Le amicizie di Malagò

6 Maggio 2014 di Stefano Olivari

Il presidente del Coni Giovanni Malagò, di solito attento all’immagine più che a tutto il resto, è uscito malissimo da una memorabile puntata di Report la cui visione integrale consigliamo a questo link. Lanciata la settimana scorsa come un’inchiesta sugli sprechi delle società sportive militari, in realtà questa parte si è ridotta al caso Apostolico di cui avevamo scritto qualche mese fa mentre è stata quella sul mondo CONI ad essere triste per ogni sportivo italiano: ricordiamo che al CONI, adesso che è di fatto morto il Totocalcio, lo Stato riserva 411 milioni di euro l’anno senza entrare nel merito di come vengano spesi. Dallo scandalo delle omologazioni dei campi di erba sintetica, ben noto a tanti dirigenti-eroi che lavorano gratuitamente per l’attività di base, che ha dato la dimensione della gestione della LND di Tavecchio, alle porcherie assortite di tante altre federazioni dove la principale ‘mission’ non è lavorare per medaglie olimpiche ma totalizzare gettoni di presenza, stipendi mascherati da rimborsi spese e indennità varie (di culto l’intervista al presidente dell’Aeroclub), gli spunti e i personaggi interessanti non sono mancati. Il più alto in grado era ovviamente un Malagò mai visto così spento, passato dalla solita baldanza da Aniene all’imbarazzo del classico assessore di provincia intervistato dagli inviati della Gabanelli (in questo caso Stefania Rimini). Il successore di Petrucci, messo di fronte alla gestione di molti dei presidenti che lo hanno votato, ha tenuto a far sapere che:

1) Essere amico di Gianni Letta è una cosa importante della sua vita.
2) Al Circolo Canottiere Aniene ci sono anche soci che non contano niente.
3) I contatti sono fondamentali.
4) Le rivoluzioni rischiano di essere pericolose e controproducenti.
E i 411 milioni l’anno del contribuente? 150 vengono distribuiti alle varie (45) federazioni, che li reimpiegano più o meno bene. Briciole, intorno ai 15 milioni, vengono date agli enti di promozione sportiva (la Uisp della situazione). Ne rimangono circa 250, che evidentemente servono al CONI per il CONI stesso: dipendentificio senza un vero perché. Chissà se i tanti amici di Malagò, visto che per i Malagò di questo mondo tutti sono ‘amici’, saprebbero spiegare il perché dell’esistenza del CONI. Mai messa in discussione da alcun partito politico, visto che tutti hanno bisogno di un parcheggio per trombati alle elezioni, falliti o figli deficienti. Poi c’è ovviamente anche chi lavora bene, ma con un decimo dei dipendenti il prodotto non cambierebbe.

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