neppure così tenera a bordo ring adesso che avrà una presidente pronta alla vicepresidenza federale. Per capire Cantù guardare Siena che Luca Banchi ha rimodellato sulle crete dove impera il duca Ferdinando, ma che fa una grande fatica a mantenersi sempre sobria, legata allo spartito. Ha qualche galletto infelice, qualche presuntuoso nascosto, ha, come ha detto l’allenatore dopo la sconfitta di Venezia, qualche limite. Vedremo anche questo.

Le otto di coppa Italia? Varese, Sassari, Siena, Cantù, Roma. Sono cinque. Già. E potrebbero anche non arrivare in questo ordine perché Roma ha la possibilità di fare 20 punti e di prendere proprio Cantù e Siena. Vedremo anche questa. Le altre tre? Brindisi e Milano se Venezia non farà il colpaccio a Varese che potrebbe anche far comodo alla Cimberio magari non proprio contenta di trovare all’ottavo posto l’Emporio dei segreti. In questo caso l’ottava potrebbe essere la Reyer purificata lasciando a piedi Reggio Emilia, Caserta e, addirittura, Bologna che bruciando la vecchia al Nettuno dovrebbe farsi un esame di coscienza che comprende tutto, calcio, basket, vita in città, vita e basta. Vedremo.

Uffa. Basta con ‘sto vedremo. Fine anno a Caserta nella speranza di trovare la mozzarella dei Piccolo dei tempi in cui Tranquillo era il fuoco e non doveva stare all’abbeveratoio stellare, ma poi via verso Roma. Brindisi sotto casa Calvani. Finalmente sorridente nel ricordo delle belle cene alla tavola dei viandanti, dei perduti, dei battuti, degli esonerati, dei licenziati, dei feroci mastini che stavano ai margini. Quel Toti ha fatto tredici il giorno stesso in cui il Calvani ha raccolto da terra la schedina sgualcita dagli eventi. Bravo.

Roma per capire come potrebbe essere il nostro basket se comandassero gli Arcangeli, inteso come presidente della Stella Azzurra, non come messo alato e santo del sor Petrucci sindaco, presidente, speriamo deputato, ma non ministro, tanto per tenerselo sul trono a spicchi, rinunciando ai vicerè che ci propone il nuovo consiglio federale, un elenco da brividi e amnesie, perché fai fatica a sapere chi sono e da dove vengono molti degli eletti sicuri, in pratica non ci sarà corsa e forse si potrebbe risparmiare annunciando agli orbi che il nuovo governo già dirige e non ha bisogno di voti. Roma e la bella gioventù presentata a chi ancora crede nella ricerca dei talenti. Roma e la lezione magistrale della coppia Bianchini-Peterson. Fateli girare per l’Italia. Pagateli anche bene, ma da loro può nascere il nuovo mondo. Ci pensi l’uomo del Circeo. Delirio, splendore, a parte i passaggi noti sotto il suono delle solite campane.

Via, verso la nebbia leggendo il pensierino di fine anno dell’Arturo Kenney che fa la sua Hall of Fame New York-Milano e infila perle: Dante Gurioli e il Canaglia, ma anche l’omaggio al play. Uhm. Papo Papetti, dottore, giocatore dell’incubo per chi, come noi, da allenatore cocciuto e trinariciuto, faceva marcare a pressing il biondo da un nano generoso, ma sempre nano e non era Casalini, mangiato in pochi metri. Mauro Cerioni considerato un bel sesto che aveva tutto per essere sempre nei cinque. Mabel Bocchi. A lui è sempre piaciuta. Eligio De Rossi che definisce grande tiratore da 3 quando il tiro da 3 non c’era. Mitico. Basilio. Anima dell’Olimpia che fu, che è stata, che non c’è più. Nostalgia canaglia? Si. Poi Tullio Lauro, penna, amico, stupore, musica, grandezza, uno che mancherà per sempre come Menichelli, il Grigo, come l’avvocatone. Ultima citazione per il signor, sì, lui scrive proprio signor, Zambelli, arbitro emerito, un signore dice Big Red. Altri tempi, altri uomini.

In alto i calici per la telefonata di rimbalzo del grande Jim McGregor, padre del basket italiano con Van Zandt, per il suo novantunesimo compleanno festeggiato senza dimenticare quasi nulla, lui che ha navigato e visto davvero cose che noi umani neppure ci sognamo. Ai tapiri legaioli consiglieremmo di proporre per la coppa Italia un omaggio al grande Jim, magari regalando il libro sul Jordan dove hanno scritto in tanti, dove in tanti hanno dimenticato il vero Al. Parola di Attila Virag collaboratore del Guerin Basket.

Pagelle e padelle per Ugo, Bolgona, la Fortitudo che non avanza e perde troppo.

10 Per ARCANGELI e la Stella, quello che fanno nella Roma ritrovata da Calvani. Stupendo.

9 BIANCHINI-PETERSON la strana coppia colpisce ancora e fa innamorare la gente. Li conoscessero come noi quando sono in sala trucco magari sarebbero meno entusiasti, ma una coppia del genere la sogni per sempre.

8 Vai SACRIPANTI dal pantalone sdrucito, con occhi di brace per quei suoi leoni da sbarco con maglia Juve Caserta.

7 Vai CALVANI principe ottimo che hai trovato il fiume e la nuova fede. Bastava credere nelle cose, senza dare retta ai fanfaroni pariolini che tanto hanno amareggiato fior di professionisti dediti alla causa, non con la leggerezza e la fede calvaniana, ma con passione come la sua.

6 Vai MAZZON per aver purificato la terra reyerina prima del tramonto, fatto fuori i lavativi, trovato giocatori che hanno dentro qualcosa. Elogio delle imperfezioni, ma questi graffiano e attenti al finale se li lasceranno stare.

5 Alla LISTA degli elegendi nel nuovo consiglio federale. Ci portano al gelo, sentiamo freddo, ma forse siamo soltanto metereopatici rompiballe che non si fidano di nessuno. Soprattutto dei troppi militi ignoti.

4 Alla BOLOGNA che non trova una strada per aiutare tre grandi mondi del suo sport moderno. Vedere la Virtus ridotta al lumicino, orogliosa, ma fragile, troppo, vedere la Simil Effe ripetere il viaggio nella crisi dell-anno scorso, scoprire che non ci sono sponsor, fa un male cane. Ricreate il tavolo inventato da Porelli nei giorni della gramigna e della quasi retrocessione.

3 A BARGNANI e WILLIAMS che hanno liberato le loro squadre dalla strana tensione. A Toronto, diceva il mago, giocavano malissimo, ma, infortunato lui, ecco la serie di vittorie. Non sembra un caso. Il nerone della Reyer batteva la fiacca, faceva il fenomeno, fuori lui , tornato lo spirito Reyer. Non sono casi. Sono veri test per chi non ha testa.

2 LEGA FEMMINILE alla cassa integrazione, serie A ridotta a 10 squadre. Una micragna, una cosa che va oltre la crisi, servirebbe coraggio, forza delle idee non il lacrimatoio dei Tigellino che pagavano stranieri una fortuna.

1 Per AVELLINO che ha cambiato allenatore ma non riesce a cambiare se stessa. Sono guai quando la gente sbaglia per invidia.

0 Alla PESARO ingarbugliata che si dibatte come una sogliola sul fondo della barca. Penare per la Scavo non vuol dire augurare agli altri di retrocedere, ma, accidenti, farsela rubare diventa esercizio maso crudo.

Oscar Eleni, lunedì 31 dicembre 2012

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