Attualità
Andare al cimitero nel 2022
Stefano Olivari 02/11/2022
Il 2 novembre è in tutto il mondo cristiano il giorno dei morti, o per meglio dire quello della commemorazione dei defunti. La maggior parte delle persone che vanno al cimitero una volta all’anno, per mettere un fiore sulla tomba di un parente o di un amico, ci va proprio il 2 novembre. Alcuni di questi forzati ci vanno qualche giorno prima, “Per non trovare coda”, come se andare al cimitero fosse un obbligo sociale o rispondesse ad un senso di colpa. Altri ci vanno seguendo l’ispirazione e i propri bisogni, certo non quelli del morto che di bisogni non ne ha più. La domanda è quindi scontata: perché nel 2022 andare ancora al cimitero?
Le persone a cui abbiamo voluto bene vivono dentro di noi ogni giorno, ci vengono in mente nei momenti più impensati, e vivranno nelle persone a cui trasmetteremo qualcosa. Ci chiediamo quindi quale sia il senso di andare in posti tetri e fuori mano, pieni di sculture orribili e di esibizioni di ricchezza anche post mortem, per dare una rapida pulita a una lapide e mettere un triste lumino. Non parliamo per sentito dire, perché di cimiteri come incolpevoli bambini-accompagnatori ne abbiamo visti tanti e anche da adulti ci siamo a volte piegati piegati a queste logiche colpevolizzanti (“Ma come, la tomba del papà sarà in disordine…“) senza essere colpevoli, con viaggi a Bruzzano e faccia al tempo stesso sincera e di circostanza. Adesso non più, ma è facile sentirsi liberi quando sta arrivando l’ultimo chilometro: è prima che bisogna vivere.
Non vogliamo dire niente, nemmeno fra le righe, le nostre opinioni forti sono più contro il corrotto sistema cimiteriale (ci dispiace per i figli dei marmisti, ma il cambio di mestiere dei loro genitori non ci turberebbe) che contro una commemorazione formale di persone che non avremmo bisogno di commemorare, da tanto che le abbiamo dentro. A volte però, senza obblighi, troviamo un senso nell’andare ad onorare una tomba da soli, senza accompagnare o essere accompagnati, soltanto per pensare. Anche alle vite di tanti sconosciuti, che ricostruiamo soltanto in base alle foto e alle date di nascita: quante speranze, quanto dolore. Sui genitori sopravvissuti ai loro figli crolliamo sempre, al cimitero di Rho di fianco al colombaro dei nostri nonni c’è la tomba di un dodicenne, foto con maglia da calcio e campetto costruito in stile subbuteo. Forse il senso del cimitero è ricordarci in modo fisico una cosa che dovrebbe essere ovvia, cioè non buttare via il tempo.
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